V- after sex

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Charlie si rese conto di essersi dimenticata di mettersi il reggiseno a metà strada. Questa cosa la fece ridere così istericamente e sguaiatamente che più di un demone per strada si fermò a guardarla sconcertata, ma non le importò. Quella era di gran lunga la sua serata peggiore da un po' e di fare una magra figura con dei perfetti sconosciuti era l'ultima delle sue preoccupazioni. Arrivò all'hotel con le lacrime incrostate alla faccia, le altre consorelle pronte a strabordare appena avesse chiuso la confortante porta della sua camera, e questa volta non era intenzionata più ad uscirne. L'hotel poteva andarsene a quel paese: una fallita come lei non sarebbe mai stata in grado di redimere alcuna anima. Come poteva salvare gli altri se lei stava solo affogando?
Riprese a singhiozzare, gonfia di quei pensieri deprimenti, aprendo la porta dell'hotel. «Bene bene! Eccola di ritorno e- emh, ma chèrie che cosa ti è accaduto?» la principessa emise un rantolo, chiudendo la porta e pestando i pugni su di essa. «Non ora Alastor.» sussurrò. Si voltò diretta verso le scale ma il demone della radio si parò davanti a lei. «Ma belle su su! Cos'è questo aspetto funerino che ti permea?» allungò una mano verso di lei, ma lei la scacciò via. Le luci sfarfallarono e il sorriso del demone divenne pericoloso. Charlie non se ne curò e semplicemente lo superò, molto vicina a dargli una spallata. «Ho detto non ora cazzo!» berciò e salì i gradini due a due.
Quando arrivò nella sua stanza non si curò nemmeno di chiudere la porta, entrò e si accucciolò ai piedi del suo letto, lasciandosi andare ad un pianto sconsolato. «Il tuo comportamento non è stato dei migliori ma chèrie, ma considerando il tuo stato pietoso transigerò, per questa volta.» Charlie sobbalzò, alzando lo sguardo. Alastor era piegato davanti a lei, in modo tale da avere la sua faccia più o meno alla stessa altezza della sua. «Cosa vuoi Alastor eh? Intrattenerti?» lui ridacchiò e la cosa fu un colpo al cuore per Charlie. «Ammetto di trovare questo piagnisteo intrattenitivo, ma vorrei coglierne la causa.» la principessa si richiuse ancora di più su se stessa. «Voglio restare da sola!» gridò pingendo rumorosamente. «Ehi ehi che cosa sta succedendo qui?» Charlie notò appena tra le lacrime l'arrivo di un trafelato Angel e di Husk. «Stronzo che cosa le hai fatto!?» si avvicinò il pornoattore, pronto a prendere la ragazza tra le sue braccia. «Mio effeminato amico, sto solo cercando di comprendere la situazione.» esplicò senza scomporsi il rosso, rimettendosi in piedi e fronteggiando la slanciata figura dell'aracnide. Quest'ultimo incrociò un paio di braccia, voltandosi verso la bionda. «Charlie tesoro hai un aspetto orribile che cosa ti è successo?» Charlie si alzò faticosamente in piedi. «Ho chiamato Vaggie.» mormorò, la vergogna che che vibrava nel petto sotto lo sguardo commiserevole di Angel Dust. «Charlie...» - «Oh ma che sciocca mossa cara!» gli parlò di sopra Alastor. La principessa sentì la rabbia montare dentro di lei. «Si prendimi in giro! A te forse non importerà di nessuno, ma io non sono così!» sbraitò e lo sguardo del rosso si adombrò, il sorriso che si induriva in un ghigno. «Come prego?» Charlie non aspettò di aggiungere altro, troppo pentita della frase appena detta. E si scagliò, spingendo gli amici, fuori dalla porta.

Si rifugiò dove il disastro era iniziato: sul terrazzo dell'hotel; le lacrime che ormai non uscivano più. Un vuoto terrificante e confortevole si stava dilagando a macchia d'olio nel suo petto, e si rese conto che quella sera qualcosa dentro di lei si era inevitabilmente spezzato per sempre. «Principessa, che sorpresa trovarti qui.» Charlie si voltò verso la porta finestra, Nazar la raggiunse con calma, la coda che ondeggiava ipnotica dietro di lui. La bionda fu attraversata dal pensiero infantile di affondarvici le mani e la faccia, per saggiarne la morbidezza. «Scusa la franchezza ma hai un aspetto devastato.» affermò il canide, affiancandola. Lei rise senza allegria. «Lo so. -mormorò- Ho chiamato la mia ex.» lui la guardò sorpresa. «Vaggie giusto?» una stilettata colpì la bionda al centro del cuore, bucando come una bolla quella confortante sensazione di nulla. «Si -sospirò- speravo che dopo questa notte saremmo tornate insieme ma...» e lasciò la frase in sospeso. «Hai giaciuto con lei?»  la principessa si sorprese di avere la forza di arrossire. «Si.» ammise. «Questo è stato magari il suo modo di dirti addio.» disse lui e lo stomaco di lei si strinse dal disgusto. «Che merda...» mormorò e lui ridacchiò. «Convengo, si.» e restarono in silenzio uno accanto all'altra.

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