capitolo 11.

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Se fossi in un cartone animato in questo momento la mia mascella sarebbe spalancata e toccherebbe terra

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Se fossi in un cartone animato in questo momento la mia mascella sarebbe spalancata e toccherebbe terra. 

Paul Miller, il ragazzo che adesso dovrebbe stare sia con Josh e sia con Betty –e già la situazione è strana così- è, invece, di fronte a me con una polo blu navy e un jeans nero. Ovviamente, la sua presenza qui conferma tutti i sospetti nati negli ultimi giorni ma soprattutto nelle ultime 24 ore.

«È tuo?» mi sventola il braccialetto davanti agli occhi quando nota che sono rimasta ferma a fissarlo senza dare cenno di vita. Annuisco lentamente, ancora frastornata da questa scoperta, e con occhi vitrei riprendo il mio braccialetto Tiffany. Né grazie, né altro. La mia voce è incastrata nel mio corpo e non riesce a fuoriuscire, perché un conto è sospettare una cosa, l'altro è avere le prove del tradimento sotto gli occhi. 

Mi viene ancora una volta il dubbio che la mia mente possa avermi giocato un brutto scherzo ma no. I segni di gelosia sul corpo di Josh sono una prova schiacciante della verità, insieme alla patetica sceneggiata di oggi. Se ci aggiungiamo anche le parole di Sophie di poco prima e la presenza di Paul davanti a me ho un quadro completo della situazione di merda in cui mi trovo.

«Bene. Io adesso vado, ma è stato piacevole scambiare quattro chiacchere con te.» con un sorriso tirato e uno sguardo preoccupato del fatto che io possa essere pazza, Paul si allontana da me guardandosi dietro di tanto in tanto. Non lo biasimo, in questo momento se potessi vedermi dall'esterno sarei sicura di vedere una me in procinto di esplodere, con i capelli rizzati e un tic all'occhio. Una squinternata di prima categoria per farla breve.

Ad un tratto, però, quando mi riprendo e capisco che la situazione è più grave di quello che pensavo, mi desto dal mio stato di trance e raggiungo Paul. Oltre al fatto che ho bisogno di spiegazioni necessito anche che lui non dica a Josh che mi ha vista qui. Di certo non farò la pazza psicopatica davanti al mio ragazzo stasera dato che non sono la tipa che dà in escandescenza dopo essere stata pugnalata alle spalle anzi, mi avvicino ancora di più alla persona per ferirla quando meno se lo aspetta. 

«Paul, senti» lo afferro per un braccio per fermarlo quando, un ragazzo più basso di lui arriva da noi con due cocktail in mano, e interrompe la nostra conversazione con fare ironico ma al contempo tagliente «è fantastico come io non ti possa lasciare solo per un secondo che subito vieni circondato da ragazzi e ragazze, amore.» il ragazzo sottolinea la parola 'amore' con troppa enfasi e, in questo momento mi si gela completamente il sangue.

«Ethan.» stringe i denti, visibilmente in imbarazzo il sosia di Gabriel Guevara.

«State insieme?» la mia domanda scivola dalle mie labbra senza contegno mentre mi intrometto nel gioco di sguardi che i due si stanno lanciando.

«Si, quindi sloggia.» ridacchio a quel segno di gelosia del ricciolino, che scopro chiamarsi Ethan, e Paul in tutta risposta alza gli occhi al cielo. A quanto pare queste scenette devono essere quotidianità per loro «lei è la ragazza del capitano della mia squadra di lacrosse, non ci stava provando con me. Le ho solo restituito il braccialetto che le era caduto.» e indica con un cenno della testa la mia mano che stringe ancora il mio braccialetto. Apro quest'ultima per dare manforte al giocatore di lacrosse –lo faccio soprattutto perché ho necessità del suo aiuto- e mostrare la veridicità delle sue parole. Manca solo che si lascino anche loro stasera.

quindici minuti dopo la mezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora