2. Una lettera dal passato

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Un brusco risveglio li strappò al loro momento di intimità. "Ehm, non vorrei interrompervi" esclamò Edmund, lo sguardo fisso su qualcosa davanti a sé. "Non ricordavo rovine a Narnia," costatò, e tutti alzarono lo sguardo, incuriositi da ciò che il ragazzo stava osservando da qualche secondo.

Davanti a loro si ergevano le rovine di un antico palazzo, adagiate sul lato di una pianura rialzata. Rovine che nessuno di loro aveva mai visto prima, in tutti gli anni trascorsi in quel magico mondo. In preda alla curiosità, decisero di dare un'occhiata e si incamminarono tra i resti di quello che doveva essere stato uno dei palazzi più maestosi di Narnia.

"Chi credete abitasse qui?" Chiese Lucy, voltandosi verso Grace e Susan. Quest'ultima si chinò a terra per recuperare un oggetto d'oro che brillava alla luce del sole.

"Io credo noi," rispose con un filo di voce, osservando il gingillo con un espressione di perplessità, condivisa dalle altre due.

Edmund sbucò da dietro una colonna, unendosi a loro con Peter al suo fianco. "Hey, quello è mio!" Esclamò, con le sopracciglia inarcate. "E uno dei miei scachi," aggiunse poi.

"Quali scacchi, scusa?" Chiese il fratello, confuso.

"Beh, di certo non avevo degli scacchi in oro massicio a Finchley, che dici?" Rispose Edmund, sottintendendo che l'oggetto che teneva in mano non poteva che provinere da Narnia.

Nessuno di loro sapeva cosa pensare. Non riconoscevano quel luogo eppure, allo stesso tempo, sembrava che un volta fosse stato casa loro.

Lucy fissò un punto alle spalle della sorella. "Non può essere," sussurrò, per poi raggiungerlo. I quattro la seguirono con lo sguardo, incuriositi, per poi spostarsi dietro di lei.

"Ma non capite?" Chiese la ragazzina con fare ovvio. Indicò Peter, posizionandolo davanti a una piattaforma circolare, poi fece lo stesso con Susan, Ed e infine con Grace. "Immaginatevi delle mura e delle colonne, là" disse indicando un punto dinanzi a loro" E un tetto di vetro". A quel punto Grace ebbe come un'illuminazione e improvvisamente ricordò ogni cosa.

L'immagine di loro cinque, voltati verso la folla festante, le riecheggiò nella mente. I volti dei Narniani erano raggianti di gioia, mentre le parole del Grande Leone risuonavano nell'aria. Le corone, pesanti e luminose, poggiavano sui loro capi per la prima volta, simbolo di un regno finalmente restaurato.

"Cair Pravel" sussurrò Grace, un brivido che le percorreva la schiena. "Il palazzo dei cinque troni" aggiunse con voce flebile. Ma che cosa era accaduto? Questa era la domanda che tormentava le loro menti. Quando se ne erano andati, il palazzo era ancora integro e maestoso. Per quale motivo adesso era ridotto in quello stato di rovina?

I loro sguardi scrutarono ogni angolo di quelle rovine, con la consapevolezza di ciò che quel luogo un tempo era stato. Le mura, un tempo possenti e regali, erano ora scheletri di pietra, sgretolate e coperte di muschio. Le finestre, un tempo luminose e piene di vita, erano ora buchi neri che fissavano il vuoto. Il silenzio era assordante, rotto solo dal vento che sibilava tra le macerie. Ogni passo era un peso sul loro cuore. Ogni pietra caduta era un pezzo del loro passato che si frantumava.

"Catapulte," esclamò Edmund, chinandosi davanti a una grossa roccia rotonda. "Non è l'usura del tempo, Cair Pravel è stata attacata," costatò poco dopo, riflettendo sulla cosa.

Un'angoscia strinse il cuore di Grace come una morsa gelida. Un senso di oppressione le calò addosso, un macignò che la schiacciò. La sua mente si affollò di immagini di terrore. Il fragore delle spade che si scontravano, le urla dei soldati, il sangue che macchiva il suolo. Il suo popolo, la sua gente, che aveva cercato di difendere il castello in loro assenza. Immaginò la loro impotenza di disperazione di fronte al nemico incombente, la loro impotenza dinanzi alla forza bruta. Si sentiva responsabile, come ognuno di loro, per ogni vita perduta, per ogni lacrima versata.

The Prophecy [P.P.] - 2 -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora