VI- Swing begin

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Alastor era incredibilmente in fermento quella sera. A Charlie faceva piacere, se non che si stavano tutti -tranne Niffty che era rimasta all'hotel con la scusa di proteggerlo- dirigendo a Cannibal Town. La principessa sperava non li avesse invitati tutti ad un banchetto, perché sarebbe stato alquanto spiacevole. Camminarono per un po' verso le vie principali della cittadina, oltrepassando il gazebo in cui Rosie aveva radunato i suoi cannibali per farli convincere da Charlie a partecipare alla battaglia contro Adamo e i suoi exorcist. Se ci ripensava, a Charlie sembrava accaduto secoli prima. Girarono in un vicoletto e Alastor bussò ad una porticina. Un energumeno tutto denti appuntiti e pelle scura gli aprì e subito sembrò riconoscerlo. «Alastor! È da una vita che non vieni qui! Mimzy sarà contenta.» lui rise buttando la testa all'indietro. «Ne dubito fortemente amico mio!» il demone a guardia della porta si allungò poi a guardare il resto della combriccola. «Ti sei portato dietro l'entourage?» il demone della radio rise ancora. «AH AH non ti sfugge nulla vedo.» Charlie e gli altri si guardarono confusi, tranne Nazar, che se ne stava in coda con sguardo assorto. «Potete entrare.»
Quando misero piede all'interno, seguiti da Alastor, questi aveva un sorriso giocoso. «Diamoci una sistemata.» e schioccò le dita e si ritrovarono tutti in nuove vesti. Angel Dust indossava un vestitino anni 20, tutto frange nere sbrilluccicose, un cerchietto di piume in testa, abbinati a dei lunghi guanti in seta, lasciandogli del suo outfit originale solo gli alti stivali in pelle, che erano un simbolo dell'aracnide dal quale tutti sapevano non si volesse separare per niente al mondo. Husk si ritrovava chiuso in una camicia bianca con sopra un gilet nero a righe grigie. Anche Alastor stesso indossava abiti diversi: un giacca lunga bordeaux a righe nere faceva capolino sopra un panciotto in pendant; la sua iconica camicia era diventata nera mentre il papillon non aveva subito trasformazioni. I pantaloni erano a tinta unita dello stesso colore di giacca e gilet in contrasto con le scarpe nere opache. Sembrava che la magia di Alastor non avesse fatto effetto su Nazar, con l'evidente fastidio del rosso. Charlie si rese conto di indossare lo stesso abito di Angel, solo di un bel rosso acceso, con i guanti e le scarpette di una colorazione simile alla mise di Alastor. Toccandosi i capelli se li ritrovò corti in un caschetto e arricciati. Ultima differenza che trovò era che Alastor aveva avuto il cuore di lasciare ad Angel un bello scollo a V, contrariamente a quello tondeggiante e molto più sobrio della principessa. «Ma che cazzo di figata!» si entusiasmò il ragnetto girando su se stesso. Charlie poté giurare di aver intravisto degli slip di pizzo rosa per quanto il vestito fosse corto. Arrossì cercando di spingere in basso il suo senza successo. «Ci ho fatto riservare un tavolo chers amis.» Husk lo ignorò deliberatamente, berciando qualcosa sul fatto che si sentisse un damerino da quattro soldi e dirigendosi al piano bar, tallonato da un Angel Dust entusiasta, che gli gridava dietro quanto fosse sexy. Charlie lo invidiò: ne invidiava il portamento con la quale indossava quel vestito e la sicurezza, mentre lei si sentiva il brutto anatroccolo. «Al...posso riavere i miei vestiti?» chiese. Lui la osservò inclinando la testa e assottigliando gli occhi. «Assolutamente no!» le porse il braccio. «Sorridi chèrie! Dopotutto è la mia serata.» lei sospirò e avvolse la sua mano attorno all'appoggio che il demone della radio le aveva porto, sorridendo timidamente. Alastor aveva ragione, non aveva senso stare a rimuginare su se stessa: era la serata del suo hotelier, non aveva intenzione di rovinargliela. Si avvicinarono insieme ad un tavolo rotondo davanti al