Capitolo 3

243 34 0
                                    

-devi smetterla maledizione!- quelle parole fecero girare di colpo Dijar in direzione di quella che era l'entrata della locanda nella quale era andato a rintanarsi subito dopo essersi allenato.

-che cazzo vuoi Paul?- domandò il moro al suo ex osservandolo davvero confuso mentre quest'ultimo, incurante di tutti gli sguardi che erano su di loro per via del suo urlo iniziare, gli si avvicinava.

-sei un incosciente- ringhiò ancora Paul prendendo il boccale che stava inizialmente bevendo Dijar e prendendone un generoso sorso mentre il moro lo guardava letteralmente sconvolto.

-quella era la mia birra- borbottò il moro guardando storto il suo ex -si può sapere cosa diavolo vuoi?-

-cosa voglio? Maledizione Dijar tu sei un fottuto stronzo! Hai rischiato di perdere la gamba ieri e sei così tranquillo! Come tuo solito ti butti a capofitto in tutto e non pensi un minimo a te-

-sono fatti miei quello che faccio in missione-

-non quando potresti morirci- continuò il biondo guardandolo storto e per un attimo a Dijar sembrò essere tornato indietro nel tempo a quando erano ancora fidanzati e Paul voleva mettere voce su qualunque sua azione. Ma loro non stavano più insieme e quel comportamento per Dijar era davvero strano.

-Paul è la mia vita e decido io cosa fare o no. Non mi è mai successo nulla di male anche se tornavo qui conciato male e anche se dovessi perdere un arto o altro non mi importerebbe. È la nostra missione e dobbiamo portarla a termine a qualunque costo- scosse la testa il moro -ora cortesemente puoi smetterla di comportarti come quando stavamo insieme?-

-siamo stati insieme sette anni è normale che io mi preoccupi per te. Ti conosco bene e so perfettamente che sei una testa calda che non ragiona prima di fare qualcosa di sconsiderato. Non ti è mai importato della tua fottuta vita Dijar! Mai e non hai mai pensato a come potessero sentirsi le persone al tuo fianco-

-invece l'ho fatto Paul. Cazzo prima di mettermi con te ero davvero molto più spericolato ma da quando ci siamo messi insieme mi sono calmato perché non volevo ferirti più di tanto. Non puoi dire che io non l'abbia fatto perché è successo. Certo ci sono state delle volte durante le quali ho rischiato di più ma non perché mi sia infilato io a capofitto in quella situazione-

-sei ancora spericolato-

-e allora? Il mio ragazzo mi ha lasciato quindi non devo più pensare al fatto di poter ferire qualcuno!- alzò il tono della voce Dijar -se davvero la tua intenzione lasciandomi era quella di farmi calmare ha avuto l'effetto contrario Paul-

-ah davvero? Adesso usi questa scusa?-

-Paul non è una fottuta scusa, sei tu che probabilmente hai trovato la prima scusa che ti è venuta in mente per lasciarmi- non resistette oltre Dijar perché si, se li era fatti eccome i ragionamenti sul perché di punto in bianco il suo ragazzo lo avesse lasciato senza aspettare poi molto per mettersi con qualcun altro e sposarsi poco dopo.

-andiamo che cazzo stai dicendo?-

-che sto dicendo? Andiamo Paul davvero credi che io mi beva la storia del colpo di fulmine o dell'amore a prima vista? Non mi hai mai voluto sposare per anni e dopo un mese che ci siamo lasciati ti sposi- abbassò il tono della voce Dijar -e ora sei qui che mi vieni a dire di non mettere a rischio la mia vita...Paul non sei più autorizzato ad invischiarti in quella che è la mia vita visto che sei stato il primo ad uscirne-

-non puoi usare questo come scusa Dijar e...-

-TU! Brutto pezzo di merda allontanati da mio marito- Dijar a quell'urlo sospirò pesantemente anche se se lo era aspettato eccome l'arrivo di Tobias. Tobias che non si staccava da Paul più di tanto e che era sempre certo che lui volesse riprendersi il suo ex: non lo aveva nemmeno invitato al loro matrimonio solo e soltanto perché timoroso che potesse far cambiare idea a Paul. Quando Dijar lo aveva scoperto da Shin era letteralmente rimasto sconvolto perché col cazzo che si sarebbe presentato al matrimonio di quei due quando ancora stava male per la rottura.

-io non ho fatto nulla Tobias- disse serio Dijar che davvero quel giorno aveva semplicemente sperato di riposarsi e non litigare con quel coglione di Tobias.

-certo come no! Sei il solito- il castano gli si parò davanti quasi con sfida -la vedi questa- e indicò la fede che aveva all'anulare sinistro -è la mia fede, io e Paul siamo sposati quindi cerca di non fare il cascamorto con mio marito o ti faccio pentire di essere nato-

-Tobias io volevo solo rilassarmi bevendo la mia fottuta birra. Se vuoi prendertela con qualcuno prenditela con tuo marito che è venuto a parlarmi- ringhiò Dijar -io vi voglio evitare con tutto il mio cuore- aggiunse poi guardando storto anche Paul e indicandolo -ehi la birra la paga lui visto che me l'ha rubata da sotto il naso- e così dicendo uscì dalla taverna dirigendosi verso quella che era la scuola per imparare ad usare i propri poteri e allo stesso tempo il loro quartiere generale. Era li che c'era la sua camera, o meglio quella che aveva ripreso dopo che Paul l'aveva lasciato visto che il coglione aveva deciso di condividere quella che era la loro casa con Tobias.

-oh Dijar era proprio te che cercavo- il moro non aveva minimamente fatto in tempo ad arrivare nei pressi del quartier generale che si era trovato faccia a faccia con uno dei loro ufficiali di alto rango: Kossu.

-Kossu cosa c'è?- domandò tranquillo Dijar osservando l'uomo curioso e in parte speranzoso di ricevere una nuova missione anche se era tornato solo il giorno prima: aveva tremendamente bisogno di andare via da li.

-abbiamo una missione per te- e il sorriso di Dijar si ampliò a quelle parole: poteva allontanarsi nuovamente da Paul e Tobias.

Power HunterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora