Capitolo 20 - Luce e oscurità

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Mac mi aveva avvertita, ma io non gli avevo dato ascolto

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Mac mi aveva avvertita, ma io non gli avevo dato ascolto.

La sua roba era davvero forte quanto diceva.

Il mondo ruotava e io restavo ferma.

Quando una volta uscita da quel bagno avevo iniziato a percepire i primi effetti della marijuana, Wes si era risentito molto per il comportamento del fratello. Tanto che i due, in privato, in una delle loro camere, avevano finito per litigare. Il risultato era stato che il mio amico aveva declinato il mio invito a raggiungere il falò all'East River Bay, pur di non essere costretto a vedere Mac nel pieno del suo lavoro.

Fortunatamente Ley, senza aver fumato nulla, era più su di giri di quanto non fossi io.

Perciò, con i vestiti indossati la mattina per andare ai corsi universitari, il trucco sbavato e i noodles ancora sullo stomaco, decidemmo di andarci da sole.

Per quanto mi sentissi oppressa, con le mani tremanti e le pupille fin troppo dilatate, la droga mi stava aiutando a non pensare a ciò che avevo fatto la sera precedente, o almeno era ciò che pensavo. Mac sapeva che avevo volutamente dato le spalle a Sal. Era consapevole che la mia decisione di allontanarmi da quel tavolo era stata frutto di una mia scelta, studiata in ogni minimo dettaglio. Peccato che, per quanto mi sforzassi di punire le Stagioni, per quanto odiassi Vega per tutto quello che a causa sua avevo vissuto negli ultimi due anni e per averlo visto in quel video, finivo sempre tra le sue braccia. C'era una calamita che mi attirava a lui, una forza che avevo sempre creduto fosse repulsiva e che invece si stava rivelando, sin dal primo istante in cui l'avevo incontrato di persona, un'energia stranamente attrattiva.

Anche in quel fiume di persone accalcate tra loro attorno a un fuoco vivo, io cercavo lui.

Ero lì per tenerlo d'occhio, ma in verità, più che per quello, era perché il mio basso ventre sembrava stesse per esplodere al solo pensiero di vederlo.

King se ne stava nel punto più vicino all'acqua, con i piedi bagnati e l'erba appiccicata tra i capelli. Non era strafatto, come al solito, anzi, tra i due quella più fuori di sé ero certamente io.

«Amore», mi chiamò una voce femminile. Non mi ero accorta che a pochi metri da King, Boobs era seduta quasi nella sua stessa posizione, sebbene fosse stata più attenta a non bagnarsi.

«Cece», esclamai, avvicinandomi a lei. Anche King a quel punto si accorse di me e di Ley.

«Bellezze», saltò in piedi rapidamente, artigliandomi un fianco e sporgendosi per darmi un bacio.

«Oggi siete a riposo?», Ley sorrise a entrambi. Si lasciò sfuggire un'espressione di stupore quando notò la camicia aperta di King. Il suo addome scolpito comparve nella nostra visuale allietandola parecchio.

«Un po' di ferie fanno bene ogni tanto», anche Cece si mise in piedi, mostrandoci il suo abitino inguinale di un verde fluo improponibile.

Non era difficile capire quando lei era in servizio e quando era a riposo. I pantaloni cargo che indossava di solito erano molto diversi dal suo vestitino succinto.

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