Capitolo 21 - Il bacio di Giuda

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Boobs mi passò un pacco di piselli ghiacciato

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Boobs mi passò un pacco di piselli ghiacciato.

Mi distesi sul divano, appoggiando la testa sul bracciolo, e iniziai a premere l'incarto di plastica gelido sull'occhio sinistro.

Passai la lingua sul labbro inferiore e la mia saliva fece in modo che la ferita bruciasse, facendomi contorcere su me stesso.

Non avevo subito grandi colpi durante la rissa che ci aveva visti protagonisti soltanto un'ora prima. Big, quando si trattava di difendere chi amava, diventava una belva senza controllo. Si era occupato della maggior parte dei collaboratori di Mac da solo, e a me e a King aveva lasciato gentilmente la parte più divertente: attentare nuovamente alle ossa ormai fragili del naso di quel coglione del nostro rivale. Persino Boobs si era buttata nella mischia, portando con sé, come trofeo di guerra, una lunga ciocca di extension color cioccolato, strappate senza scrupoli all'ultima amichetta in ordine cronologico di Mac.

Mi assicurai che i miei amici stessero tutti bene, così allungai il collo per osservare ognuno di loro nella propria posizione. King era seduto per terra e stringeva una bistecca sullo zigomo, mentre Big, a gambe aperte su una sedia, veniva disinfettato da Boobs. Notai il modo in cui lui mi stava guardando, perciò da codardo quale ero, voltai immediatamente il capo nella direzione opposta.

Dall'altra parte del divano c'era un'altra persona, con la t-shirt bianca macchiata del sangue di King, che aveva prontamente aiutato non appena, al suono delle sirene della polizia, l'aveva visto barcollare verso di lei. Dawn se ne stava in silenzio, fissando un punto indefinito sulla parete. Lì era appeso un mio quadro, raffigurante due braccia infuocate che ne stringevano altrettante ghiacciate. Era stato uno dei miei primi lavori. L'avevo regalato a Boobs poco dopo averla conosciuta, e lei aveva voluto metterlo in bella mostra nella stanza in cui passavamo più tempo insieme.

Cecilia era così pura, e non meritava affatto la verità che presto Big le avrebbe rivelato. Perché se c'era una cosa che sapevo di lui, era che odiava le bugie più di ogni altra cosa, e che, quando non era costretto a raccontarle per proteggersi, era incapace di dirne una. Anzi, mi stupii che non avesse ancora rotto il silenzio per rivelare a tutti cosa avesse visto accadere tra me e Dawn.

«Beh, quantomeno il pranzo per domani ce l'avete già», la risata di Boobs riempì la stanza, dopo minuti interminabili di nulla.

La guardai confuso, non afferrando immediatamente la sua battuta.

«Bistecca con contorno di piselli», scrollò le spalle, come a voler sottolineare quanto fosse ovvio quell'accostamento.

«Stai bene Cece?», Dawn si alzò, avanzando verso l'altra, «sta diventando violaceo», la toccò piano, seguendo con la punta delle dita il livido che le avevano provocato le mani di quella tossica attorno al collo.

«Non c'è niente che un po' di correttore costoso non possa coprire», minimizzò, più preoccupata per noi di quanto non lo fosse per se stessa. «Un po' di fastidio non sarà mai paragonabile all'orgasmo che ho avuto nel momento in cui sono scappata con il borsone pieno di droga di quei cretini. Non fa nulla che la maggior parte fosse nostra, ho goduto come non mai.»

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