capitolo 19.

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In fondo, perché le sue parole dovrebbero toccarmi?Me l'ha già ripetute due volte queste parole, una terza non fa differenza anzi, dimostra il fatto di come io debba stare ancora più a distanza da lui

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In fondo, perché le sue parole dovrebbero toccarmi?
Me l'ha già ripetute due volte queste parole, una terza non fa differenza anzi, dimostra il fatto di come io debba stare ancora più a distanza da lui.
Chi ti fa soffrire una volta non smette di farlo così di punto in bianco, lo farà sempre e io, di soffrire, proprio non ne ho voglia.

Ed è proprio per questo motivo che non scappo a gambe levate da quella confessione ma alzo il capo e cammino a passo deciso verso il lavandino, il che mi metterà allo scoperto. Ma non mi interessa. 

Il ticchetto dei miei tacchi rimbomba tra le pareti di marmo bianco del bagno e il rumore attira l'attenzione di Sebastian e Lindsay. Lui è intrappolato al muro mentre lei, come una gatta in calore è buttata addosso a lui; le sue unghie grattano sulla sua camicia della divisa e quando si accorge della mia presenza alza gli occhi al cielo scocciata. 

«Potete continuare a parlare di me, fate finta che io non sia qui.» snocciolo sbrigativa e impassibile mentre estraggo dalla borsetta il mio rossetto. Il piano era sciacquarmi la faccia ma non posso farlo davanti a loro, altrimenti il mio trucco si rovinerebbe e non vorrei passare altro tempo qui a sistemarlo.

Estraggo il necessario dalla mia borsa e inizio ad applicarmi per sopra il rossetto mentre sento lo sguardo del mio ex migliore amico pungolarmi la schiena. 

«Purtroppo, è impossibile fingere di non vederti, il tuo tanfo da ragazza viziata e superficiale» si, ripete le stesse parole di Sebastian «si sente a chilometri di distanza. A proposito, adesso possiamo aggiungerci cornuta alla lista di ciò che ti identifica. Riesci a passare sotto le porte?» cerca di colpirmi con le parole mentre si arrotola una ciocca dei suoi capelli scuri e corti tra le dita, ma ciò che dice non mi tocca per nulla.
Ho imparato che le stronzette come lei sono solo del marciume che deve essere estirpato e non mi dispiacerebbe farlo da me.

«Sono felice che tu abbia così tanta considerazione di me da avere una lista su ciò che mi caratterizza. Ne sono lusingata Lindy e si, io sotto le porte ci passo ancora ma vogliamo vedere se faranno allenare te nella squadra di cheerleader dopo che ti vedranno con un occhio nero?» domando retorica con un sorriso falso stampato in volto. 

Fino a questo momento stavo osservando la sua figura dal riflesso dello specchio ma adesso, dopo aver riposto il rossetto nella borsa, mi volto completamente verso di lei.

«Non me ne starò ferma solo perché hai potere in questa cazzo di scuola Marisol, ti rimetterò subito al tuo posto.» fa la sbruffona e io alzo gli occhi al cielo annuendo «fai tu la prima mossa, Lindy. Sono curiosa di sapere cosa sei in grado di fare.» e anche se vorrebbe rispondere alla mia provocazione con i fatti –oh, eccome se lo vorrebbe, vedo la sua brama fino a qui- un corpo tonico e muscoloso si frappone tra noi due interrompendo il nostro contatto visivo. Sebastian lo sa che la prima ad attaccare ha sempre torto.

«Voi due non farete un bel niente.» ci intima Sebastian con lo sguardo puntato dritto nel mio. Inarco un sopracciglio e ghigno «io non prendo ordini da te.» sputo acida, cercando di scostarlo ma invano. Anche se è 'solo' 20 centimetri più alto di me è più largo il triplo dato i muscoli nati dall'allenamento e io, praticando divano a livello agonistico, non riuscirei a spostarlo neanche se mi ci mettessi davvero di impegno.

quindici minuti dopo la mezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora