capitolo XIII

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[POV DARYL]

Nel camminare verso l'ennesima festa mi accorsi della mancanza di Rick e Shannon, mi voltai all'in dietro. "Non preoccuparti, ci raggiungeranno presto", disse Carol accarezzandomi il braccio col suo tocco setoso e leggero. Accennai col capo.

"Non ho tanta voglia di festeggiare" confessai.

"Non lo dirò a nessuno", Carol strizzò l'occhio.

Mi avvicinai e lei, alzandosi sulle punte dei piedi, mi stampò un bacio sulla fronte.

La guardai fisso negli occhi mentre ritornava nella sua posizione ed il suo sorriso diventò serio. Mi accarezzò la guancia e mi prese per mano. "Andiamo".

Quando Dianna ci vide sulla soglia della porta ci accolse calorosamente. "Benvenuti!"

Entrai con leggero timore. C'erano parecchie persone ma non vedevo Aaron ed Erik, con i quali avevo legato di più. Una sera mi invitarono a cena da loro, a mangiare spaghetti – sorrisi-. Furono molto simpatici e disponibili ma, cazzo, quanto erano innamorati. Erik tenne la mano dell'altro quasi tutto il tempo.

"Hey", la biondina mi fece letteralmente saltare mentre stavo per prendere una birra e scappare da lì.

"Sig. Dixon, è venuto anche lei", piegò la testa di lato.

"Convenevoli e comunque mi chiamo Daryl".

"Ahah sei anche permaloso! Per caso hai visto il tuo amico? Rick?"

Jessie aveva uno strano interesse verso il mio amico. Quando l'aveva sotto tiro non lo mollava con lo sguardo fin quando non scompariva dal suo campo visivo. In breve, se lo mangiava con gli occhi.

"Ha lasciato la piccola da sola..." disse quasi col broncio di una ragazzina.

"Judith... e non è da sola, ma con la sua famiglia. La sta tenendo Maggie", precisai infastidito dal modo di fare di quella donna.

"Oh...ok", alzò la mano all'altezza del petto e batté in ritirata.

Finalmente libero, stavo quasi per sgattaiolare fuori dalla porta ma sentii tirare leggermente il giubbino di pelle. "Carol... cosa c'è che non va?"

"Perché lasci la festa? Devo parlarti..." mi prese per mano e mi guidò nella camera accanto.

***

[POV SHANNON]

Spenser mi stette appiccicato tutta la serata. Ne ero stufa delle sue avventure eroiche con l'amico Nicholas ed il fratello. Ne avevo fin sopra i capelli.

"Avresti dovuto esserci, Nicholas stava quasi per andarsene a gambe levate quando...".

"Scusami Spenser..." lo interruppi, "ma non credo ci sia tanto di eroico nelle marachelle da bambini, compiute peraltro da uomini che hanno superato alla grande la maggiore età... non hai idea di cosa significhi non dormire per l'angoscia, che si aggrappa fino all'anima, di poter essere morso. Basta TI PREGO", fui nettamente insensibile, c'era da ammetterlo, ma la situazione era diventata insostenibile.

Il ragazzo mi guardò a bocca aperta senza dire più una parola, poi con sguardo sottile bevve un sorso dal collo della bottiglia di birra.

In quel momento Rick entrò dalla porta, accolto dalla padrona di casa. L'avevo visto poco fa ma era a dir poco favoloso. La sua pelle leggermente ambrata dal sole spiccava sotto la camicia candida, infilata in jeans che delineavano proprio tutto. I capelli tirati all'in dietro che terminavano con ciuffi di morbidi riccioli ambrati. E nel mio petto si perse un battito.

La piccola gomitata di Spenser mi fece trasalire e mi resi conto che lo avevo fissato per troppo tempo.

"Sei la donna di Rick?"

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