Arrivai al South in compagnia delle quattro persone più attese.
Da quanto ero riuscita a desumere dai miei pochi giorni di permanenza a Providence, tutta la Brown era ai loro piedi. Non c'era divertimento finché inverno, autunno, primavera ed estate non facevano il loro ingresso.
Molti furono gli sguardi stupiti che si posarono su di me, non appena varcai le soglie del locale accanto a loro. Non doveva essere molto frequente vederli in compagnia di altri.
Wes e Hailey mi aspettavano non lontano dall'ingresso, perciò, come da accordi, salutai i miei accompagnatori e mi diressi verso di loro.
«Addirittura...», ironizzò lui, riferendosi alla mia presenza insieme al gruppo.
«Cosa si fa a queste fantomatiche feste universitarie?», lo ignorai, ponendo effettivamente un quesito giusto. Nessuno di noi era mai stato in un contesto simile, per tutti e tre si trattava della prima serata universitaria a Providence.
O almeno, lo era sicuramente a tutti gli effetti per me e per Ley.
Non sapevo, infatti, quante volte e in che occasioni Wes avesse vissuto esperienze di quel tipo. Del resto, da quanto avevo capito, il South e molti altri locali della città erano in mano a Vega; perciò, per quanto si fosse trovato a visitare più volte Providence in compagnia del fratello, sicuramente in quel locale specifico due McKenzie non sarebbero stati proprio ben accetti.
«Si balla, ci si ubriaca e... Dawn hai fumato senza di me?», Hailey incrociò le braccia al petto, fingendosi offesa dal mio affronto.
«Ho pensato anche a voi», aprii la mia borsetta a spalla, mostrando loro una piccola bustina. Avrei voluto pagare per quell'erba, ma Cece mi aveva impedito in ogni modo di versare anche solo un centesimo.
«Di bene in meglio», Wes alzò gli occhi al cielo.
«Smettila di essere così pesante», gli diedi una pacca sul pettorale sinistro.
Non sembrò scalfito minimamente dal mio colpo.
«Pensa a divertirti, anzi... smetti di pensare», gli presi la mano e lo spinsi verso la pista da ballo, seguita da Hailey.
Ballammo tutti e tre insieme, e a occhi chiusi quasi mi parve di essere in un altro mondo. In un universo in cui io non stavo più mentendo, non avevo una giustizia privata da compiere, né tanto meno ero costretta a nascondere tutti i miei segreti persino alle persone che in teoria avrebbero dovuto volermi più bene. Ero semplicemente io, Dawn Bennett, o forse persino quella versione di me stessa che da tanto tempo avevo accantonato.
Due gin tonic più tardi, ero ritornata quella di sempre.
Cercai di tenere imbavagliata la lingua, pensando almeno per dieci secondi prima di aprire la bocca. E tutto sembrava svolgersi nel migliore dei modi.
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Nameless
Storie d'amoreNessuno ha idea di chi sia Vega: tutto ciò che gli altri sanno di lui è che ha scelto di legare la sua vita a quella di una stella. Dawn, allo stesso modo, ha eliso una parte del suo nome pur di non rivelare la sua identità. I loro mondi, fatti di o...