La scommessa

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Lowell si guardò attorno con fare annoiato. La nuova scuola non gli piaceva per niente; sentiva nostalgia dei suoi genitori e dei compagni che aveva lasciato a Sidney. In realtà era la sua nuova vita a fargli schifo. Il nonno era sempre troppo impegnato per badare a lui, vedeva molto più spesso la servitù di quel vecchio brontolone.

I suoi nuovi amici risero sguaiatamente per una battuta che si era perso. Si unì a loro, dipingendosi in faccia un sorriso falso che pesava come una colata di cemento sul cuore. A un tratto una nuvola bionda gli passò accanto attirando il suo sguardo, nelle narici gli giunse un profumo di talco e vaniglia che quasi gli tolse il fiato per quanto era buono.

«Lei chi è?», chiese attirando l'attenzione di uno dei compagni di scuola, posandogli una mano sulla spalla. Il ragazzo smise di ridere, si voltò nella direzione in cui stava guardando lui, verso gli armadietti.

«Chi?». Lo vide aggrottare la fronte, il sorriso si spense immediatamente sulle sue labbra.

«La biondina».

«Oh, quella. Si chiama Georgie Buttman. È uno schianto, hai ragione. Ma ti conviene lasciarla perdere».

«Perché?». Se c'era una cosa che detestava era quando gli consigliavano di non fare qualcosa. Puntualmente finiva per fare l'esatto contrario.

Robert o Ronald, o come cazzo si chiamava quel tipo, si sistemò il nodo al cravattino che spiccava sulla camicia bianca e candida. Assunse un'espressione scocciata. «Perché non la dà a nessuno, è ancora disgustosamente vergine».

«E come se non bastasse ha due fratelli più grandi che le stanno sempre appresso», si intromise un altro ragazzo, che se ricordava bene si chiamava Duncan.

A Lowell scappò da ridere. «Non ditemi che avete paura di due fratelli iperprotettivi! Voi inglesi siete degli imbecilli. A Sidney una così non sarebbe rimasta vergine a lungo, ve lo posso assicurare».

Duncan abbozzò un sorrisino. «Stai dicendo che tu riusciresti a infilarti nelle sue mutandine, Grey? Vogliamo scommettere?»

«Perché no? Scommettiamo pure». Lowell amava le sfide, lo facevano sentire vivo. E quella ragazza esercitava su di lui un potente afrodisiaco. Non gli sarebbe spiaciuto farsi un giro con lei. Forse anche più di uno.

Stava ancora riflettendo su come fare per avvicinarla, quando una voce familiare lo costrinse a voltarsi.

«Eccoti, finalmente!». Era Elise, la sua ragazza. Anche lei aveva lunghi capelli biondi, che teneva quasi sempre legati in una coda. E la maggior parte dei maschi inglesi la definiva bella e sofisticata. Peccato che fosse fredda come un pezzo di ghiaccio. A lui piacevano le donne passionali, ed Elise gli stava venendo a noia. Se restava con lei era solo perché apparteneva a un'ottima famiglia, e nel suo ambiente la posizione sociale era tutto. Suo nonno era stato ben felice quando gli aveva comunicato di volerla portare fuori. Era stata una delle rare occasioni in cui l'aveva visto sorridere.

«Ehi, dolcezza». Lowell la salutò con un bacio sulle labbra e si ritrasse immediatamente. Degli schiamazzi attirarono la sua attenzione: uno degli studenti lanciò un palloncino pieno d'acqua che andò a schiantarglisi addosso infradiciandolo dalla testa ai piedi.

«E che cazzo!», masticò tra i denti. Per essere il primo giorno di scuola era proprio un vero disastro.

«Scusa, amico», disse il ragazzo che lo aveva colpito sforzandosi di non ridere. «Non era indirizzato a te».

«Già», confermò con una smorfia il tipo allampanato che lo accompagnava. «Volevamo prendere le ragazze. Questo imbecille ha sbagliato mira».

«Be', la prossima volta giratemi al largo o sono guai». Lowell inspirò forte dal naso nel tentativo di mantenere la calma. «Dove cazzo sono i bagni?», sbottò fuori dall'ira di Dio. Fu Elise a indicarglieli, e lui si avviò in quella direzione quasi correndo.

Sweet GeorgieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora