Capitolo XI

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[POV SHANNON]

Salii le bianche scale di legno. La casa somigliava tantissimo a quella in cui conobbi l'aitante arciere. Attraversai il portico con tanta leggerezza da non sentire neanche lo scricchiolio del legno sotto i piedi. Girai il pomello dorato e clak, un cigolio accompagnò la porta mentre si apriva e che spalancai del tutto con la mano destra. Il salone era molto grande, c'era un divano sulla sinistra, una tv appesa all'ampia parete bianca di fronte ad esso, delle scale che portavano di sopra ed una cucina in muratura, anch'essa bianca. Entrai quasi in punta di piedi. L'aria odorava di pulito e di sicuro, sfiorai la testata del divano, il pilastro di legno che sorreggeva l'arco che dava sulla cucina.

Salii le scale strusciando i polpastrelli alle pareti, una ruvida e dorata carta da parati adornava quelle scale fino al piano superiore dove c'era la stanza da letto matrimoniale, due camerette ed il bagno. Con gioia rimasi a fissare la vasca, era da tanto tempo che non rilassavo i muscoli immergendomi in acqua calda.

Nella stanza da letto c'era una maglia di Rick appoggiata su una sedia. La presi e la strinsi tra le mani, chiusi gli occhi e l'avvicinai al viso. Le immagini della sera prima si riformarono nella mia testa...ricordo ancora le parole che ci eravamo detti ed il suo inebriante profumo.

La sera prima

Presi la sua mano e la poggiai sull'asciugamano, all'altezza della ferita. Riuscivo a sentire il suo calore, eravamo così vicini al punto da annusare il suo odore.

"Qual'è?" gli chiesi mentre ci guardavamo fisso.

"Cosa?" inclinò il capo verso destra.

"Hai un buon profumo..." sussurrai.

Un altro piccolo passo e mi scontrai sul suo petto tonico che si intravedeva dalla t-shirt bianca. Avrei voluto strappargliela di dosso ed assaporato ogni suo centimetro di pelle.

"ah..." si schiarì la voce "non lo uso".

"Uhm... è la tua pelle che ha questo buon profumo allora", sentivo l'acquolina in bocca nell'immaginare di assaggiarlo. Sfiorai col naso il suo collo per respirare quell'odore dolce, sfiorai il suo viso liscio. Avevo di fronte quelle labbra socchiuse, carnose e rosee, la forma era un qualcosa di magnifico. Il suo sguardo diventò languido ed iniziò ad accarezzarmi leggero la schiena nuda dove l'asciugamano si era allentato.

Il suo pomo d'Adamo fece su e giù e qualcosa si fece sentire sotto la sua cintura.

"Dai, ti aiuto, dopo devo ritornare e dar da mangiare la piccola Judith", disse questa volta distaccato, "non voglio che si svegli e non mi veda".

Mi spiazzò completamente il suo atteggiamento.

"Ok", il viso si colorì di rosso, "le garze sono lì sopra", indicai il carrellino con l'occorrente. "Vado a vestirmi" continuai, fissandolo fino a sparire nel bagno.

***

"Shannon?" la voce di Daryl risuonò nella casa vuota facendomi voltare dallo spavento. Mi sentii quasi una ladra. Non risposi subito.

Sentii la porta d'ingresso chiudersi.

"Sono di sopra!".

I passi risuonavano sulle scale scure e la figura dell'arciere apparve dinanzi alla porta della camera da letto, dove mi ero recata e seduta sul morbido e grande materasso.

"Hey, sei qui...", mi sorrise tendendo le labbra.

Non lo rividi più dal mio risveglio, aveva sistemato il pizzetto e spuntato i capelli e soprattutto si era ripulito.

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