10. Un incontro tra due anime

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Grace dischiuse le palpebre con trepidante lentezza, come se temesse di essere inghiottita nuovamente dall'oscurità che l'aveva avvolta. La luce del sole, filtrando attraverso le ciglia stanche, le dipinse il viso di una tenue luminosità dorata.

L'aria, ferma e silenziosa, pesava sulle sue membra come un velo impalpabile. Il frastuono del duello, un tempo un inferno di clangore metallico, grida di ferocia e rantoli di dolore, era stato sostituito da un silenzio assordante. Un silenzio che pulsava nelle sue orecchie, che l'avvolgeva come un sudario, quasi irreale nella sua perfezione.

Niente più scontri furiosi di spade che si incrociavano. Niente più urla di battaglia che laceravano l'aria. Niente schiamazzi di vittoria o lamenti di sconfitta. Solo una pace profonda, infinta. Un'immobilità irreale regnava sovrana.

Un velo di smarrimento annebbiò la sua vista per un istante, un battito di ciglia incerto, come se il mondo si fosse dissolto in una nebbia impalpabile. Poi, gradualmente, la nebbia si diradò e la realtà tornò a fuoco. I suoi occhi si spalancarono, catturando la bellezza di un paesaggio che la lasciò senza fiato.

Alberi svettanti si ergevano intorno a lei, come sentinelle silenziose di un regno incantato. Le loro chiome, vestite di una tavolozza di colori vivaci: verde smeraldo, rosso rubino, giallo oro, si protendevano verso il cielo, creando un baldacchino naturale che filtrava i raggi del sole. Un tappeto erboso, morbido come velluto, si stendeva sotto di lei, punteggiato da una miriade di viole che emanavano un profumo soave.

Un senso di disorientamento la pervase. Dove si trovava? Come era giunta in quel luogo?L'unica cosa che le era chiara era la sensazione di aver già vissuto una simile bellezza, in un tempo lontano, secoli prima, quando Narnia era ancora il luogo magico che ricordava.

Un brivido di nostalgia le attraversò la schina. La mente fu attraversata da miriadi di domande diverse contemporaneamente, ma non diede loro molto peso. Chiuse gli occhi per un attimo, respirando a fondo l'aria profumata di fiori e di terra. Il canto degli uccelli e il fruscio delle foglie nel vento riempivano le sue orecchie, come una musica soave che acarrezzava la sua anima.

Grace portò una mano a posarsi sulla ferita, quasi con timore reverenziale. Un tocco leggero, come una piuma che accarezza la pelle. Le dita, calde e rassicuranti, esploravano la ferita, cercando di capire se sanguinasse ancora, se il dolore fosse ancora presente. Ma non c'era più traccia di alcuna ferita. Lo squarcio che la spada di Miraz aveva inflitto era svanito nel nulla, come se non fosse mai esistito. La pelle della giovane era liscia e intatta, come se non avesse mai subito alcuna violenza.

La giovane si trovava lì, immobile, con lo sguardo perso nel vuoto. Il suo volto era una maschera di perplessità e disorientamento. Improvvisamente, un movimento alle sue spalle la fece trasalire. Balzò in piedi come una molla, il cuore che le batteva in gola. Scrutò l'ambiente circostante con occhi spalancati, cercando di individuare la fonte del movimento. Il fruscio delle foglie, agitato da una brezza leggera, la costringeva a voltare il viso in ogni direzione. I suoi occhi guizzavano freneticamente a destra e a sinistra, cercando di catturare qualsiasi ombra, qualsiasi forma che potesse nascondere una presenza. La tensione era palpabile, l'aria carica di suspense.

Finalmente, dopo un'agonia che sembrò durare un'eternità, una figura emerse dall'ombra, rivelandosi alla luce del sole. Grace la fissò con trepidante attesa, il respiro sospeso in gola. "Aslan..." sussurrò con stupore e gioia, il corpo immobile, rapito dalla contemplazione del grande Leone. "Non sai quanto sono felice di vederti, è da giorni che spero nel tuo arrivo." Le parole di Grace uscirono a malapena dalle sue labbra, cariche di un'emozione travolgente. Il suo viso era un ritratto di sollievo e beatitudine, gli occhi splendevano di una luce nuova. La presenza di Aslan, il leone maestoso e saggio, era un faro di speranza in un mare di incertezza e dolore. L'animale le rivolse un sorriso rassicurante, i suoi occhi color oro emanavano una luce calda e accogliente. La sua voce, profonda e melodiosa, risuonò nell'aria come una musica celestiale. "Non temere, Grace," disse Aslan. "Sono qui con te."

The Prophecy [P.P.] - 2 -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora