7. Nothing's New

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Anastasia's pov

Eccomi.

Difronte alla mia bellissima dimora alias casa degli orrori.

Non so come ma non incontrai Jenny tra i corridoi anche se sapevo che lei mi stava dando la caccia per pagarmela.

Indossavo panni non miei, panni che mi andavano larghi e che appartenevano a, quella che pensavo fosse, una quattordicenne.

Deglutì almeno un paio di volte prima di varcare la soglia del portone dell'immensa villa che mi ritrovavo attorno.

Sicuramente la maggior parte dei miei coetanei avrebbero desiderato una casa del genere, soldi e quant'altro ma io, invece, non sopportavo niente di tutto questo.

Camminavo a testa bassa sperando di non incontrare nessuno e poi chiudermi a chiave in camera mia. Da sola.

Qualcuno mi tirò i capelli.

Urlai.

La mano mi strattonava di qua e di là la testa, e sicuramente stava sbraitando qualcosa la persona che mi stava strattonando.

La persona che avevo denominato Matilda.

Non mi uscivano lacrime, mi ero vietata di piangere davanti a lei non meritava di vedermi tra le lacrime altrimenti avrebbe goduto e non lo doveva fare per nessun motivo al mondo.

<<Dove cazzo sei stata sgualdrina del cazzo?!>> strillò, lo sapevo perché la sua faccia era rossa, gli occhi leggermente a mandorla sgranati e la vena sul collo pulsava

La guardai in silenzio, come sempre.

<<Rispondimi!>>

<<Sei andata a fare la puttana? Questi vestiti non sono tuoi! Dillo ti sei scopata qualcuno? Ti sei fatta usare come una puttana?!>> sbraitò tirandomi per la maglia e mi destabilizzai per un paio di secondi,  scopare? Non avevo neanche dato il mio primo bacio.

Ma che ne poteva sapere lei oltretutto stava qui solo per l'abbondante mensile che le offriva mio padre.

Cacciai una risata amara.
La mia faccia non rilasciava nessuna emozione. Ero fredda come sempre.

<<Allora?!>> urlò

Aspettava che io parlassi, dicessi qualcosa ma rimasi ferma. Rimasi in silenzio, come sempre.

Mi diede uno schiaffo talmente forte che mi fece traballare all'indietro.

Me ne diede un'altro sempre sullo stesso zigomo, e ancora un altro.

Mi stava ammazzando ma non urlavo, non mi dimenavo, ero passiva. Ormai avevo imparato a non difendermi perché dopotutto sempre la stessa fine avrei fatto. Quindi perché sprecare quelle poche forze che mi rimanevano.

Non contenta mi prese di nuovo i capelli in mano strattonandomeli talmente forte che mi girava la tasta in un modo allucinante.

Sapevo dove mi avrebbe portata. Lo sapevo e non avevo mai sbagliato ad indovinare.

Non era niente di nuovo, da quanto tempo soffitta eh?

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