IV- the deer and the fox

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«Echm, disturbo?»
Charlie si staccò velocemente da Alastor, asciugandosi le ultime lacrime. Non che volesse farlo, ma girandosi verso l'ingresso, Nazar, un paio di valige al suo fianco, se ne stava dritto con uno sguardo affilato come rasoi, l'occhio sul suo petto -che Charlie decise di chiamare ciclopico- ridotto ad una fessura. «No macché! Bentornato!» la bionda fece per avvicinarsi, ma Alastor le mise una mano sulla spalla, superandola. «Il nuovo avventore! Deduco che tu abbia approfittato della mia assenza per visionare l'hotel in compagnia della nostra principessa Mhh?» incrociò le braccia dietro la schiena, il sorriso come una lama. «Hai deciso di permeare qui or dunque, nonostante la mia reticenza. Molto coraggioso da parte tua...o molto insolente.» Nazar fece un gesto teatrale con le mani, seminando neve, dalla quale fuoriuscirono mostriciattoli fatti di ghiaccio che presero i suoi bagagli a coppie di due e si incamminarono su per le scale ignorando beatamente la presenza di Alastor, che piegò le orecchie sul capo infastidito, gli occhi sgranati con le pupille ridotte a due spilli. «Ma prego sir, fai come se fossi a casa tua!» rimbeccò il demone della radio aprendo le braccia. «Abbiamo tanto di cui disquisire, prego seguici.»

Charlie era molto a disagio. I due demoni sedevano l'uno di fronte all'altro, con lei accomodata tra i due, a capotavola. Si squadravano assassini e l'aria era satura di potere demoniaco, che le faceva rizzare i peli sulla nuca e tremare leggermente le mani, accuratamente nascoste sotto al tavolo mentre se le torceva, tesa. «Allora monsieur cosa hai raccontato alla mia cara collega?» attaccò bottone Alastor, schioccando le dita e facendo comparire la sua tazza di caffè bollente tra le mani. Nazar fece lo stesso, ma davanti a lui comparve una signorile tazza di tea nero, al cui interno vi era una fetta di limone. «Sono informazioni riservate tra me e lei Dzhentl'men.» Alastor rise, rovesciando la testa all'indietro. «Vedi caro, tra me e la qui presente signorina non ci sono segreti di sorta! Orsù quindi, racconta.» e sembrava a tutti gli effetti una minaccia. L'albino sorseggiò la sua bevanda, e l'occhio ciclopico osservò Charlie con sospetto. Lei sorrise, incerta, cercando di convincere il nuovo ospite ad aprirsi. «E sia allora.» annuì il russo, appoggiando il mento sulle mani. «Le ho confidato che in vita ero un mercante e trafficante d'arte.» la principessa sgranò appena gli occhi, non era proprio così che gliela aveva raccontata. «Splendido!» applaudì il rosso. «E ditemi, le avete per caso confidato che siete un trafficante di anime qui all'inferno, Mhh?» la bionda si voltò di scatto verso Alastor, che aveva assunto la stessa posa dell'albino, il sorriso tanto allargato da risultare terribilmente inquietante e pericoloso. Charlie spostò la sua attenzione verso Nazar, Che non aveva perso la sua compostezza, se non per il sorriso ridotto ad una linea dura e l'occhio sul suo petto contratto da quella che Charlie si azzardò a identificare come ira. «Non ha chiesto e io non ho proferito parola temo.» replicò piattamente il demone volpe. «Che conveniente dimenticanza!» cinguettò il rosso. «Sa anche il motivo per il quale vorreste redimervi?» Charlie mise una mano sopra quella di Alastor, cauta. Lui la guardò di traverso, l'aura assassina che ancora lo permeava come un guanto, ma la principessa racimolò il suo coraggio e sorrise appena. «Tutte le anime possono essere redente Al.» lui si scostò dal contatto e lei ci rimase internamente male. «Ma certo mia cara, lo ripeti continuamente! Ma non credi forse che si necessiti accedere alla Santa città con le intenzioni più pure?» lui si voltò nuovamente verso la volpe. «Non di certo per vendetta.» sibilò. Nazar si alzò di scatto, la sedia rovesciata dietro di lui. Gli occhi gli brillavano come fanali mentre i canini si allungavano ancora di più in un ringhio feroce. L'aria si fece gelida, tanto che le finestre iniziarono a cristallizzarsi, mentre le luci sfarfallavano irrequiete. «E voi, signore supremo? -sputò iracondo- Avete le motivazioni giuste per accedere al paradiso?» Alastor si alzò con calma in piedi, gli occhi neri e le corna allungate. «Vorresti giocare al mio stesso gioco chienchien?» Nazar lo osservò con attenzione, finché una punta di consapevolezza sembrò materializzarsi nel suo sguardo. Rilassò la postura e la temperatura si alzò di colpo. Il sorriso che si ampliò sul suo volto era sadico. «Capisco, allora.» allungò una mano verso di lui. «Facciamo un patto.» Alastor inarcò un sopracciglio. «E perché mai io dovrei fare un patto con te? A meno che tu non mi offra la tua anima, si intende.» e rise sguaiatamente. Nazar scosse la testa. «Tu conosci una cosa di me e io ne conosco una di te.» Ora era Charlie ad essere interessata. Nonostante la curiosità le intimasse di stare ferma a guardare, la sua etica la spinse ad alzarsi, scacciando la mano tesa del demone volpe. «Basta così!» gridò ed entrambi si voltarono verso di lei. «Niente patti.» ammonì cupa. «E nessuno rivela niente di nessuno. Qui vige la sincerità, è vero, ma voglio sentirla dai diretti interessati.» Alastor allungò una mano verso di lei ma questa volta fu lei a scostarsi. «Non voglio più vedere una cosa del genere.» mormorò e se ne andò, sbattendosi la porta alle spalle.

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