le origini di un rapporto logorato tra uomo e natura
La rivoluzione industriale ha avuto un impatto definitivo sulla visione del mondo e sui campi del sapere: numerosi apparecchi tecnologici e scientifici sono stati introdotti al fine di spargere la conoscenza, si è verificato un incremento di macchinari e di aree urbanizzate, e la vita sembra essersi modificata radicalmente. L'uomo ha acquisito maggior consapevolezza delle risorse che la Terra offre, e data la sua insistenza in termini di progresso, è riuscito a sfruttarle per realizzare al meglio innovazione e modernità. Paesaggi, mondi e ritmi di vita tradizionali diventano così stravolti, entrando a far parte di un circolo vizioso ed irreversibile. Se da una parte l'uomo percepisce sé stesso come un essere evoluto, come il padrone della Terra e della ricchezza variegata delle risorse naturali, sfruttate al massimo e dalle quali ottenere il massimo vantaggio per una elevata condizione di comfort e benessere, dall'altra pare aver perso il buon senso e di essersi dato ad un matto sfruttamento dell'ambiente che lo circonda: chiaramente, l'evoluzione dell'industria e della tecnologia ha consentito un miglioramento della vita umana, superando di gran lunga quelle che si proponevano come le più buone tra le intenzioni, ma al tempo stesso ha rivelato un effetto boomerang, in grado di danneggiare chiunque ne usufruisca.
In particolar modo, questo disprezzo nei confronti del progresso appartiene a coloro che sperimentarono, nel corso del tempo, un'opinione diversa rispetto a quella convenzionale, condivisa dalla comunità, proprio a partire dalla modernità che lascia sottinteso un forte senso di negazione della propria identità in relazione al mondo esterno. Piuttosto, essi avvertono una profonda esigenza di entrare a contatto con la propria interiorità, che si identifica come una sorta di via alternativa per fuggire da questo mondo contaminato che non li comprende, preferendo un'elevata connessione con l'ambiente circostante. Questi uomini incompresi percorrono un itinerario opposto rispetto a quello proposto dall'uomo moderno, ormai sotto l'influenza del materialismo, e appaiono sconnessi dalle rivoluzioni che invece vengono apportate in ogni campo della conoscenza umana. Da un punto di vista sociale, la rivoluzione industriale stravolge persino i valori, e i borghesi sembrano essere al passo con i tempi storici affermandosi come la classe egemone. Questo periodo di cambiamenti economici, politici, sociali, sconvolge le idee, le istituzioni politiche, l'economia: ricordiamo i valori di libertà e di uguaglianza della rivoluzione francese esportati da Napoleone Bonaparte in tutta l'Europa, e l'affermazione del popolo come sovrano.
Vi è, dunque, una parte della società che si percepisce come al di sopra dei valori legati al profitto, all'utile, si ribella e si distacca definitivamente da una comunità che li fa sentire inadatti alla vita, cercando un legame profondo con il proprio io ed esprimendo la propria interiorità attraverso la natura. Il motivo di resa sociale spinge questi artisti ad una volontà superiore di innalzamento spirituale, ed è a partire dal contatto con la natura che riescono a trovare conforto alla solitudine. A tal proposito, Leopardi si troverebbe in pieno accordo con quanto affermato, e anzi ci direbbe che egli stesso, nella poesia dell'Infinito, evidenzia questa unione tra uomo e natura: egli si ritrova immerso in una contemplazione solitaria, su un colle che gli è sempre stato caro, che lo conduce a riflettere sull'infinito, ossia sulla dimensione fantastica, poiché la vita essendo limitata sia nello spazio che nel tempo gli consente di vagheggiare, termine usato dal poeta stesso. Nel momento in cui inizia a perdersi nel suo stesso viaggio mentale, ripensando al passato ed al futuro, si genera in lui una sensazione piacevole. Il poeta, infatti, è convinto del fatto che se da un lato le scoperte in ogni ambito della conoscenza umana possono annientare il pregiudizio, dall'altro ritiene che l'umanità possa acquisire la felicità solo attraverso le illusioni che esistevano prima del progresso.
Questo atteggiamento ambiguo può essere individuato nell'opera de 'il Copernico', ma ben presto Leopardi verrà messo a tacere da Pirandello, celebre autore della seconda metà dell'ottocento, che nel "Fu Mattia Pascal" accuserà Copernico di aver rovinato l'umanità, e di aver provocato la perdita del senso della vita stessa. In effetti, è tipico di questi artisti provare un forte pessimismo legato ai cambiamenti nel mondo, ed in particolar modo all'idea secondo cui l'uomo agisce secondo i propri fini, dunque in maniera egoistica e puramente disinteressata, e questa concezione pessimista si lega al pessimismo antropologico, tema affrontato da autori che hanno vissuto sotto le spinte del progresso e che hanno sperimentato una propria opinione sulla visione del mondo.
Un esempio tra i tanti è Schopenhauer, il cosidetto padre del pessimismo ottocentesco. Per spiegare meglio il suo pensiero filosofico, utilizza la metafora della formica gigante australiana che esprime la sofferenza universale. Se essa viene divisa a metà, è possibile notare che la coda continuerà a lottare con la testa, e dunque ogni parte del corpo lotta con sé stessa così come ogni essere vivente, compreso l'essere umano, rappresenta il sepolcro di altri esseri viventi perché ciò che li contraddistingue è la lotta alla sopravvivenza (ed effettivamente sappiamo che la rivoluzione ha condotto alla lotta di classe tra uomini). E in un elemento naturale semplice come il fiore che appassisce perché è dissetato, egli vede l'espressione della sofferenza della natura. La natura soffre, perché è costituita da milioni di soggetti che lottano tra di loro, e ciò conduce alla sofferenza universale.
La natura, quindi, diventa un elemento ricorrente nella vita dell'uomo, assumendo un ruolo fondamentale in relazione all'emotività e all'interiorità. Particolarmente devoto alla rappresentazione paesaggistica è un artista romantico, anch'egli appartenente al periodo ottocentesco, ossia Friedrich.
Friedrich ritiene che l'uomo non possa porsi contro la natura, non possa sentirsi superiore rispetto ad una dimensione infinita ed immensa qual è la natura, ma anzi è chiamato a farsi infinitamente piccolo nell'infinitamente grande, e a prendere consapevolezza del fatto che nel corso del tempo, l'uomo potrà progredire ed introdurre innovazioni ancora più efficaci, ma ciò non esclude il fatto che sarà sempre impotente di fronte alla natura, e alla sua forza in grado di sovrastarlo. Opera emblematica di Friedrich è "viandante sul mare di nebbia" in cui si esprime perfettamente il rapporto tra uomo e natura, ossia il senso di finitezza espresso dall'uomo in confronto al senso di infinito della dimensione naturale.
Nel corso della storia, abbiamo assistito dunque ad una presa di potere da parte dell'uomo e ad una sottomissione spontanea della natura alle mani umane, indisponenti e voraci, che modificando il paesaggio hanno portato alla consumazione della Terra, e gli uomini maggiormente dotati di sensibilità, ossia gli artisti caratterizzati dalla volontà di evadere, hanno cercato di condannare questa azione eversiva, e di conseguenza di non riconoscersi in una società che antepone i propri interessi. D'altronde, come Pirandello sostiene, il progresso industriale portato avanti dall'uomo ha portato ad un deficit di identità dell'individuo, ad un deficit di interesse in ambito umanistico (dato che la mentalità prevalente è borghese, dunque i valori legati al profitto, al commercio ed all'utile sono i principali) e all'inquinamento estremo.
L'uomo non può far altro che ammettere la propria inferiorità e limitatezza, sia nel tempo che nello spazio, in confronto alla natura che lo sovrasta e distrugge.
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frammenti d'animo
Não Ficçãouna raccolta di brevi componimenti poetici, di temi, di pensieri, di lettere che ho scritto nel corso degli anni (principalmente in italiano, ma è possibile trovare testi anche in francese e in spagnolo).