Capitolo 21

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Zordan sbuffò passandosi una mano tra i capelli mentre entrava nella sua camera. Erano ormai giorni che si sentiva strano e non riusciva nemmeno lui a capire il motivo, anche se una mezza idea l'aveva visto che stava così da quando Dijar era tornato a casa. Aveva aspettato il suo ritorno, e lo stava ancora aspettando, perché aveva tremendamente bisogno di chiedere scusa al suo ragazzo. Scusa per come lo aveva trattato male quando stava solo cercando di aiutarlo.

Il castano guardò la sua camera completamente vuota con un magone nel petto prima di chiudere la porta alle sue spalle e andare dritto verso quello che era l'unico tavolo presente per scrivere una lettera che avrebbe fatto avere ad Alex da Hugo dove spiegava che sarebbe andato per un po' di giorni a casa. Aveva bisogno di parlare con qualcuno e il padre era la persona più adatta per non parlare del fatto che quello era anche un modo per poter vedere la sorella e passare un po' di tempo con lei.

-dove diavolo ho lasciato la carta- sbottò poi notando che calamaio e inchiostro erano li presenti ma non la carta quindi si mise a cercarla nel mezzo del macello che aveva lasciato fino a quando non si bloccò di colpo avvertendo la porta della sua camera aprirsi -chi cazzo è ades...- e rimase immobile nell'osservare Dijar che stava richiudendo la porta alle sue spalle.

-oh se hai bisogno di stare da solo io posso...- ma anche il moro non riuscì a finire di parlare perché Zordan lo aveva raggiunto in pochissime falcate e preso per la vita prima di baciarlo. Bacio urgente visto che erano passati fin troppi giorni senza che i due si vedessero e Dijar si aggrappò con forza alle spalle di Zordan mentre approfondiva il bacio.

-cazzo se mi sei mancato- sussurrò Zordan a pochi millimetri dalle labbra del suo ragazzo -e scusa maledizione, non volevo mandarti via in quel modo-

-non mi hai mandato via tu- sussurrò a sua volta Dijar -avevi pensieri per la testa e volevi stare solo per non parlare del fatto che eri pieno di lavoro. Ne ho solo approfittato per tornare un po' a casa ma non mi hai cacciato tu- cercò di tranquillizzarlo Dijar per poi allontanarsi leggermente dal ragazzo. Solo facendo ciò notò che il castano stava indossando quella che a tutti gli effetti era la divisa nera degli hunters -ehm Zordan?- domandò titubante Dijar mentre Zordan non si era accorto di quello che stava preoccupando il suo ragazzo -perché hai una divisa da hunter?-

-eh?- il castano si guardò i vestiti ricordandosi solo in un secondo momento che quella mattina era uscito in divisa con tanto di armi annesse e non si era ancor cambiato -ecco...perché sono un hunter- si ritrovò a dire.

-aspetta non mi hai mai detto di essere un hunter tu- "e nemmeno tuo padre e tua sorella lo hanno mai accennato" pensò il ragazzo.

-lo so e mi dispiace averti mentito ma ero sotto copertura, lo sono ancora in realtà, e avevo notato che cercavi di evitarli-

-e tuo padre e tua sorella lo sapevano?- non riuscì a non chiedere il moro mentre il cuore aveva preso a battere a mille: davvero Zordan avrebbe capito se gli avesse rivelato tutta la verità?

-certo che si- sbuffò Zordan -ho detto io loro di non parlarti perché avevi reagito davvero male al mercato, volevo solo un po' di tempo. Puoi perdonarmi?- domandò allora il castano e Dijar sospirò pesantemente.

-non posso davvero prendermela con te ma avrei gradito scoprirlo prima- disse invece il moro chiudendo gli occhi preparandosi a dire tutta la verità al suo ragazzo.

-perché sei così tanto sconvolto Di? Non sono diverso dallo Zordan che hai imparato a conoscere in questi mesi, sono sempre il tuo ragazzo anche se sono un hunter-

-lo stesso vale per me Zordan- rispose nello stesso identico modo Dijar prima di porgere il palmo verso Zordan e concentrarsi. Zordan lo guardò confuso ma la sua confusione diventò presto sgomento quando si accorse che sul palmo del suo ragazzo si era appena formata dal nulla quella che era una rosa di ghiaccio.

-che cazzo hai appena fatto? Dimmi che stai scherzando- sbottò Zordan osservando la rosa di ghiaccio con la mano che era subito andata a prendere l'impugnatura della sua pistola.

-non è uno scherzo Zordan, io...io controllo e creo ghiaccio e non vengo da Bearhallow ma da Hazelmond- disse con calma il moro non staccando gli occhi dalla rosa che aveva appena creato perché aveva paura di vedere l'espressione sul volto del castano.

-sei uno di quei mostri-

-sono uno di quelli che tu chiami mostri ma mi conosci Zordan, sai che non farei del male a una mosca- e finalmente Dijar alzò i suoi occhi ghiaccio osservando quelli verdi di Zordan che lo stavano guardando quasi con odio.

-ah si?- sbottò il castano -era tutta una farsa questa non è vero? Hai fatto finta di innamorarti di me per avere informazioni, per spiarci e ucciderci tutti. Volevi solo usarmi e quella ragazzina l'hai mandata tu non è vero? Mi hai seguito e hai scoperto del sottomarino per questo l'hai mandata a distruggerlo!-

-Zordan cosa cazzo stai dicendo- sbottò Dijar facendo cadere involontariamente la rosa di ghiaccio a terra che si ruppe in mille pezzi -non sapevo fossi un hunter maledizione! E non so di cosa tu stia parlando ne che cosa diavolo centri un maledetto sottomarino in tutta questa questione. Sono stato mandato qui perché sono un fottuto spericolato che non pensa minimamente alla sua vita quando va in missione ed era una punizione!- Dijar prese un profondo respiro -ti amo Zordan, ti amo veramente come non ho mai amato nessun altro e ho rischiato la mia vita per...-

-sta zitto- sbottò il castano estraendo la pistola e puntandola contro il moro. Dijar sgranò gli occhi nel notare l'arma e alzò le mani terrorizzato a morte -di un'altra parola e premo il grilletto- e il moro non fiatò guardando semplicemente terrorizzato in direzione del suo ragazzo mentre una lacrima solcava la sua guancia: non si era immaginato minimamente una situazione del genere e faceva davvero tanto male -va via di qui e non tornare più su quest'isola-

-Zordan devo dirti un'altra cosa e riguarda tua sorella...lei...-

-sta zitto!- ringhiò ancora il moro premendo la bocca della pistola sulla fronte di Dijar che si zittì immediatamente -non parlare della mia famiglia come se fosse affar tuo. Va via da qui prima che ti uccida veramente- e Dijar con il cuore colmo di dolore si voltò e uscì da quella camera cercando al contempo un modo per dire a Jessie e Ferdinand che Zordan non l'aveva minimamente ascoltato.

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