Capitolo 5

234 33 1
                                    

Dijar sospirò passandosi una mano tra i capelli ancora bagnati e rimpiangendo in parte il potere di Paul. Era tanto semplice quando stavano ancora insieme e andavano in missione insieme con il suo potere che letteralmente li asciugava in pochissimi minuti. Certo Dijar aveva cercato di non cadere in acqua mentre attraversava il mara che separava le due isole ma a un certo punto non aveva potuto fare altrimenti che buttarsi in acqua per non farsi scoprire.

-maledetti- borbottò tra se e se maledicendosi anche per essere così cocciuto da non volersi minimamente tagliare i capelli e quindi facilitare il loro asciugarsi per quelle missioni. Il ragazzo cercò in qualche modo di far smettere di gocciolare i suoi capelli e poi osservò quelli che erano i suoi vestiti. Ringraziò di essersi messo dei pantaloni neri di pelle che anche se ancora bagnati non davano troppo nell'occhio, lo stesso si poteva dire della casacca rossa che indossava, anzi quella stranamente si era quasi del tutto asciugata (anche perché l'aveva strizzata per bene diverse volte una volta uscito dall'acqua). I suoi anfibi li avvertiva ancora umidi ma per quello non poteva farci davvero niente, anzi sperava che con il vento che si era alzato quella sera potesse in qualche modo asciugarsi velocemente. Certo era appunto sera quindi alla fioca luce delle candele dei lampioni presenti al porto non si sarebbe notato il fatto che fosse letteralmente bagnato ma per lui era sempre meglio non dare troppo nell'occhio quando si trovava in missione nell'isola meridionale.

Il moro si guardò intorno con gli occhi ghiaccio per imprimersi nella mente il porto di Ghostwatch che non aveva ancora mai visto. Kossu e gli altri lo avevano sempre mandato a Newsummit e mai in qualche altra città. Era curioso in realtà di capire perché fosse stato mandato in quella che era una città che tenevano sotto controllo solo e soltanto per sicurezza e non perché fosse davvero pericolosa. Che Shin o Paul si fossero messi all'orecchio decidendo di farlo andare in qualche parte meno pericolosa? Sperava proprio di no anche perché da come aveva posto la questione Kossu sembrava esserci davvero qualcosa di molto serio dietro anche se ancora non lo sapevano con certezza. L'ufficiale infatti gli aveva detto che c'era stato un grande movimento di hunters da Newsummit verso quello che era il porto dell'isola meridionale e che la cosa quindi sembrava parecchio strana e dovevano assolutamente andare a controllare.

-se mi ha mentito solo per farmi stare in un posto più tranquillo giuro che li lascio marcire nel ghiaccio per il resto dei loro giorni- ringhiò fra se e se e fu anche grato che nessuno gli fosse passato accanto in quell'esatto momento altrimenti avrebbe di sicuro trovato strane le sue parole o peggio ancora avrebbero allertato gli hunters presenti in zona. Dijar sbuffò nuovamente aumentando il passo mentre stringeva a se quella che era la sua tracolla in cerca di una qualche locanda: se voleva iniziare ad indagare le locande erano sempre il posto giusto così come le taverne. Erano i posti dove si riunivano persone da ogni dove e un individuo strano in più non avrebbe destato troppi sospetti per non parlare del fatto che con un po' di alcol in corpo chiunque poteva benissimo far uscire qualche informazione di troppo. Dijar era davvero grato di aver superato una resistenza all'alcol superiore alla media e quindi poteva bere un bel po' di boccali di birra prima di risultare completamente ubriaco marcio, ma non sarebbe stato quello il caso.

-ehi tu- il sangue nelle vene di Dijar si gelò di colpo a sentire quel richiamo visto anche che per le strade non c'era letteralmente nessuno a parte lui -sto parlando con te- urlò ancora l'uomo che lo aveva richiamato e Dijar pregò che non l'avessero già riconosciuto mentre si voltava con calma per poter osservare chiunque l'avesse bloccato nel suo cammino. Il moro si trovò a fissare quello che era un ometto davvero molto più basso di lui e palesemente mezzo ubriaco visto il rossore che si era andato a formare sulle sue guance e quelli che erano i suoi movimenti poco coordinati: forse quello era il suo giorno fortunato.

-si?- domandò facendo il finto tonto mentre l'ometto gli si avvicinava e più lo faceva più Dijar cercava di trattenere le risate perché era più basso di quanto si fosse immaginato.

-sei un hunter no?-

-no, non lo sono- rispose velocemente e anche confuso Dijar: come diavolo aveva fatto quel tizio a credere che fosse un hunter?

-lo so che lo sei, esci la tua pistola e combatti- sbottò ancora l'ometto minacciandolo con il dito e Dijar alzò il sopracciglio destro parecchio confuso da quell'insistenza.

-signore le ripeto che non sono un hunter e non ho armi con me- il che era vero visto che aveva qualcosa di molto più potente di una pistola: il suo potere -perché è convinto del contrario?-

-sei vestito di nero come gli hunter, sei un hunter e mi devi risarcire i danni o combattere contro di me- e l'ometto si mise in posizione di combattimento mentre Dijar storceva la bocca perché non aveva davvero nessuna voglia di mettersi a fare scenate nel mezzo della piazza visto che qualcuno sarebbe di sicuro stato attirato dalle urla dell'ometto e l'ultima cosa che Dijar voleva era attirare l'attenzione di qualcuno.

-signore ho solo dei pantaloni neri, non può davvero credere che chiunque indossi anche solo un indumento nero possa essere un hunters- scosse la testa Dijar -mi dispiace ma non sono quello che sta cercando. Buona serata- e approfittando del fatto di essere molto più alto dell'ometto si voltò e camminò a grosse falcate verso il centro della cittadina allontanandosi dal male e soprattutto ignorando le urla del tizio. In quel momento non gli importava niente perché un pazzo ubriaco che lo aveva scambiato per un hunter non rientrava nelle sue priorità: doveva scoprire il segreto di quella cittadina.

Power HunterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora