Make-up baby!

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Ecco Annabeth, in piedi come una stupida e con una pila enorme di vestiti in mano, al Centro Commerciale, stanca, e imbarazzata. Si sentiva tanto come un asino da soma.

-Silena, hai davvero intenzione di provarti tutta questa roba?- Chiese la bionda seccata.

Silena non la ascoltò minimamente, in quanto era completamente immersa fra le grucce degli abiti, spensierata. Nella pila sotto il naso di Annabeth, c'erano vestiti di tutti i tipi:

Vestito rosa con i fiori.

Vestito blu.

Vestito con le paillette.

Vestito blu con le paillette.

E la lista continuava. Per non parlare della fila ai camerini.

"Chissà se avrà dato la notizia alle altre." Si chiese Annabeth. L'amica continuava a guardare gli abiti appesi per le grucce e a scartarli, uno dopo l'altro.


-Silena, mi devi un immenso favore.- Sentenziò Annabeth, uscendo dal camerino esausta, affiancata dall'amica.

-Non ne ho provati mica molti!- Annabeth avrebbe voluto atterrarla con una mossa di kung fu, ma non fece in tempo nemmeno a fare una faccia scocciata, che la sua amica era già volata via, scomparendo nuovamente fra i vestiti.

-ANNABETH!- Annabeth si affacciò. Silena la raggiunse come un fulmine.

-Vedi questo vestito!- Annabeth spalancò gli occhi.

-Wow...- Mormorò.

-Devi provarlo Annie! Sembrerai un angelo!- Gli occhi di Silena scintillarono e il suo sorriso divenne enorme. Annabeth arrossì.

"Il ballo d'Inverno è alle porte, e un bel vestito mi aiuterebbe ad aprirle come si deve." Pensò Annabeth.

"Potrei anche far colpo. Se riesco a non cadere sulle scale come l'anno scorso." Aggiunse, ridendo al pensiero.


Annabeth salì le scale di casa Jackson, con la borsa del negozio in mano. Lasciò tutto in angolino nell'armadio all'ingresso e si diresse verso la cameretta di Emma.

Sentì un rumore strano, e si fermò accanto alla stanza di Percy. La porta era socchiusa. Annabeth si accostò, con le orecchie ben aperte.

"No Annabeth, non puoi mica origliare!" Ma il suo auto-rimprovero si dissolse non appena il ragazzo iniziò a pizzicare le corde della chitarra. Era una canzone davvero splendida. Priva di parole, ma piena di sentimenti. Annabeth provò emozioni forti, differenti. Appena finì, aveva gli occhi gonfi di lacrime. Era una canzone semplice come una nuvola, ma complessa come le cellule umane. Corta e incisiva. Probabilmente rimase lì in tranche, perché quando Percy aprì la porta e sobbalzò spaventato, le uniche parole che riuscì a dire Annabeth furono:"ahdcds vfdhu ascgfyesgf" e Percy l'aveva guardata in modo strano.

-L'ho scritta ieri, pensando a quello che mi hai detto.- Le parole arrivarono alle orecchie di Annabeth lontane come un eco disperso fra le montagne. Fece per andarsene imbarazzata. Quando scivolò e cadde rovinosamente col sedere a terra, la risata cristallina del moro la portò in superficie. Così rise anche lei.

-Questa volta non mi hai salvato, struzzo!- Rise lei.

-Chiedo umilmente perdono, e un pacchetto di erba medica.-

-Allora sai che cosa mangiano gli struzzi! Non sei così stupido...-

-Qualità nascoste.- Disse lui passandosi la mano con fare teatrale fra i capelli.

Do you ever feel invisible?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora