16. I will never let you go

969 42 6
                                    

                             Anastasia's pov

Olivia non aveva notato i miei lividi.

Prima, in macchina per quanto fossimo vicine, avevo paura che vedesse i lividi, anche se ero sicura al centuno percento che non si vedessero.

Avevo sempre utilizzato quel metodo e nessuno se n'era mai accorto.

Non aveva avuto una cattiva reazione, per quanto riguarda quello che le avevo confessato.

Lo aveva accettato.

Le sono andata bene.

<<Ci vediamo dopo>> il suo bracciò scivolò dal mio e mi fece un cenno con la mano che io ricambiai prima di entrare nella classe di scienze.

Oggi avremmo avuto solo educazione fisica insieme e quella l'avevamo all'ultima ora. Penso che ci saremmo incontrate solo nei cambi d'ora.

Avevo solo paura di incontrare Nicholas, cosa gli avrei detto? E se avrebbe notato i lividi?

Non lo conoscevo tanto bene ma sapevo perfettamente quanto lui non sopportasse le bugie, si era sempre irritato quando gliele dicevo.

Forse se non sarei andata nel panico non se ne sarebbe accorto, ma io non sono mai andata in ansia quando dovevo mentire.

Lo facevo quasi sempre. Era la mia quotidianità.

Sbuffai mentre sedevo al mio solito posto e chinai la testa sul banco infilandomi le cuffie nelle orecchie.

Chiusi gli occhi e sperai di zittire i miei pensieri, almeno, durante quest'ora. Lo sperai con tutto il mio cuore.

Aprii gli occhi e mi ritrovai in quella maledetta villa.

Vedevo solo il rosso che c'era intorno a me.
Come sempre.

Ma non era come il solito, ora mi trovavo in un'altra stanza. Non avevo mai visto questa camera.

Come al solito i colori andavano solo sul nero e sul rosso sangue.

Era allestita da molte opere d'arte. Ritratti, panorami e altri ritratti, in cornice. Arredata come una villa del mille ottocento, stile regency. Alla mia sinistra si trovava un camino e sopra di esso vi erano delle grandi specchiere con cornici che decoravano la stanza.

La carta da parati era decorata da dei disegni con disegni geometrici, ed essa rivestiva tutta la stanza.

Sedevo su una panca imbottita che si trovava ai piedi del letto.

Il letto era molto sfarzoso e grande, ricoperto da lenzuola e piumone decorato a fantasie floreali. Con quattro cuscini appoggiati su di esso.

Alla mia destra un settimino, al suo fianco uno scrittoio abbastanza grande. Le finestre, alte e strette, erano incorniciate da pesanti tende, legate da nappe nere. Il pavimento era coperto da dei tappeti vistosi.

<<Anastasia>>

Quella voce.

<<Anastasia, vieni da me>>

Di nuovo.

Mi tappai le orecchie con i palmi delle mani, non volevo ascoltarlo. La sua voce mi terrorizzava. Era viscida.

<<Anastasia.>> ripetè di nuovo.

Presi coraggio ed uscii da quella stanza sconosciuta e mi ritrovai nel suo salotto.

Silent LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora