Capitolo 3 - Insinuarsi

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Giunsi nel luogo prestabilito per l'incontro, un'ora prima rispetto a quando noi avessimo concordato

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Giunsi nel luogo prestabilito per l'incontro, un'ora prima rispetto a quando noi avessimo concordato. 

Ci provavo a non farmi prendere dall'ansia, a non anticipare ogni mossa, ma era più forte di me. Avevo atteso pazientemente che quel giorno arrivasse, ma non appena la mia permanenza alla Brown si era concretizzata, avevo smesso di temporeggiare e mi ero ritrovata a voler concludere quella missione nel minor tempo possibile. Ero consapevole del fatto che la mia impresa necessitasse di molto tempo, eppure non riuscivo a calmarmi.

Rimasi per sessanta minuti incollata al sedile anteriore di quell'auto il cui profumo rischiò di darmi alla testa. Sapeva di Al e di sogni infranti. E quel dannato odore era troppo per le mie narici.

Mi morsicai il labbro inferiore, fino a mangiucchiarne un numero incalcolabile di pellicine. Pensai che presto sarei rimasta senza bocca se avessi continuato ad accanirmici in quel modo.

Non appena sul display, posizionato sul cruscotto, scoccarono le diciassette, decisi che era giunto il momento di bussare a quella dannata porta.

Mi costrinsi a suonare al citofono, malgrado io conoscessi perfettamente piano e ubicazione precisa dell'appartamento.

Attesi qualche secondo che una voce mi interrogasse sulla mia identità, ma quando la porta si aprì con un rumore sordo, mi resi conto che non avrei dovuto annunciarmi a nessuno.

Salii al terzo piano e aspettai davanti all'ingresso che qualcuno si palesasse.

Malgrado avessi vissuto più volte nella mia mente quell'istante, rimasi completamente sorpresa dal ritrovarmi davanti una persona diversa da quella che credevo.

Il fidanzato di Cece era completamente nudo, con il solo pene nascosto dalla presenza di un cuscino, se ne stava lì dietro l'uscio a guardarmi con gli occhi di chi stesse scoprendo persino i segreti che avevo nascosto a me stessa.

Non parlò, continuò a fissarmi.

Almeno fino a quando non fui io a interrompere quel momento.

«Ciao, sono Dawn... sono qui per vedere l'appartamento.» La voce mi tremò. La sua stazza era così imponente da vicino, e io mi sentivo così piccola davanti a lui.

«Boobs», si voltò, mostrandomi senza vergogna il sedere. La chiamò un paio di volte, prima che lei si palesasse alle sue spalle.

«Hey!», mi salutò entusiasta, mostrandosi quasi totalmente nuda.

«Abbiamo perso la cognizione del tempo», si scusò, sorridendo.

«Tranquilla... se volete posso tornare in un altro momento», mentii.

Non avevo più un posto dove andare, né tanto meno avevo intenzione di ritardare l'inizio della nostra convivenza.

«Non è affatto un problema, anzi... probabilmente ci vedrai così un milione di altre volte, se verrai ad abitare qui... è meglio iniziare da subito!», rise, appoggiando una mano allo stipite della porta, mentre l'altra era occupata a sostenere attorno al corpo un asciugamano per il viso.

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