Capitolo VIII

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[POV DARYL]

I cespugli mi scorrevano ai lati del corpo frustandomi coi rami. I piedi e le gambe non volevano saperne di fermarsi. Bruciore ai quadricipiti, bruciore agli occhi. Battevo terreno veloce come uno giaguaro, non curandomi dei pericoli in cui potevo cacciarmi. La balestra oscillava pesante sulla schiena. Non potevo cedere...non volevo cedere! Non avrei rinunciato facilmente a lei. Nel momento in cui mi ero reso conto di poterla perdere avevo capito che lei era la cosa più importante, la cosa per la quale valeva la pena lottare e sopravvivere, per ritornare e rivederla di nuovo, i suoi occhi, il suo sorriso. Proprio questo mi fece rendere conto della cazzata che stavo facendo, non potevo andarmene.

Troppo tardi.

Un dirupo nascosto dalle fitte foglie verdi mi colse di sorpresa. D'istinto mi inchiodai ma ero al limite. Mi ritrovai a rotolare giù, sul terreno argilloso, sbattendo il corpo su sassi e radici di alberi cresciute all'esterno formando degli archi.

La vista era annebbiata e l'ultima cosa che vidi fu l'acqua cristallina del ruscello trovato prima della tempesta.

Hey checca! Alza il culo!

Ero confuso, vedevo appannato e quella voce...la voce di mio fratello, Merle.

Qualche ramoscello ti ha fatto la bua?!

Tentavo di pararmi gli occhi dalla luce del sole.

Avanti! Muoviti e vai prenderti quella bella pollastrella!

Sfociò in una risata isterica.

"Cosa vuoi da me...cosa vuoi da me?!"

Mi rialzai furioso e tirai un pugno alla cieca. La figura di Merle evaporò all'istante e colpii in pieno stomaco un vagante, con un braccio spezzato penzolante e l'altro in avanti, pronto ad afferrarmi. Indietreggiai schifato ma la mano era penetrata nella carne molliccia e marcia, riuscivo a percepire le ossa della spina dorsale con i polpastrelli. Ero bloccato. Spinsi più dentro affondando qualche altro centimetro in quella poltiglia, afferrai le vertebre e lo scaraventai a terra, facendolo battere col cranio mezzo scoperto su una pietra. Cercai subito di liberarmi da quella sensazione viscida ed appiccicosa spingendomi all'indietro col piede sinistro. Ricaddi con le spalle sul terreno, il respiro era corto, il cuore galoppava all'impazzata ed ero inzuppato dalla testa ai piedi. Mi inginocchiai ancora confuso e sciacquai il braccio strofinando forte quel puzzo stomachevole. Sfilai la camicia e la strizzai bene notando vari tagli al petto e sui fianchi. Una fitta sopraggiunse al sopracciglio ed il sangue tinse l'indice ed il medio. Per fortuna erano solo dei graffi superficiali ma che bruciavano dannatamente.

"Daryl...Daryl dove sei?"

Mi voltai di scatto osservando gli alberi sopra la mia testa.

"Daryl".

Cercai di riprendermi velocemente e portai la balestra sulle spalle. Con tutte le forze che avevo, tentai con successo ad arrampicarmi sulla parete scivolosa, aggrappandomi ai cespugli penzolanti e alle radici procurandomi ulteriori tagli.

Risentii la voce di Shannon che mi chiamava. Arrivai in cima ed un braccio forte mi tirò su.

"Daryl! Cos'è successo?!".

Rick mi sollevò e Shannon portò le mani sulla bocca quando mi vide pieno di sangue.

"Non preoccuparti, è solo qualche graffio", la rassicurai. La ragazza a stento si reggeva all'in piedi e sbatteva le palpebre lentamente.

"Hai fatto un bel volo", Rick mi guardava con rammarico.

"Tu che ci fai qui?" domandai innervosito a Shennon.

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