palco, circondato da sedie in legno scuro imbottite di rosso. Su di esso in grafia elegante, vi era un foglietto con scritto "Alastor" e davanti, intenta a leggerlo vi era «Mimzy!» salutò il demone con il suo sorriso più affabile. Charlie si aggrappò a lui anche con l'altra mano, quando lei la squadrò con tutto l'astio che il creato potesse consentire ad una sola demone, e probabilmente era una grande quantità. «Alastor. -masticò- Pensavo fossi venuto per scusarti con me per il modo orrido con la quale mi avevi trattata.» e scoccò un'altra occhiataccia a Charlie. «Non che fossi venuto con la tua principessina da quattro soldi.» la bionda strinse la mascella, sentendo la rabbia pulsare sotto pelle. Percepì Alastor irrigidirsi sotto le dita, il suo sorriso che si faceva affilato. «Niente affatto mia cara! E ti converrebbe ritirare ciò che hai detto sulla mia accompagnatrice, o sarò costretto a radere al suolo questo gradevole posticino, e tu non lo vuoi chèrie, Mh?» qualcosa si agitò nello stomaco di Charlie. Alastor La aveva appena difesa? Lo guardò e lui si voltò verso di lei, sorridendole morbidamente, le palpebre leggermente abbassate. «Non lo faresti!» ringhiò la cantante. Alastor si girò con calma verso di lei, indugiando ancora un po' sulla figura della principessa. «Vuoi giocare a questo gioco con il demone della radio?» sogghignò malevolo. Mimzy strinse i denti affilati, e questa volta la scoccata che lanciò a Charlie fu di puro odio. «Scusate, vostra altezza.» sputò fuori. Charlie mantenne il suo sguardo, sorridendo falsamente. «Figurati!» Alastor la guardò , gli occhi rossi che luccicavano nelle luci soffuse del locale. La principessa si accorse di essersi incantata a guardarlo quando notò con la coda dell'occhio Mimzy andare via ancheggiando, l'ombra di qualcosa che aveva detto nell'aria che lei non aveva per niente colto; e forse nemmeno il rosso. «Vi interrompo, di nuovo?» Alastor si voltò verso Nazar, e questa volta le luci nei suoi occhi sembravano tizzoni ardenti del fuoco infernale. Charlie arrossì, lasciando il braccio di Alastor per incrociare le braccia al petto. «Ma no, no. Ti serviva qualcosa?» Nazar la guardò, il sorriso furbo sempre impigliato tra le labbra: anche i suoi occhi allungati sembravano luccicare, ma a Charlie non piacque l'inclinazione sinistra che quelli prendevano. «Volevo riservarmi un ballo con te, se fosse possibile.» la principessa aprì stupidamente la bocca, sorpresa, ma prima che potesse rispondere Alastor la precedette. «Spiacente ma è impegnata.» Charlie aggrottò le sopracciglia, voltandosi a guardarlo. Lui però era totalmente concentrato nella sua gara di sguardi con Nazar. «Ah si? -chiese l'albino- E con chi?» il demone della radio sorrise ancora più ampiamente. «Con me, naturalmente.» Charlie sentì di nuovo quella strana sensazione alla bocca dello stomaco, e si chiese se magari non fosse per la fame: stava mangiando poco da quando si era lasciata con Vaggie. Si ripromise di approfittare e portare tutti fuori per la colazione il giorno dopo.
Persa nelle sue riflessioni non si rese conto che Alastor e Nazar la stavamo ambedue guardando, in attesa. Arrossì per la vergogna. «Cosa?» Alastor assottigliò gli occhi. «Vorresti concedere un ballo a costui?» Charlie non ci vedeva nulla di male, ma guardò il demone della radio, e lesse l'aspettativa nei suoi occhi, e anche in quelli di Nazar. Ma era la serata di Alastor, e non lo voleva deludere. «Mi spiace Nazar, ma per questa sera sono tutta sua.» abbozzò un sorriso. Alastor rise battendo le mani. «Eccellente! Direi che possiamo iniziare allora!» schioccò le dita e prese a suonare una musica ritmata. Charlie riconobbe la canzone.
Si spostò dall'altro lato della sala, mentre Alastor restò dov'era. Lei iniziò a cantare ed entrambi iniziarono ad andarsi incontro.

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