17. Lettera

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*Buon martedì*

Non sapete cosa aspettarvi da Helena e Jeremy? Ehehehe, in questo capitolo avrete un assaggio della loro perfidia...

Cosa succederà? Come farà il nostro Ray? E Hope, finalmente aprirà gli occhi sui suoi sentimenti? Capirà la falsità di Helena? Vedremo...

Grazie come sempre per la vostra presenza, 

Un bacione grandissimo.


*****

Ray Rivera


"Questa lettera è arrivata per lei, poco prima che rientrasse..." annunciò la mia colf, non appena varcai la soglia del mio attico. Afferrai con rabbia quella lettera, perché sapevo già chi ne fosse il mittente, non di certo quello scritto a penna sulla lettera!

Quello era un nome falso, falsissimo, solo per non far destare sospetti agli uomini addetti alla mia sicurezza! All'interno della lettera, infatti, c'era solo un proiettile e un bigliettino.

Un avvertimento.

Un chiaro avvertimento.

Sta' lontano da lei.

La mia richiesta è stata chiara.

Helena...era lei, ne ero convinto.

Mi aveva fatto seguire! Ne ero certo, perché mentre ero ancora con Hope, la mia sicurezza mi aveva avvisato su un'auto, che per un po' mi aveva pedinato prima di essere scoraggiata dalla mia scorta.

Hope non doveva sapere di questa minaccia, non volevo sconvolgerla, coinvolgerla nello stato in cui si trovava.

Ed Helena non doveva sapere di mio figlio, sarebbe stata la fine! Avrei messo Hope nuovamente in pericolo, assieme a nostro figlio, e questa volta non potevo proprio permettermi che le accadesse qualcosa per colpa mia.

Trassi un profondo respiro gettandomi sul divano senza nemmeno cambiarmi i vestiti, puntando gli occhi al soffitto come se potesse darmi una qualche soluzione. Ero incastrato, non avevo alcuna possibilità di manovra in questo intricato puzzle di eventi!

D'improvviso, una chiamata richiamò i miei pensieri all'ordine. Recuperai il mio iPhone con svogliatezza dalla tasca interna della mia giacca. 

Era Damian.

Risposi senza pensarci due volte.

"Pronto, Dam? Ciao!" dissi, sorpreso della sua chiamata.

"Ray, per caso Kimberly è venuta da te?" chiese, senza nemmeno ricambiare il mio saluto.

"N...no..." balbettai, mettendomi subito a sedere, in allarme. "Perché?"

"È scomparsa, nessuno riesce a trovarla. Ho fatto setacciare l'intera città dai miei uomini, ma persino la sua scorta è scomparsa! E' ancora presto per avvertire la polizia, ancora non sono passate ventiquattro ore, ma lei non è mai sparita per tutte queste ore senza avvisare."

Mi alzai dal divano, così in fretta da rischiare di perdere l'equilibrio, riacciuffai quel bigliettino, che avevo abbandonato su un mobile del soggiorno, e mi sentii il cuore cadere pezzo dopo pezzo.

"C***O!" ringhiai, furioso. "Helena...deve essere stata lei!" e mentre lo ammettevo ad alta voce, notai un'altra chiamata in entrata.

"Scusa Dam, devo rispondere ad un'altra chiamata." e avviai l'altra conversazione, lasciando il padre di Hope in attesa.

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