Capitolo III

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[POV SHANNON]

La brezza leggera mi accarezzava la pelle del viso, la luce chiara dell'alba diede il buongiorno ai miei occhi che, però, non ne volevano sapere di aprirsi. Avrei voluto solo far riposare la mente un altro po' prima di ritornare alla triste realtà.

"Hey...sveglia", bisbigliarono al mio orecchio. Socchiusi un solo occhio, era l'arciere che mi stava dando, a suo modo, il buongiorno. Il verde delle sue iridi spiccava dietro alle ciocche castane, mi misi a sedere. "Daryl... sono già tutti svegli?" gli chiesi ancora confusa.

"Rick sta spiegando il da farsi... anche se da fare c'è ben poco...".

Lo stomaco calciava e la gola bruciava dalla disidratazione.

"Dobbiamo trovare dell'acqua, altrimenti moriremo di sete".

"Daryl andiamo!" gridò Rick interrompendomi.

L'arciere aiutò ad alzarmi e si offrì nel reggermi nel cammino.

"Non preoccuparti Daryl, sto bene...devo parlare con Rick", lo ringraziai con lo sguardo e lo superai raggiungendo il capo.

Zoppicavo a malapena ed il dolore alla caviglia era quasi sparito. Dovevo capirci di più, chi erano ma soprattutto le intenzioni di Rick. Erano trascorse tre settimane dal nostro incontro e vedevo l'arciere imbarazzato nel starmi vicino, ogni volta che ne aveva occasione mi fissava di sott'occhio per non farsi accorgere dal gruppo, oppure mi sfiorava la mano nel passarmi qualcosa. Non ne ero infastidita, ma la mia attenzione ricadeva su qualcun altro. Un altro col quale ogni volta che incrociavo lo sguardo sentivo le farfalle nello stomaco, ogni volta che gli stavo vicino sentivo il corpo accaldarsi.

Affiancai l'uomo con i capelli mossi, lunghi fino alla base del collo, la maglia a mezze maniche era abbastanza aderente, si potevano vedere i muscoli guizzare sotto la pelle. In un giubbotto antiproiettile sonnecchiava spensierata la bambina in grembo al padre. Questi indossava un grosso cinturone e, non potevo crederci, aveva la mia pistola preferita, una Colt 357 magnum che riconobbi dal primo istante dal calcio. Ricordai il momento in cui il mio amatissimo nonno mi consegnò la sua pistola, una Mauser argento, che tenevo ben allacciata alla coscia destra.

Qualche vagante arrancava alle nostre spalle, non ci preoccupavamo più di tanto. Eravamo disposti in fila orizzontale, padroneggiata da Rick ed ora anche da me.

La camminata era lenta, eravamo stanchi ma dovevo chiederglielo. Era passato del tempo dalle fatidiche tre domande e sapevo poco o niente su queste persone. Daryl era un tipo molto chiuso e forastico, sviava sempre ogni domanda e quando non ne voleva sapere si gettava nel bosco. Carol, la donna coi capelli grigi, era molto invaghita dell'arciere ed ogni tanto mi confessava le apprensioni nei suoi confronti.

"Rick probabilmente saprai già cosa fare, ma vorrei lo spiegassi anche a me, camminiamo da giorni con pause di qualche ora, almeno sai cosa vuoi raggiungere?" dissi con tono sicuro.

"Penso che non debba spiegarti un bel niente", rispose fulminandomi con lo sguardo di ghiaccio. I suoi occhi azzurri come il cielo erano molto espressivi ed in quel momento capii che non voleva seccature. Ma insistetti.

"Da come ti muovi, da come prendi le decisioni...sei molto sicuro di te. Ti predi cura di queste persone e si vede che daresti la vita per loro... eri un poliziotto?".

Il suo passo rallentò e mi rivolse lo sguardo, ma poi riprese il ritmo precedente.

Colpito e affondato.

Prima di rispondere baciò il capo tondo della figlia.

"Ero uno sceriffo... ma vedo che sei brava con le parole e capire gli altri... sei del campo anche tu?", il blu delle iridi si accese di una strana luce, accompagnata da una smorfia di sorriso.

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