16. L'eredità di Narnia

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[La canzone riportata qui sopra servirà per una parte di questo capitolo, quando vedrete questo simbolo : ***, tornate indietro, premete play e godetevi la fine del capitolo in compagnia di questa meravigliosa canzone.]

La mattina seguente, quando il sole fu abbastanza alto nel cielo, Grace e Peter decisero di tornare al castello. Calvacorono sulla spiaggia alla quale si affacciava il grande mare orientale, che si estendeva a perdita d'occhio all'orizzonte. Le onde, come un velo d'argento, si infrangevano sulla battigia con un ritmo regolare, creando una melodia rilassante che accompagnava il loro viaggio. E con il il profumo di salsedine e la leggera brezza che colpiva la loro pelle, entrambi si persero all'orizzonte.

Lo zoccolo dei cavalli risuonava ritmico sul selciato mentre Grace e Peter si avvicinavano al grande palazzo di Telmar. Un senso di appagamento li pervadeva, dopo la loro piccola fuga che aveva rinvigorito il loro amore e rinsaldato il loro legame. Ma all'improvviso, la grata del palazzo si materializzò davanti a loro, ponendo fine al loro idillio. Grace, con il suo cavallo nero che scalpitava nervosamente, si fermò di colpo. I suoi occhi si posarono sulle figure di Aslan e Susan che si ergevano di fronte a lei e Peter, immobili come statue. Un'ondata di inquietudine li avvolse quando notarono l'aria triste e cupa che permeava il volto della giovane Pevensie. Sembrava che un'ombra oscura avesse calato su di lei, come se un evento irreparabile avesse sconvolto la loro esistenza. Senza esitazione, entrambi smontarono da cavallo e si precipitarono verso i due. Le loro domande incalzanti riempirono l'aria, cariche di apprensione e timore. L'atmosfera era tesa, carica di un'inquietudine palpabile. "Susan, Aslan, che succede?" chiese Peter con voce tremante, fissandoli entrambi con un'inquietudine crescente. L'aria era carica di tensione e il silenzio che li circondava era assordante. Peter attendeva con ansia una risposta, una qualsiasi spiegazione che potesse placare il senso di smarrimento che lo attanagliava.

"Devo parlarvi," rispose Aslan, la sua voce profonda risuonava nella corte del palazzo. "Ci sono cose che dovete sapere." Un velo di tristezza oscurava i suoi occhi dorati, e Peter ne percepì la gravità. "Seguitemi," ordinò il Leone, e i quattro si mossero in silenzio attraverso la corte. I loro passi calpestavano il ​​pavimento di pietra, mentre Aslan narrava loro la verità, una verità che solo Susan conosceva già. Le sue parole risuonavano nelle loro orecchie come un macabro presagio. Peter e Grace non potevano credere a ciò che stavano ascoltando, increduli di fronte all'enormità di quanto veniva loro rivelato. La loro mente si rifiutava di accettare la realtà, di comprendere il motivo e il senso di tale sconvolgimento.

"Questo significa che non vedremo più Narnia, che non potremo più tornare?" La voce di Grace era rotta dalla tristezza di quella notizia, mentre un nodo le stringeva la gola. Il grande Leone annuì con un velo di angoscia nello sguardo e, a quel punto, la giovane non poté più trattenere le lacrime. Non avrebbe più visto la bellezza di quel regno, cavalcato per i boschi, osservato le stelle con i centauri o vissuto avventure da togliere il fiato. Non avrebbe più potuto fare le sue passeggiate mattutine per la valle di Beruna, o assaporato l'aria fresca del grande mare orientale, che al tramonto diveniva uno spettacolo di colori e luci. Non avrebbe più provato l'ebrezza di essere chiamata regina. Niente, ma più.

Avrebbe lasciato alle spalle quella vita per sempre, una vita che ormai era troppo sua per dimenticarla. Poi una mano si posò sulle sue fedeli armi, quel cordiale donatogli secoli prima, da qualcuno che credeva fermamente in lei, in tutti loro. Quei pugnali erano stati grandi compagni di battaglie, le avevano donato forza ed equilibrio, insegnandole a combattere come una vera guerriera. Si era fidata di loro, ed essi non l'avevano mai delusa.

"Mi dispiace, mia cara. Ma il tempo qui, per voi, è giunto al termine". Un silenzio assordante li avvolse. I tre si scambiarono uno sguardo carico di dolore e rassegnazione. Ognuno di loro si rifugiò nei propri pensieri, cercando di dare un senso a quella notizia infausta, di accettare l'ineluttabile. "Vostra Maestà?" chiese Aslan, la sua voce vellutata ruppe il silenzio. Caspian, ormai Re di Narnia, si stagliava al centro del cortile. I suoi occhi, un tempo pieni di vivacità, ora erano velati di tristezza. Quando incontrò lo sguardo di Susan, un brivido di dolore lo percorse.

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