3. Echi di un regno perduto

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A bordo della barca recuperata ai soldati Telmari, il gruppo, insieme a Trumpkin, iniziò il suo viaggio lungo il fiume. Le acque cristalline, un tempo specchio di una terra rigorosa, ora riflettevano solo il desolante panorma lasciato dall'invasione nemica.

Peter remava con vigore, mentre gli occhi di tutti scansionavano la riva, cercando tracce di vita tra le rovine silenziose. Alberi immobili, foreste silenziose, un opprimente malinconia avvolgeva ogni cosa.

Un'angoscia profonda serrava il cuore di ognuno di loro di fronte a quella realtà così diversa dal passato glorioso di quel luogo. Grace ricordava con nostalgia le sue traversate su quel fiume, un tempo brulicante di creature acquatiche e ninfee che creavano incantevoli giochi di luce. Ora, solo un lontano e doloroso ricordo pesava sui loro cuori feriti.

"Quando voi ve ne siete andati, gli abitanti di Telmar ci hanno invaso", Trumpkin iniziò a raccontare con voce cupa, guardando il cielo plumbeo sopra di loro. "I sopravvissuti si sono rifugiati nella foresta e gli alberi si sono così chiusi in se stessi, da non dare più segni di vita". Concluse con amarezza, mentre la storia straziante rieccheggiava nel silenzio assordante.

Un'onda di sgomento travolse Lucy. Gli occhi spenti mentre fissava la desolazione che li circondava. "Aslan come ha potuto permetterlo?" Chiese con voce tremante incredule di fronte a tanta sofferenza.

Trumpkin la guardò con amarezza. "Aslan?" Rispose con rabbia repressa. "Ci ha abbandonati, proprio come avete fatto voi." Le sue parole colpirono come un dardo nel cuore dei cinque sovrani, provocando un senso di colpa che li attanagliò.

Peter, ancora voltato di spalle, remava con foga. "Non volevamo andarcene, sai?" Si difese con voce rotta. Le lacrime pizzicavano i suoi occhi, ma le tratteneva con tenacia.

Grace annuì, con gli occhi lucidi che cercava di nascondere. "Credimi, non avremmo mai voluto abbandonare voi o Narnia." La sua voce era un sussurro. Quel luogo magico le aveva donato la gioia più grande, la possibilità di portare in grembo una nuova vita. Non avrebbe mai voluto che tutto svanisse nel nulla.

Trumpkin li guardò con indifferenza. "Adesso non ha più importanza," disse con tono gelido.

Peter serrò le labbra con determinazione. "Portaci dagli abitanti di Narnia" ordino con voce ferma "Allora avrà di nuovo importanza."

Proseguirono per la loro strada, con i remi che scricchilavano contro i legni della barca mentre solcavano l'acqua scura del fiume, ancora per qualche chilometro. Poi, finalmente, approdarono su una riva sassosa. I sovrani scesero a terra, tirando la barca sulla terraferma e legandola saldamente per evitare che la corrente la portasse via.

Lucy, irrequieta come sempre, si allontanò subito per esplorare i dintorni. Il suo sguardo vivace si posò su una figura possente che si stagliava contro il verde della foresta: un grosso orso bruno intento a bere dal fiume.

Un sorriso spontaneo illumino il volto della giovane. "Hey, ciao!" Esclamò, agitando la mano in segno di saluto, attirando l'attenzione dei cinque che la seguivano a distanza.

L'orso, incuriosito dalla voce della giovane, si sollevò sulle zampe posteriori, scrutandola con attenzione. Lucy si avvicinò con cautela, sperando di poter instaurare un dialogo con il possente animale. Tuttavia, l'orso non proferì parola, emettendo solo dei versi gutturali che non lasciavano presagire buone intenzioni.

Trumpkin, notando il crescente nervosismo dell'orso, urlò con apprensione. "Non ti muovere, Maestà!". Lucy si voltò di scatto, sorpresa dell'avvertimento. In quel preciso istante, l'orso si avventò contro di lei con una furia inarrestabile. La giovane capì che non c'era tempo per esitare: era una questione di vita o di morte.

The Prophecy [P.P.] - 2 -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora