19. Alleato

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*Buonasera*

Scusate l'enorme attesa che avete dovuto fare per leggere un nuovo capitolo di questa storia, mi dispiace molto, e spero ci sarete ancora per leggere gli ultimi capitoli dedicati alla storia di Hope e Ray <3 

Al prossimo capitolo, 

Un bacione

*****

Ray Rivera

Pioveva ininterrottamente da diversi giorni, ed iniziavo seriamente a odiare la pioggia, per quanto benedetta in molte occasioni.

Odiavo che il cielo fosse in sintonia con il mio pessimo umore, non mi era per nulla di conforto, anzi mi rendeva le cose ancora più difficili. Era un po' come se agissi in rallenty.

I giorni passavano, ed io non sapevo più cosa fare per renderci liberi dallo spettro di Helena Prescott, la moglie di Oliver Frost.

Chiusi le mani a pugno e fissai il Palazzo di Vetro dalla mia postazione. Sembrava una punta di lancia che sbucava dal terreno, orgoglioso, lucente, contro le nuvole grigie e nere, avverse.

Mi mancava Hope, mi mancava il suo odore, i suoi capelli castani, i suoi occhi azzurri come i miei, mi mancava il condividere ogni cosa insieme a lei, la colazione, il pranzo, la cena, il lavoro, inclusa l'attesa di nostro figlio.

Ero il padre della creatura che portava in grembo, che stava crescendo dentro di lei, e non potevo stare loro accanto.

Era una tortura, seppur necessaria. E molto presto, avrei dovuto anche abbandonare questo ufficio...

Riportai gli occhi sulla scrivania che un tempo era stata di mio padre, e mi sentii un po' in colpa, per non essere stato in grado di vendicarne la morte!

Qualcuno bussò alla porta con colpi forti e decisi, così abbandonai i miei pensieri più profondi e mi alzai dalla mia poltrona, pronto ad accogliere il mio ospite.

"Avanti!" dissi, e mi aggiustai meglio il nodo alla cravatta, che avevo leggermente sciolto.

Jeremy Frost entrò come un razzo, chiudendo la porta alle sue spalle non appena ne varcò la soglia.

"Jeremy è successo qualcosa?" domandai subito, sembrava parecchio turbato. Mi allarmò quella sua strana agitazione, aveva il capo chino, ma sembrava vibrare in tutto il corpo. Dopo le mie parole sollevò la testa di scatto e mi guardò dritto negli occhi con i suoi occhi color cioccolato, che in quel momento erano gonfi e rossi per il pianto.

"Dimmi che non è vero!" esordì, avanzando verso di me. Piantò i suoi pugni contro la mia scrivania e mi fissò ancora una volta a viso duro, i suoi lineamenti erano così rigidi e impostati: "Dimmelo! Dimmi che non è vero!" urlò, facendomi trasalire.

"Cosa...?" trovai il coraggio di chiedere, titubante.

Un sorrisetto amaro e carico d'odio apparì sulle sue labbra, mentre i suoi capelli corti e rossicci tendenti al castano erano completamente sconvolti, come se fino a quel momento l'avesse torturati.

"Lo sai benissimo..." continuò, con affanno. "Hai preso l'unica cosa che contava davvero per me, lei era tutta la mia vita! Come ci sei riuscito, eh?"

Deglutii con forza, cercando di reagire alla sua sfuriata: "Jeremy cerca di calmarti, d'accordo? Io non volevo in alcun modo privarti di nulla, so quanto tu tenga ad Hope, ma la nostra storia iniziava da prima del tuo arrivo. Siamo legati da sempre, questo tu l'hai sempre saputo, non puoi negarlo."

"Bastardo! Devi dirmi come hai fatto! Come?" urlò ancora, trattenendosi dal saltarmi addosso. "L'hai messa incinta contro il suo volere? L'hai costretta in qualche modo? Dovevamo sposarci, accidenti!"

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