capitolo 24.

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Il percorso al contrario, dall'infermeria all'uscita, lo facciamo in silenzio

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Il percorso al contrario, dall'infermeria all'uscita, lo facciamo in silenzio. Io e Sebastian camminiamo uno accanto all'altro ma nessuno dei due proferisce parola. L'unica cosa che fa, e che mi fa capire che non è un automa che cammina senza meta, è trascinarmi accanto a lui quando qualche ragazzo troppo ubriaco o troppo fatto si avvicina a me.
E, mentre io mantengo questo silenzio perché sono ancora irrequieta da ciò che ho visto, lui non proferisce parola perché ha capito che non gli credo. Mi conosce troppo bene e purtroppo il comportamento che assumevo quando da bambina captavo le bugie non è cambiato e perciò fare due più due non è stato così complesso.

Tendo a chiudermi a riccio ed è esattamente ciò che sto facendo in questo momento sotto il suo sguardo vigile che, in silenzio, scruta ogni mia mossa. E mi sento completamente a pezzi in questo momento perché mentre il mio corpo trema perché vuole sentire ancora il tocco di Sebastian, la mia mente sta già processando gli scenari peggiori. Perché mi sta mentendo? Magari per non spaventarmi, e a questo ci avevo pensato, però è Halloween nonché la festa dell'orrore. Se fosse stata una semplice persona travestita a farci un pessimo scherzo sicuramente avrebbe fatto una battuta o avrebbe messo in mostra il suo ego. Di certo non avrebbe reagito in quel modo diventando cupo da un momento all'altro.

Forse sul serio mi sto facendo paranoie inutili su qualcosa che non esiste, ma allora perché Sebastian sembra essere pronto a spaccare la faccia qualcuno?

Quando finalmente vedo un paio di lampioni illuminare uno squarcio di strada, un sospiro fuoriesce dal mio corpo facendomi rendere conto che per tutto il tempo, nella strada del ritorno, avevo trattenuto il respiro. Fuori dall'edificio scolastico non c'è quasi più nessuno e, voltando il capo a destra e sinistra, noto che anche Leen e Sophie non ci sono; sicuramente saranno ancora dentro a giocare a nascondino. Per quanto possa volerle bene, adesso mi sento così scossa che l'unica cosa che vorrei fare è togliermi questo abito e infilarmi il mio bel pigiama in modo da andare a dormire. È stata una giornata così intensa che in realtà non so neanche se riuscirei a chiudere occhio.

Poiché non voglio guastare a nessuna delle mie due amiche l'umore scrivo loro un messaggio dicendo che sto per tornare a casa e dopodiché apro l'icona della mia applicazione preferita: quella di Uber. Cerco un taxi nelle vicinanze quando la voce di Sebastian, che è più impostata e meno sciolta del solito mi fa alzare il capo.

«Ti accompagno io.» sento il tintinnare delle chiavi della sua macchina e un 'bip' risuonare vicino a noi. Fa qualche passo in avanti e quando nota che io non mi sono mossa neanche di un millimetro si gira verso di me con uno sguardo affranto. Sembra stia portando il peso del mondo sulle spalle e mi domando se in realtà il suo malumore non sia dovuto al pentimento di aver fatto quelle cose con me. Sì, Sebastian ha sempre fatto battute nei miei confronti ed è sempre stato sfacciato, tuttavia magari anche lui proprio come Josh ha capito che qualcosa in me non va.

«Posso chiamare un Uber e tornare a casa con lui.» replico piatta lanciando uno sguardo veloce allo schermo del telefono. Prossimo Uber disponibile tra 47 minuti, cazzo.

quindici minuti dopo la mezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora