6. Un fantasma in cerca di riscatto

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Il sole, ormai alto nel cielo, illuminava ogni cosa con la sua luce cruda e impetuosa. I volti dei reduci, dopo una notte di lotta e viaggio estenuante, erano segnati dall'amarezza della sconfitta. Ombre di dolore e rimorso oscuravano i loro lineamenti, mentre il peso della perdita gravava sulle loro spalle come un macigno.

Grace, in particolare, era lacerata dai sensi di colpa. Si sentiva responsabile per aver abbandonato i suoi compagni, quelli che per anni aveva promesso di proteggere. Aveva giurato di non voltare loro le spalle, eppure l'aveva fatto. Avrebbe dovuto insistere di più con Peter, convincerlo a rinunciare a quel piano suicida e ascoltare il suo istinto. Ma ormai era troppo tardi. Il loro sacrificio era stato vano e la loro perdita irreparabile.

Lucy, rimasta al rifugio perché troppo piccola per combattere, corse loro incontro con trepidante entusiasmo. Il suo volto era pieno di speranza e di gioia, ansiosa di conoscere l'esito della battaglia. Ma il sorriso le si spense immediatamente quando vide lo sguardo duro e arcigno del fratello maggiore. Peter avanzava verso di lei con passo rigido, accompagnato da Caspian e dalle truppe, come un vulcano pronto ad esplodere.

"Che è successo?" Chiese Lucy con voce tremante, il suo sguardo già pieno di tristezza.

Quelle parole, semplici ma cariche di significato, furono la scintilla che incendiò la rabbia del biondo. "Chiedilo a lui!" esclamò con veemenza, indicando il principe con un gesto sprezzante del capo.

Caspian si sentì ingiustamente accusato. "A me?" chiese con tono incredulo, spalancando gli occhi per la sorpresa. "Dovevi lasciar perdere! Il tempo c'era!" ribatté con ardore, respingendo l'accusa. Ma Peter non era disposto ad ascoltare. "No, non c'era, grazie a te!" urlò, la sua voce carica di dolore e frustrazione. "Se tu avessi rispettato il piano, quei soldati potrebbero essere ancora vivi!"

In quell'istante, il dolore e il rimorso che tormentavano il suo animo trapelarono dalle sue parole, come un fiume in piena che travolge ogni argine. La tensione era palpabile nell'aria, carica di un'elettricità che preannunciava una tempesta imminente.

"E se tu fossi rimasto qui come ti avevo suggerito, lo sarebbero di sicuro!" replicò Caspian con veemenza. La sua risposta fu la goccia che fece traboccare il vaso. Peter si sentì colpito nel profondo, ferito da quella verità che, in fondo al suo cuore, sapeva essere tale. Forse avrebbe dovuto pensarci due volte prima di agire d'impulso, ma il suo orgoglio gli impediva di ammetterlo.

Peter avanzò con passo arrogante, il suo sguardo sfidante che trafiggeva Caspian come una lama avvelenata. "Credere di poter guidare quella gente, quello è stato il tuo errore!" Le sue parole sibilavano come serpenti, cariche di veleno e rancore. I denti stretti, le vene del collo pulsanti come corde di violino, il viso rosso di rabbia incontrollata, Peter era posseduto da un demone di orgoglio che lo accecava e lo rendeva crudele.

Non era un atto impulsivo, né una semplice conseguenza del momento. Peter voleva ferire il ragazzo, voleva farlo sanguinare interiormente, umiliarlo e schiacciarlo sotto il peso della colpa. Una colpa inesistente, un fardello ingiusto che il giovane Re caricava sulle spalle del Principe per nutrire il suo ego smisurato.

Il lato oscuro di Peter, quella furia repressa che covava sotto la superficie, si manifestava in tutta la sua abietta potenza. Grace osservava la scena con trepidazione, fremente dalla voglia di intervenire, di scuotere il ragazzo dal suo torpore di orgoglio e fargli aprire gli occhi sulla realtà.

"Non sono certo io quello che ha abbandonato Narnia!" esclamò Caspian, la sua voce vibrante di dolore e indignazione. La ferita inferta da Peter bruciava come un fuoco inestinguibile nel suo cuore, alimentando la collera e la frustrazione che lo tormentavano.

The Prophecy [P.P.] - 2 -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora