Un'esplosione di gioia e sollievo pervase Narnia. La battaglia era vinta, il male sconfitto. I cinque sovrani dell'epoca d'oro, facevano il loro trionfale ingresso a Telmar. Acclamati dalla folla festante, attraversavano le strade cosparse di fiori, mentre il suono di musiche e canti risuonava nell'aria. Anche Caspian, finalmente incoronato Re, era raggiante di felicità. Il suo regno era stato salvato e ora poteva finalmente governare in pace e prosperità. Ma sotto la superficie di quella gioia collettiva, serpeggiava un'inquietudine sottile. C'erano vecchie questioni da risolvere, segreti da svelare, rancori da estirpare.
Per Peter e Grace, in particolare, era giunto il momento di confrontarsi. Il loro amore, un tempo così forte, era stato incrinato da incomprensioni e dolore. Ora, lasciate alle spalle rovine della guerra, si guardavano con occhi carichi di speranza e timore. Avevano bisogno di chiarire i loro sentimenti, di riaprire il vaso di Pandora che custodiva tutte le risposte.
Le ombre del passato si allungavano sul presente, minacciando di oscurare la loro ritrovata felicità. Nel pomeriggio, Grace irruppe nella stanza di Peter come un uragano, la sua voce irruppe nel silenzio assorto del ragazzo. Peter, immobile davanti alla finestra, era rapito da una visione esterna che lo teneva incollato al vetro. Il richiamo della giovane lo scosse come un tuono, e si voltò di scatto verso di lei, il suo sguardo pieno di sorpresa. "Vieni con me, dobbiamo parlare", disse Grace con un tono sicuro. Peter non esitò. Un brivido di timore gli attraversò il cuore, ma obbedì senza fiatare. La seguì in silenzio attraverso il corridoio, i loro passi veloci risuonavano sulla pietra del pavimento.
Le scuderie li accolsero con un'atmosfera ovattata, il profumo di fieno e di cuoio si mescolava al nitrito dei cavalli. Grace si avvicinò a due destrieri sellati, uno bianco come la neve e l'altro nero come la pece. Il loro manto lucido brillava sotto la luce fioca delle lanterne. Peter la guardò con un'espressione perplessa. "Dove andiamo?", chiese accarezzando il muso del cavallo bianco, un magnifico animale con una criniera fluente.
Grace sorrise, già in sella al suo destriero nero. "Voglio portarti in un posto", rispose enigmatica. "Parleremo quando saremo lì." Peter non poté obiettare. La sua curiosità era stata stuzzicata e il mistero che circondava questa improvvisa cavalcata lo intrigava. Salì in groppa al cavallo bianco e, fianco a fianco con Grace, si avventurarono nella luce della pomeriggio.
I loro cavalli scalpitavano impazienti sul sentiero erboso, le criniere fluenti al vento come bandiere di libertà. Il grande bosco dell'Ovest si apriva davanti a loro, un mare verdeggiante che li avvolgeva in un abbraccio silenzioso. Un'aria fresca e frizzante accarezzava i loro volti, il profumo dei fiori selvatici invadeva le loro narici. I raggi del sole filtravano tra le chiome degli alberi, creando un gioco di luci e ombre che danzava sul terreno. Entrambi cavalcavano fianco a fianco, sorrisi radiosi illuminavano i loro volti. Era come se il tutto si fosse fermato, come se fossero tornati indietro nel tempo, ai giorni spensierati della loro permanenza a Narnia.
Ricordavano i pomeriggi passati a esplorare il regno, a galoppare attraverso foreste e praterie, a raggiungere i luoghi più remoti e selvaggi. La valle di Beruna, un'infinita distesa di verde punteggiata da viole e margherite. Il guado, un passaggio di acqua fresca dove si tuffavano per rinfrescarsi. Il lago, un tempo gelato durante l'Inverno dei Cento Anni, tornato a brillare al sole. E infine, all'orizzonte, si stagliava la pianura maestosa sulla quale un tempo si ergeva Cair Paravel, il loro castello, la loro dimora. Le torri che una volta svettavano verso il cielo come lance dorate, le mura bianche che scintillavano al sole. "Finalmente a casa", sussurrò Grace, scendendo dal suo destriero, quando finalmente giunsero tra le rovine di quel magnifico luogo. Il sole calava pigro all'orizzonte, tingendo di rosa antico le rovine che sorgevano su un alto piano. Il mare cristallino, alle loro spalle, rifletteva i bagliori crepuscolari, creando un gioco di luci e ombre che si rincorrevano sulla superficie increspata. La giovane regina si fermò davanti alla porta sgretolata, lo sguardo perso nel lontano abbraccio tra cielo e mare. Peter, un'ombra silenziosa al suo fianco, attendeva paziente che lei trovasse le parole per rompere il silenzio. Una tensione palpabile gravava su di loro, un nodo scorsoio di pensieri e timori che li teneva avvinghiati. Entrambi cercavano il modo migliore per iniziare quel discorso che ardeva nelle loro gole, bramando di essere liberato.
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The Prophecy [P.P.] - 2 -
Fantasia- Pensi che io non soffra adesso? Mi hai negato un segreto così grande, Grace! - Si avvicinò a lei con tono accusatorio - Come posso più fidarmi di te?! Come?! Dopo tutto questo. Abbiamo fatto un giuramento, insieme ci siamo promessi di affrontare q...