XVI- Mother

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Incredibilmente, Charlie, nel marasma che era l'hotel, aveva un ufficio. Non lo usava praticamente mai, anche se grazie a Niffty non vi era un granello di polvere, e lo stato di abbandono della stanza lo si poteva scorgere solo dai tomi di umanologia abbandonati sugli scaffali delle librerie, oppure da vecchissimi schizzi di quello che prima era l'Happy Hotel abbandonati sulla scrivania. Lucifero vi entrò come se stesse andando a morire, e si accomodò sulla sedia girevole a forma di mezza mela presente nella stanza. «Papà che sta succedendo?» una luce di speranza si accese nel petto della principessa. «Hai trovato la mamma?» quasi le veniva da piangere. Sette anni erano passati dall'ultima volta in cui l'aveva vista: aveva iniziato a pensare che la avessero uccisa per rubarle la voce, la sua splendida capacità canora che aveva la capacità di influenzare chiunque, aveva preso da lei il potere di ordinare ma odiava utilizzarlo, anche perché le ricordava troppo le lezioni fatte con sua madre per imparare a gestirlo.
Lucifero non le era sembrato mai così afflitto come in quel momento. «Siediti Charlie.» mormorò e fece un gesto verso le sedie davanti alla scrivania. La bionda obbedì, l'ansia che le divorava le viscere come una tarma. «Papà ti prego...» mugugnò con il magone alla gola. «Si, so dove è tua madre.» Charlie si rialzò, entusiasta, prendendo le mani di suo padre, la fede che ancora gli brillava al dito, simbolo di quanto ancora la amasse. «È fantastico! Dobbiamo assolutamente andare a prenderla e-» - «Charlie!» gridò il signore dell'inferno. Lei si bloccò sul posto, suo padre era il volto della disperazione, le lacrime agli occhi. «Lei...sette anni fa ha fatto un patto con il paradiso.» sussurrò e il mondo di Charlie si capovolse. Si accasciò sulla sedia, sciogliendo la presa che condivideva con il genitore. «C-cosa...?» lui continuò. «Lei sarebbe potuta tornare in paradiso, in cambio loro avrebbero potuto compiere lo sterminio indisturbati.» La principessa avrebbe voluto tapparsi le orecchie e urlare forte, gridare alla falsità, ma suo padre le era parso poche volte sincero come in quel momento. «Mi è arrivata una lettera, da parte sua...» uno schiocco di dita e quella comparve nelle sue mani. L'odore di luce e pulito che emanava il paradiso permeò l'aria e a Charlie a sentirlo veniva solo da vomitare. «Mi ha chiesto di convincerti a smetterla con il tuo progetto.» la principessa gli strappò la lettera di mano. La aprì con dita tremanti e riconobbe la grafia elegante e riccioluta della madre.

"Luc caro, ti prego di recapitare alla nostra amata figlia questo messaggio: il suo "hotel" deve chiudere i battenti, altrimenti il patto che ho con la città d'argento verrà violato.
Tua per sempre, Lilith"

«No...» la rabbia iniziò a montare in lei, cercando nella lettera altre informazioni. «Tu lo hai sempre saputo?!» lui incassò la testa nelle spalle. «Lo sospettavo, l'inizio dello sterminio coincideva con la scomparsa di tua madre. All'inizio pensavo che ne fosse stata vittima...» sospirò. «Ma poi l'altro giorno mentre dormivo ho sentito il suo canto. In cui mi narrava cosa fosse realmente accaduto. Pensavo fosse un incubo, ma poi ho trovato la lettera sul mio comodino.» Charlie si alzò in piedi, rileggendo le parole scritte nella lettera. Gridò e le corna fuoriuscirono con così tanta violenza dal suo capo che un rivolo di sangue le colò sulla tempia. Frustò la coda demoniaca in aria, sbattendo la lettera sul tavolo. «A me non interessa un cazzo sé cadrà di nuovo dal fottuto paradiso!» ringhiò fuori di se. Lucifero si alzò andandole incontro. «La caduta Char...è terribile...» delle lacrime rotolarono sulle sue guance e in un moto di dolcezza Charlie gliele asciugò. Gli prese le mani. «Io riuscirò a redimere Alastor, e una volta aver dimostrato che anche un signore supremo può essere redento in paradiso non potranno scacciarmi via!» lei sentì il sapore amaro della vendetta in bocca. «E riporterò la mamma quaggiù, dove merita di stare.» lei non avrebbe più perdonato i tradimenti, così come aveva detto a Vaggie. Anche lo sguardo del re dell'inferno si incattivì. «Quella specie di renna di Babbo Natale?! È la cattiveria fatta demone, non meriterebbe nemmeno di respirare la tua stessa aria!» Charlie sorrise mestamente. «A me piace.» i suoi occhi divennero rossi. «Tesoro io so che a te piace la tua combriccola di amici; ma lui.» lei scosse la testa, un singhiozzo che le scuoteva il petto. «No papà io penso che mi piaccia anche troppo.» lo sguardo di Lucifero si accese di consapevolezza. La principessa crollò sulle ginocchia, scossa dal pianto, e il padre si inginocchiò al suo fianco, chiudendola in un bozzolo fatto di piume delle sue ali da serafino, come faceva quando lei era piccola e si faceva male. «Oh Char Char...»

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