Capitolo 12

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-io non credo che sia una buona idea- borbottò Dijar seguendo comunque Zordan per le strade di Ghostwatch. Ancora il moro non era riuscito a memorizzare i vari percorsi, se non quelli che aveva fatto fino allo sfinimento con Zordan, quindi in quel momento come anche altre volte si stava completamente affidando alla guida di quello che era il suo ragazzo. Ancora gli faceva stana in realtà considerare Zordan il suo ragazzo ma era tutto vero e ne era fin troppo felice. Nel loro rapporto non era cambiato nulla rispetto a quando erano semplicemente amanti solo avevano messo in chiaro che erano ufficialmente una coppia. Forse solo una cosa era cambiata: Zordan che lo stava aiutando a trovare un lavoro li al porto. Ancora non erano riusciti nel loro intento ma Dijar sapeva che sarebbe stato solo questione di tempo prima di trovare qualcosa che lo avrebbe definitivamente allontanato dalla sua vera natura, e la cosa non gli dispiaceva. Era stufo di quella guerra logorante, era stufo di partire per una missione e non sapere se sarebbe tornato a casa oppure no, era stufo di perdere sempre persone alle quali teneva. Gli dispiaceva sinceramente solo per Shin e Clare, che erano stati quasi come una seconda famiglia per lui, ma con Zordan era felice e non aveva nessuna intenzione di rinunciare a quella felicità anche se ciò significava non poter più usare il suo potere.

-perché non dovrebbe esserlo?- gli domandò Zordan fermandosi un secondo e osservando attentamente il suo ragazzo -andiamo mio padre e mia sorella non mordono-

-stiamo insieme da cinque giorni Zordan- borbottò Dijar -è troppo presto-

-ma loro sanno che ho qualcuno e credimi mi presseranno tantissimo per conoscerti quindi meglio anticiparli e presentarti per primo. Ti giuro che sono persone tranquillissime-

-non voglio che si facciano un'idea sbagliata di me e...-

-andiamo lo sanno perfettamente che sono io quello che mette barriere con le persone, non ho mai avuto amici e tanto meno una relazione con qualcuno che non fosse solo sesso occasionale prima di te quindi non si faranno un'idea sbagliata-

-non ho ancora capito come mai tu sia così restio a socializzare con le persone comunque- sussurrò Dijar osservando attentamente il volto del suo ragazzo che si fece leggermente cupo a quelle parole.

-ho paura- si trovò però a rispondere sinceramente il castano, non voleva mentire su quello a Dijar -ho paura che se mi affeziono troppo a qualcuno potrei perderlo all'improvviso. Mia madre stava benissimo e da un giorno all'altro si è ammalata per poi morire. Ho paura che possa succedere lo stesso-

-perché con me ti sei buttato?- domandò a bassissima voce Dijar sentendosi male per aver fatto la prima domanda al castano, non voleva ricordargli una cosa così dolorosa come la morte della madre.

-perché con te...con te sento qualcosa che mi fa dire "al diavolo" quando penso che potrei perderti- rispose ancora una volta sinceramente Zordan -so per certo che me ne sarei pentito se non avessi abbassato il mio muro-

-cazzo Zordan- si trovò a sussurrare Dijar distogliendo lo sguardo dal castano con occhi lucidi.

-ehi, ho fatto qualcosa di male?- domandò preoccupato il castano da quella reazione e avvicinandosi al moro in modo da poter avere il viso a pochi centimetri da quello di Dijar.

-di male? Assolutamente no. È una delle migliori dichiarazioni che qualcuno mi abbia mai fatto- riuscì a dire con voce tremante Dijar e vide lo sguardo di Zordan cambiare completamente prima di lasciargli un dolce bacio a stampo sulle labbra.

-andiamo- gli disse poi Zordan prendendolo per mano e ricominciando a camminare fino a quando non si trovarono sul molo, la parte del molo dove non c'erano troppo barche e che invece era piena di panche e tavoli delle piccole bancarelle di cibo il cui odore fece leggermente brontolare lo stomaco di Dijar -sei un caso perso Di- ridacchiò Zordan che aveva chiaramente sentito lo stomaco dell'altro.

-ehi non è colpa mia se abbiamo saltato la colazione oggi- gli fece notare il moro guardandolo storto ma Zordan non gli stava più prestando tanta attenzione perché si era messo a cercare con lo sguardo quelli che erano suo padre e sua sorella che gli avevano dato appuntamento per pranzo come al solito in quella parte del molo di Ghostwatch.

-eccoli- sorrise Zordan quando li individuò e trascinò il moro al suo fianco fino a uno dei tavoli -buongiorno-

-Zordan!- disse Jessie alzandosi di colpo e correndo ad abbracciare il fratello come se non lo vedesse da troppo tempo e Zordan strinse a se la sorella lasciandole anche un bacio sulla testa.

-sei in ritardo Zordan- gli disse il padre che invece di scrutare i due figli aveva preso ad osservare attentamente il ragazzo moro al fianco di Zordan perché era certo fosse lui il ragazzo del figlio.

-qualcuno non voleva venire quindi ho fatto tardi per convincerlo- spiegò il castano guardando a sua volta in direzione di Dijar -famiglia lui è il mio ragazzo Dijar- presentò poi e Zordan vide chiaramente il padre e la sorella sorridergli piacevolmente sorpresi. I due infatti erano rimasti che avrebbe parlato con Dijar e non sapevano ancora che si erano messi veramente insieme. -Di loro sono mia sorella Jessie e mio padre Ferdinand- presentò poi al moro che si trovò a sorridere in direzione dei due.

-salve- salutò il ragazzo con voce abbastanza bassa anche perché continuava ad essere convinto di non sentirsi pronto ad incontrare la famiglia di Zordan.

-Dijar lo sai che i tuoi occhi sono stupendi- disse Jessie osservando attentamente il ragazzo che era accanto al fratello, soprattutto quegli occhi così particolari-

-oh...ehm grazie- si trovò a dire Dijar completamente in imbarazzo per quel complimento fatto dalla ragazzina. Per gli altri dell'isola settentrionale i suoi occhi non erano niente di speciale visto che li c'era gente con occhi ancora più particolari dei suoi per via dei loro poteri quindi si sentiva davvero strano in quel momento.

-già, sembrano quasi ghiaccio- ridacchiò Zordan che concordava appieno con quello che aveva detto la sorellina.

-sono solo azzurri- tentò di sminuire la cosa Dijar e l'unico a capire il suo imbarazzo fu Ferdinand che sospirò:

-sedetevi così ordiniamo da mangiare che ne dite?-

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