The Prophecy [P.P.] - 2 -

5. Sfidando L'ignoto

Il momento era giunto. Il piano elaborato con tanta cura era finalmente pronto per essere messo in atto. Con i cuori palpitanti e gli sguardi carichi di determinazione, i guerrieri si disposero in posizione dinanzi al castello di Miraz, attendendo il segnale d'attacco.

Edmund, in groppa a un possente ipogrifo, fendeva l'aria con destrezza. Atterrò silenziosamente su una delle torri di vedetta principali, come un fantasma nella notte. Con un tempismo perfetto, attese il momento propizio per colpire la guardia di ronda. Un colpo secco e preciso la disarcionò, lasciandola senza vita ai suoi piedi.

Cautamente, il ragazzo si sporse dal cornicione, scrutando l'oscurità circostante. Nessuno sembrava aver notato la sua presenza. Un sospiro di sollievo gli sfuggì dalle labbra. Tirò fuori la sua torcia a batteria, un piccolo faro nella vastità della notte. Accendendola e spegnendola con rapidità, diede il via alla seconda fase del piano.

Un silenzio irreale calò sul campo di battaglia. Un silenzio che era solo l'anticamera della tempesta. Nel buio, come ombre silenziose, Grace, Susan, Peter e Caspian si mossero all'unisono. I loro destrieri alati li portarono i volo sulle restanti torri del castello, dove, con la stessa efficenza di Edmund, eliminarono le guardie di ronda.

Atterrati sulla torre nord, si accovacciarono furtivamente, cercando un modo per calarsi all'interno del castello. Un'unica finestra, situata proprio sotto di loro, rappresentava la loro via d'accesso.

Nel frattempo, Ripchip e la sua squadra di roditori si infilarono furtivamente nel castello, sfruttando ogni foro e botola nelle mura e sul suolo. Come topi silenziosi, si muovevano nell'ombra diretti verso il loro obbiettivo: abbassare il ponte levatoio e permettere ai loro compagni di entrare.

I quattro, invece, si trovavano nella stanza del maestro di Caspian. Un uomo ormai anziano, che negli anni aveva raccontato lui le storie dell'era d'oro di Narnia, dei re e le regine che regnavano all'epoca e della profezia che li legava a quel mondo. Aveva nutrito la speranza che Caspian un giorno potesse diventare il re di Telmar che avrebbe salvato quel modo. Ma di lui non c'era traccia, probabilmente rinchiuso dopo la fuga del principe, avvenuta proprio grazie al suo aiuto.

"I devo trovarlo!" Esclamò Caspian, osservando con angoscia l'oggetto che teneva tra le mani.

"Non hai tempo, devi aprire la grata!" Ribatté Peter con tono perentorio, la rabbia che ardeva dentro di lui rendeva le sue parole taglienti come lame.

"Senza di lui non saresti qui e nemmeno io!" Ricordò il giovane, e tutti sapevano che avesse ragione. Perfino Peter si voltò a guardare Susan, cercando consiglio, sperando che lei riuscisse a convincere il principe a seguire il piano.

Grace storse il naso a quel gesto. Di solito era lei la persona a cui esso rivolgeva quello sguardo, colei alla quale chiedeva aiuto. Ma stavolta nemmeno l'aveva degnata di un'attenzione. "Noi tre occupiamoci di Miraz," suggerì la sorella, capendo le esigenze di Caspian. Entrambi annuirono in silenzio, anche se Peter non era del tutto d'accordo.

"E io arriverò alla grata in tempo," disse il principe con tono sicuro, come se fosse una promessa. Poi si diresse verso la porta ma Grace lo fermò prima che potesse uscire.

"Fa attenzione," disse con premura. Peter abbassò lo sguardo. La ragazza non aveva secondi fini con il principe, amava il biondo più di chiunque altro e sapeva che Susan nutrisse una cotta per Caspian. Semplicemente, non voleva che nessuno si facesse del male o, nei peggiori dei casi, morisse quella notte. Era solo il cuore a parlare, e il suo essere la Regina che era sempre stata. Caspian le sorrise e infine uscì dalla stanza.

I loro passi rimbombavano sui pavimenti di pietra del palazzo. Ognuno di loro era teso come una corda di violino, consapevole che da lì a breve il loro destino sarebbe stato segnato. Il loro obbiettivo era la stanza di Miraz, ma il castello era un labirinto di corridoi che sembrava non finire.