Aprii gli occhi alle cinque e ventuno in punto.
Non avevo bisogno di una sveglia, perché tutto ciò di cui necessitavo era ascoltare con il mio cuore il richiamo di quell'evento.
L'aurora si faceva spazio nel cielo plumbeo, distruggendo con i suoi raggi l'oscurità della notte appena trascorsa.
Tuttavia, pur avendo assistito a quel momento in tante occasioni, c'era qualcosa in quel mio modo di guardare all'esterno che mi stupii, lasciandomi attonita e senza parole.
Avevo osservato l'alba sempre dalla stessa cornice, senza mai guardarla da un'angolazione diversa o da una prospettiva che non fosse quella che offriva il mio minuscolo letto infantile.
Monet, tra il 1892 e il 1894, aveva dipinto trenta versioni differenti della stessa veduta della facciata della Cattedrale di Rouen. Io, esattamente come lui, pur non avendo tradotto su tela le impressioni catturate dalle mie iridi, avevo passato lo stesso numero di mesi a fare la stessa cosa con quella porzione di natura sconfinata con la quale la mia finestra mi metteva in contatto diretto.
Tuttavia, a Providence, mi ero ritrovata davanti ad un'alba differente.
Un sole nascente ancor più aranciato di quanto non lo fosse quello riprodotto dal celebre pittore francese in una delle sue opere più emblematiche, Impressione, sole nascente, mi lasciò senza fiato. Era tutto diverso, tutto così estremamente nuovo, che quasi tremai al pensiero che da quel giorno in poi nulla sarebbe stato più lo stesso.
Le mie palpebre si fecero sempre più pesanti, man mano che il cielo si faceva più chiaro. Alla fine, in concomitanza con l'inizio vero e proprio del giorno, caddi in un sonno profondo.
Sognai momenti felici perduti per sempre. Fui di nuovo la Dawn che ero stata in passato e mi mancò tremendamente non essere più lei.
Mi risvegliai nuovamente all'orario giusto, quello in cui effettivamente avrei dovuto alzarmi per recarmi all'università.
Acconciai i capelli come avrebbe fatto "la ragazza della porta accanto", colei che avrei dovuto impersonare da lì in poi. Mi vestii come chi non aveva alcuna cura di se stessa e del proprio corpo, celando agli sguardi i miei punti di forza e mettendo in risalto ogni parte di me che potesse mettermi in imbarazzo. Diedi il peggio nel rendermi ridicola, perché era esattamente ciò che avrei dovuto suscitare in quanti quel giorno mi avrebbero incontrata. Infatti, soltanto così, quando finalmente avrei scelto di tornare a essere me stessa, o almeno ciò che di me restava, coloro che volevo conquistare si sarebbero stupiti di vedermi così diversa.
Tirai fuori dal frigo bar la siringa che Selene mi aveva donato. Era importante che io mi liberassi, il prima possibile, di un indizio sulla mia identità così palese come poteva essere quell'oggetto. In fondo ero certa che non sarei più tornata in quella camera di motel, pertanto non avrei avuto la possibilità di refrigerare ciò che conteneva il suo fusto cilindrico per salvaguardarne a lungo la qualità.
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Nameless
RomanceNessuno ha idea di chi sia Vega: tutto ciò che gli altri sanno di lui è che ha scelto di legare la sua vita a quella di una stella. Dawn, allo stesso modo, ha eliso una parte del suo nome pur di non rivelare la sua identità. I loro mondi, fatti di o...