Capitolo 13 - Grace

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Dopo tre birre, ore intense a cuocere sotto al sole che lì in montagna picchiava nonostante la temperatura non fosse alta, tante chiacchiere spensierate e conversazioni più o meno imbarazzanti, decisi di averne abbastanza.

Ero riuscita a parlare un po' con tutti senza tirare fuori la Grace gelida. C'è da dire che quegli uomini - mutaforma o no - sapevano benissimo come mettere a proprio agio una donna.

L'aria della sera stava rapidamente raffreddando gli animi e, anche se era stato acceso un fuoco, non riuscivo a non tremare. Avevo portato un giacchettino, ma era più carino che caldo.

Avevamo concordato che sarei tornata a Helena con Dylan, mentre Carson sarebbe rimasto a fare la guardia a Samantha e Alec, insieme a Vicious.

Ero in attesa di Dylan da così tanto tempo che sentivo le dita dei piedi congelate nonostante gli scarponcini felpati.

La maggior parte degli invitati era ormai andata via. Samantha aveva raggiunto Alec da qualche parte, sicuramente in un punto in cui potessero amoreggiare senza dare nell'occhio. Dylan era entrato con Carson dentro casa per definire i dettagli.

Iniziavo a sentirmi a disagio lì fuori, da sola, così decisi di entrare per andare alla ricerca del mio nuovo scopamico.

Cavolo, mi faceva veramente strano definirlo in quel modo, io che di amici non ne avevo e i miei unici amanti erano stati occasioni di una notte, fugaci come una meteora in un cielo sereno.

Mi orientai facilmente dentro casa, fino a raggiungere la porta di quella che era la sala di controllo. Provai ad appoggiare l'orecchio, ma da dentro non proveniva nessun rumore. Ero pronta a tornare da dove ero venuta e continuare ad aspettare pazientemente, quando sentii le voci dei due uomini provenire dal centro della casa. Seguii i rumori e compresi che dovevano essere in cucina.

Strano.

Ero in procinto di varcare la soglia, quando il mio nome pronunciato da Carson mi fece bloccare sui miei passi.

Tesi l'orecchio per sentire meglio, ma quei pochi elementi che erano ancora presenti alla festa stavano facendo un baccano infernale e questo mi impedì di comprendere alla perfezione il discorso tra i due.

«Fai sul serio?» chiese Carson.

Non sentii la risposta di Dylan, se non per qualche parola. «Eccessivamente insicura.» Altro rumore. «Non intendo rischiare.» Spinsi l'orecchio ancora di più contro il battente. «Solo un gioco.»

Mi ritrassi di scatto.

Non era bene origliare, ma in guerra e in pace tutto era lecito, no? Non veniva mai niente di buono ad ascoltare le conversazioni altrui.

Mentre tentavo di allontanarmi a grandi passi per non farmi beccare sul fatto, il cervello si mise in moto percorrendo una direzione scelta da lui.

Insicura.

Rischiare.

Gioco.

Stava parlando di me?

Non potevo averne la certezza, ma udire quelle parole ebbe un effetto portentoso sulla mia psiche.

Io e Dylan eravamo una strada senza via d'uscita.

Non c'era niente che ci legasse veramente, se non una passione incontrollata e un segreto ingombrante.

Io ero troppo... me stessa, per poter avere una storia. Lui era un mutaforma che avrebbe potuto ambire a chiunque.

Come se non bastasse ero così fredda da poter congelare anche l'uomo più focoso. Non sapevo come esprimere le mie emozioni e il fatto che Dylan me ne facesse provare tante e tutte insieme, era terribilmente destabilizzante.

Non c'era alcuna possibilità che la nostra storia crescesse. Prima avrei posto fine alla cosa, prima sarei riuscita a ritrovare il controllo di me stessa.

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