Capitolo 13 - Stratega

35 7 1
                                    

Vega aveva una coscienza

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Vega aveva una coscienza.

Per due anni avevo creduto che non ne possedesse una.

Tutte le notizie che avevo appreso nei giorni precedenti mi stavano destabilizzando.

Tanto che avevo iniziato a chiedermi ossessivamente se quella che io e Roy avevamo costruito nel corso degli anni fosse la verità o semplicemente una menzogna mascherata da tale.

Non avevo mai pensato al fatto che non tutto ciò di cui mi ero convinta fosse vero, ma ora che, tassello dopo tassello, stavo mettendo insieme un quadro generale completamente diverso da ciò che mi aspettavo, non potevo non sentirmi sconvolta.

Nella distinzione tra angeli e demoni ero sempre stata certa da che parte dovesse stare l'uno e da che parte l'altro, eppure, giorno dopo giorno, avevo iniziato a scoprire che tra il bianco e il nero c'erano infinite sfumature di colore.

Forse Vega non era il nero assoluto, e forse io non ero il bianco brillante che credevo di essere.

Eppure, per quanto lui stesse facendo vacillare ogni mia certezza, l'epilogo delle vicende che in passato avevano fatto congiungere le nostre vite restava lo stesso. Forse i presupposti erano diversi, ma il risultato non sarebbe mai cambiato, per quanto io avessi continuato a sperarci.

Perciò, ero seduta al tavolo di un fast-food con quattro delle persone a cui avevo imputato il dolore più grande della mia esistenza. E per quel motivo, perché la mia vita anni prima si era interrotta, il mio desiderio di scoprire di più e di capire cosa fosse accaduto diventava sempre più forte.

«Dawnie com'è andata la mattinata?», Cece appoggiò una mano gelida sul dorso della mia. Il freddo improvviso mi destò dai miei pensieri.

«Ho consegnato il primo racconto breve per il corso di scrittura creativa», diedi un sorso alla sua coca, beccandomi un'occhiataccia.

«E di cosa parla?», King si intromise, portando in modo scomposto una patatina alla bocca.

«Il tema era libero. Ho scritto di un mondo al rovescio, dove tutto è il contrario di tutto, e in un cielo notturno può splendere un sole abbagliante e, viceversa, la luce delle stelle si vede appena nell'azzurro del mattino.»

Quanto era incredibile per me poter dire loro la verità.

Avevo davvero scritto ciò di cui parlavo, ma soprattutto l'avevo fatto perché le parole di Vega non avevano cessato di risuonarmi nella mente.

«Originale», constatò proprio lui, coprendosi con il palmo un'espressione fin troppo soddisfatta.

«Traggo spunto da quello che ho intorno...», lo ringraziai molto velatamente per avermi concesso una grande ispirazione.

«Mi piacerebbe leggere ciò che scrivi, adorerei se tu parlassi di me», Cece sussultò, facendo ondeggiare i suoi seni sul mio avambraccio. Era così tremendamente appiccicosa che ormai ero abituata a sentire i suoi capezzoli su ogni parte del mio corpo, in ogni istante della giornata.

NamelessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora