Capitolo 15

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-grazie- disse Zordan passandosi una mano tra i capelli mentre camminava con calma insieme a Dijar nel sentiero che li avrebbe portati fino a Ironchill. Due giorni prima era arrivata loro una lettera da parte di Ferdinand che li avvisava che per quella settimana non si sarebbero mossi da Ironchill e di portare loro dei rifornimenti dal mercato di Ghostwatch.

-di cosa?- domandò serio Dijar -di essere venuto con te? Andiamo voglio bene alla tua famiglia anch'io e mi dispiace non vederli per troppo tempo-

-di la verità non volevi restare senza di me- ridacchiò Zordan e Dijar scosse la testa divertito ma non smentì visto che quella era un'altra delle ragioni oltre a quella che aveva detto per la sua presenza li.

-voglio vedere la tua città Zordan- sorrise Dijar -e poi chi avrebbe portato tutte queste sacche se non ti avessi aiutato?- continuò alzando leggermente le sacche che stava portando. Lui ne aveva tre e quattro invece Zordan che alzò gli occhi al cielo.

-ho preso più roba proprio perché c'eri anche tu. Sono proprio curioso di capire cosa abbia portato mio padre a non venire questa settimana- aggiunse Zordan proprio nello stesso momento in cui i due mettevano piede nella piccola cittadina di Ironchill e la prima cosa che fu subito evidente a Dijar fu la completa assenza di mura. Era davvero abituato ad andare a Newsummit e Ghostwathc (che a sua volta presentava delle mura dalla parte che non dava sul mare) con le loro mura colossali che vedere una cittadina senza di esse gli sembrava davvero strano.

-non ci sono mura...-

-siamo nell'entroterra amore- gli rispose tranquillamente Zordan -non c'è ancora bisogno per fortuna di costruire mura-

-siete più tranquilli qui- sussurrò Dijar che non avrebbe nemmeno disdegnato andare a vivere in quella cittadina, aveva davvero un qualcosa che gli metteva tranquillità e gli piaceva.

-ti piace- si ritrovò a dire Zordan osservando l'espressione che aveva messo su il suo ragazzo -credevo che fossi abituato a questa tranquillità con Bearhallow-

-si ma qui è diverso e mi piace- e si maledisse mentalmente Dijar per non aver pensato pe run attimo che anche a Bearhallow non ci fissero mura proprio come li.

-ma dove diavolo ti ho trovato?- domandò ridacchiando Zordan per poi lasciare un bacio sulla guancia del moro e riprendere a fare strada in direzione di quella che era la sua casa -eccoci- informò poi bussando con il gomito sulla porta di legno mentre non riusciva a non smettere di sorridere in direzione di Dijar.

-oh siete qui, entrate che di sicuro sarete stanchi- li accolse Ferdinand spostandosi di lato per lasciar entrare i due ragazzi. Zordan raggiunse velocemente quella che era la cucina per poter lasciare alcuni sacchi mentre Dijar si soffermò ad osservare il volto scavato dell'uomo. Sembrava davvero essere stanco e la cosa iniziava a non piacergli così come non gli piaceva l'assenza di Jessie.

-tutto bene?- chiese titubante il moro al padre del suo ragazzo che lo guardò sospirando.

-grazie di essere venuto anche tu Dijar, Zordan non la prenderà per nulla bene e avrà bisogno di tutto il sostegno possibile-

-che è successo?- si allarmò a buon ragione Dijar che iniziava ad avere un bruttissimo presentimento.

-Di perché hai quella faccia?- domandò Zordan ritornando in salotto e osservando il volto del suo ragazzo che per un attimo aveva creduto lo avesse seguito in cucina.

-Zordan stai calmo va bene?- gli disse Ferdinand incrociando le braccia al petto.

-che cosa vuoi dire papà? Questa frase non mi piace perché presuppone che sta per succedere qualcosa di brutto-

-Dijar aveva ragione a preoccuparsi della tosse di tua sorella- disse semplicemente Ferdinand mentre Dijar sgranava gli occhi -Jessie è malata-

-è un raffreddore normalissimo no?- domandò con voce tremante Zordan con Dijar che aveva preso a fissare preoccupato il suo ragazzo dalla reazione che stava avendo.

-no Zordan...la sua tosse non migliorava e si sentiva giorno dopo giorno sempre più stanca tanto che ho chiamato un medico...l'ha colpita la stessa malattia di vostra madre- si ritrovò a dire Ferdinand sapendo perfettamente che il figlio non l'avrebbe minimamente presa bene.

-stai scherzando- sbottò infatti Zordan -Jessie ha solo dodici anni!-

-lo so Zordan ma non possiamo farci niente se non stare al suo fianco e...-

-mi rifiuto di perdere mia sorella- urlò Zordan in preda al panico per poi superare il padre e andare verso quella che sapeva essere la camera della sorella lasciando dietro di se Dijar al quale scese una lacrima sul viso.

-è davvero incurabile?- riuscì a chiedere dopo un po' il moro in direzione del padre del suo ragazzo.

-se fosse stato curabile avrei salvato mia moglie non credi- gli rispose leggermente piccato.

-certo è solo che potrebbero aver scoperto altro in questi anni, Zordan mi ha detto che sono passati parecchi anni da quando è successo-

-è una malattia incurabile Dijar e credo che qualcuno ce l'abbia con la mia famiglia visto che ha deciso di portami via le persone a cui tengo-

-nessuna malattia è veramente incurabile e...- ma Dijar si bloccò quando vide lo sguardo di fuoco che gli stava lanciando l'uomo -vado da Zordan e Jessie- si corresse allora e vide l'uomo annuire.

-Zordan avrà davvero tanto bisogno di te. Quando mia moglie è morta si è chiuso in se stesso tanto che non ha mai avuto amici se non colleghi e ho davvero pensato che non si sarebbe mai messo seriamente con qualcuno. Tu sei davvero importante per lui-

-sarò al suo fianco tutto il tempo non ti devi preoccupare di questo Ferdinand-

-impediscigli anche di allontanarti. Potrebbe provare a farlo e non voglio che voi due vi lasciate per una cosa del genere-

-non ti devi davvero preoccupare per quello Ferdinand- continuò Dijar che non aveva nessuna intenzione di lasciare da solo Zordan in quello che era chiaramente un massimo momento di doloro perché sapeva perfettamente che il suo ragazzo sarebbe stato distrutto dalla morte della sorella. Voleva aiutarlo in realtà ma l'unica cosa che gli era venuta in mente era parlare con Clare.

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