Binari paralleli

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Quel Grey è davvero insopportabile!

Ma chi si crede di essere? Pensa che tutte le ragazze cadano ai suoi piedi? Be', con me si sbaglia di grosso!

Entro in classe rimuginando su quanto è appena successo. I miei compagni sono già tutti seduti, perciò mi affloscio sulla sedia accanto a Blair che mi fissa con aria perplessa.

«Che ti è successo? Sei strana».

«Niente, niente... », le rispondo, cominciando a tirare fuori dal mio zaino il libro di letteratura inglese che ci serve alla prima ora. Non ho intenzione di raccontarle l'incontro-scontro che ho avuto poc'anzi nei bagni.

Stringo le gambe, cerco di trattenere la pipì. Mi scappa da morire. Stamattina per la fretta non sono riuscita a farla, e questo è il motivo per cui ero andata al bagno. Di certo non pensavo di avere compagnia.

L'insegnante di letteratura entra in classe accompagnata da uno studente. Non appena il mio sguardo si posa sul nuovo arrivato resto inchiodata alla sedia.

Si tratta di Lowell vuoi-fare-sesso-con-me Grey.

Quello si crede davvero di essere il protagonista di Cinquanta sfumature.

«Buongiorno, ragazze», saluta Mrs. Smith in un tono acuto, posando la sua valigetta sulla cattedra. Si volta verso Grey e sorride. «Da oggi avrete un nuovo compagno. Si chiama Lowell e viene dall'Australia».

Di bene in meglio. Saremo pure compagni di classe. Ma cos'ho fatto di male?

Tutto intorno a me si leva un coro di esclamazioni femminili, una più colorita dell'altra. Persino Blair non riesce a contenere l'eccitazione.

«Hai sentito? Quel figo stratosferico starà in classe con noi!».

«Già, che culo».

Per fortuna la mia amica non riesce a cogliere l'ironia. Continua a sorridere come un'idiota, devo tirarle una gomitata in un fianco per farla smettere. Intanto, Grey si dirige verso l'unico posto libero, proprio dietro di noi. Nel farlo mi passa accanto, mi lancia uno sguardo divertito.

«Ci si rivede, eh, Buttman?».

«Come sai il mio nome?». Sono basita. Sgrano gli occhi, quasi non riesco a muovermi.

Lui ride piano. Una risata bassa e roca che mi provoca una sensazione strana alla bocca dello stomaco. «Mi sono informato», risponde sibillino.

Per l'intera durata della lezione non riesco a smettere di pensare a lui, l'insegnante deve riprendermi di continuo. E nelle ore successive l'antifona non cambia. Sono una pila di nervi. Più cerco di concentrarmi, più mi appare davanti agli occhi la visione di Lowell a torso nudo. Mi sembra persino di sentire il suo fiato caldo sul collo, come quando eravamo chiusi nel gabinetto.

A fine giornata mi sento esausta, è chiaro che non posso andare avanti così. Varco i cancelli della scuola con il muso lungo, non mi accorgo neppure che c'è Abel fuori ad aspettarmi. È Blair a farmelo notare.

«Ehi, c'è quel figo di tuo fratello. Dio, come ti invidio. Non so cosa darei per poter fare un giro in moto con lui».

Sollevo la testa di scatto. Sono talmente sorpresa che mi blocco al centro del piazzale, il cuore mi salta in gola. Se Abel è qui deve per forza essere successo qualcosa. Saluto Blair in tutta fretta e accelero il passo. Mi metto a correre.

«Perché sei qui? » domando senza fiato non appena lo raggiungo. «Non dovresti essere al lavoro? Dimmi che non ti hanno licenziato per colpa mia!».

«Ma no, sciocchina». Lui mi sorride, mi tira un buffetto sotto il mento. «Non ho perso il posto, ma Arthur mi ha chiamato poco fa. È successo un casino. La mamma è tornata a casa prima, completamente ubriaca».

Dalla gola il cuore precipita in caduta libera all'altezza dello stomaco. «È stata licenziata di nuovo?». Salto subito alla conclusione più ovvia. A causa del suo caratteraccio, mamma non riesce a tenersi un posto di lavoro troppo a lungo. E quando le capita di perderlo, prima si ubriaca e poi sfoga la sua rabbia su di me.

Abel mi fissa, annuisce lentamente. «Ma non preoccuparti, andrà tutto bene».

«Come può andare tutto bene? Arthur il mese prossimo deve trasferirsi a Cambridge, avrà le tasse universitarie da pagare, un sacco di spese. Non possiamo farcela solo col tuo stipendio!».

«Farò i doppi turni, qualcosa mi inventerò».

«Forse farei meglio a lasciare la scuola, trovarmi anch'io un lavoro. Ho sentito dire che cercano una cameriera alla tavola calda di fronte a casa, potrei...».

«Non se ne parla!». Mio fratello si rabbuia, mi rivolge uno sguardo duro, implacabile. «Bado io a voi, ok?».

Detesto sentirmi così impotente. Da quando papà non c'è più, tutto è sulle spalle di Abel. Vorrei alleviare in qualche modo le sue preoccupazioni. Essere utile a qualcosa.

«Ascolta, Georgie». Lui mi passa un dito sotto il mento, lo solleva per portare i miei occhi all'altezza dei suoi. «Tu pensa solo a studiare, del resto me ne occupo io. E poi mamma troverà un altro posto, cade sempre in piedi lo sai».

«Già, ma per quanto tempo? Un mese? Due?». Non vorrei apparire così pessimista, ma ormai mi sono rassegnata all'evidenza. Noi Buttman siamo nati sotto una cattiva stella.

«Dai, non ci pensare. Salta su e andiamo. Arthur si è raccomandato di fare in fretta».

Mi infilo il casco e obbedisco. Sto per salire sullo scooter, quando un ragazzo biondo mi passa accanto lanciandomi uno sguardo intenso. Quel ragazzo è Lowell. Lo vedo salire a bordo di una berlina nera coi vetri oscurati, dopo che il suo autista gli ha spalancato la portiera.

Ha persino un autista!

Come se non bastasse tutto il resto, anche questo contribuisce a farmi sentire inadatta. Io e quel ragazzo viaggiamo su binari paralleli che non avranno mai un punto di incontro. Lui è bello, ricco, popolare. Io invece sono una nullità.

«Quello chi è?». Abel segue il mio sguardo, si acciglia.

Io invece sono rimasta di sale, ancorata al terreno. Ho persino scordato come si respira. «Lowell J. Grey, un mio nuovo compagno di classe», spiego mostrandomi indifferente. Ma Abel non abbocca. Stringe gli occhi, li incatena ai miei.

«Non mi piace, sta' alla larga da lui».

«Se è per questo, nemmeno a me piace». E questa è una bugia bella e buona che racconto in primis a me stessa. Salto in sella allo scooter, mi sistemo dietro a mio fratello e, finalmente, partiamo.

Sweet GeorgieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora