Prologo

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Ho sempre pensato che io e i miei fratelli saremmo stati inseparabili, indivisibili come i tre moschettieri. Loro sono il mio punto di riferimento, il mio faro nel buio. Le persone a cui mi rivolgo quando sono triste e quelle con cui amo festeggiare quando mi succede qualcosa di bello.

Abel, il più grande, è sempre stato il più forte tra noi. Colui che faceva a pugni con tutti per difenderci. Ci ha insegnato ad andare in bicicletta, ad allacciarci le scarpe, a nuotare. Non ha mai avuto paura di niente, è sempre stato il mio eroe senza macchia e senza paura.

Arthur invece è più timido, riflessivo. Ma anche tanto dolce. La persona da cui correvo da bambina se mi sbucciavo un ginocchio o se prendevo un brutto voto a scuola. È a lui che chiedevo aiuto quando nostra madre sfogava la sua rabbia su di me, cosa che accade non di rado. Arthur sapeva sempre come consolarmi, come farmi tornare il sorriso. Mi ha aiutato a prendere la vita meno sul serio, a lasciarmi scivolare le cose brutte di dosso.

Da piccola sostenevo di volerli sposare. Entrambi. Sono quelle sciocchezze che si dicono quando si è troppo immaturi e ancora non si è in grado di capire le cose.

Poi sono cresciuta.

Non saprei dire con esattezza quando mi sono resa conto che i sogni infantili non si potevano realizzare, so solo che a un tratto sono diventata consapevole del fatto che il mio legame con Abel e Arthur era sbagliato. Che il modo in cui mi guardava Abel era sbagliato. E forse anche quello in cui Arthur cercava di proteggermi, da tutto e da tutti, lo era.

Noi tre insieme eravamo sbagliati.

Ma ancora non conoscevo la verità.

Una verità terribile e dolorosa che avrebbe sconvolto le nostre vite per sempre.

Sweet GeorgieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora