Riccioli d'oro e una serie di sfortunati eventi.

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Annabeth Chase si guardò allo specchio, e sorrise.
Andava tutto per il verso giusto.
La partita era stata vinta, assieme al campionato.
Il Festival stava per concludersi, il Festival più bello della sua vita.
Mancava di certo una cosa, un accompagnatore per il ballo, ma in cuor suo Annabeth sentiva che quel problema si sarebbe risolto.
Sorrise nuovamente, guardando il suo riflesso, coperta di strass grigi. Si sentiva carina con quel vestito, semplice, ed elegante e con quel paio di tacchetti scintillanti. Si aggiustò un boccolo dietro l'orecchio. Aveva il capelli raccolti in uno chignone e dei morbidi ricci d'oro che le scendevano ai lati del viso. Nulla di troppo elaborato o vistoso, come il trucco del resto. Un filo di mascara e un po' di lucidalabbra, giusto per completare il tutto. Si sentiva stupida, questo è certo.
"Non ci sarà il coronamento del tuo sogno d'amore, sciocca." Le ripeteva la vocina interiore, ma lei era troppo entusiasta per ascoltarla. Accompagnatore o non accompagnatore l'avrebbe trovato, e glielo avrebbe detto. La tenera ragazza innamorata non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo sorriso, il sorriso più felice che avesse mai fatto.


Percy Jackson si guardò allo specchio, si aggiustò il papillon, e sorrise.

Tutto aveva preso una bella piega.
La finale di nuoto? Vinta.
Maglia del club come miglior nuotatore della scuola? Vinta.
Ragazza dei suoi sogni? Vin...ehm, no.
Fece una smorfia. Ma, ehi! Era la Vigilia di Natale! Avrebbe sicuramente trovato il coraggio che gli serviva, giusto?
Aveva addirittura provato ad aggiustarsi i capelli ribelli, ma non c'era stato verso. Tentò di costringere una ciocca di capelli a stare in riga assieme alle altre... ma niente. Aveva davvero pensato a quello che Jason si era detto. Strinse la scatoletta di velluto rosso che aveva in tasca.
Guardò l'orologio. "Cavolo! E' tardii!" Percy si precipitò fuori dalla casa e iniziò a correre verso la macchina di sua madre, che avrebbe dovuto accompagnarlo. Non fece in tempo a fare nemmeno il giro dell'auto per salire dalla parte del passeggero, che un'altra macchina passò a razzo accanto a lui. Un'intera pozzanghera di fango schizzò sul vestito di Percy, inondandolo da capo a piedi. Lui impreco.
-Non può essere!- La madre abbassò il finestrino.
-Corri a cambiarti! Sbrigati!- Percy rivolò verso casa, quasi sfiorando il terreno. Salì al piano di sopra correndo come un furia e si diede una bella ripulita. Uscì dal bagno venti minuti dopo. Corse giù per le scale, o almeno, ci provò. La sorellina uscì all'improvviso dalla sua stanzetta, Percy lanciò un urlo tremendo e la bimba, terrorizzata, urlò a suo volta schizzando il suo succo di frutta ovunque. Percy avrebbe voluto urlare, sbraitare, distruggere ogni centimetro della casa, ma, senza dir nulla, corse nuovamente nel bagno.
E meno male che di smoking ce ne aveva! Indossò il terzo paio, grigio. Ed uscì dalla camera, assicurandosi di aver guardato ogni porta, per non ricevere ancora una volta brutte sorprese.
Come si suole dire, basta girare un angolo! Puff! Percy sentì il piede affondare in un peluche, inciampò, rotolò, e quando fu alla base delle scale sentì un sordo crack al piede.
-MA CHE CAVOLO!-
Sally entrò di corsa, spaventata.
-Percy! Che stai combinando!- Percy sventolò il piede totalmente avvolto dal peluche, e si reggeva l'altro, reprimendo a fatica le lacrime.
-Credo di essermi rotto un piede...-


Percy guardò l'orologio, le nove e dieci. Troppo tardi ormai, sbuffò, spostando gli occhi sul dottore che, con troppa calma e lentezza, gli stava ingessando il piede destro.

-Dottore, non potrebbe fare più in fretta?-
-Percy!- Sally lo rimproverò con tono severo. Il figlio alzò le spalle sconfitto.
-E' che, oggi sarebbe dovuto essere un giorno speciale e...- Sospirò e incrociò le braccia.
"Trovate un ragazzo più sfortunato di me. Infangato, terrorizzato, avvolto da un peluche e da un gesso, con il sogno del suo amore distrutto in mille pezzettini."
-Signor Jackson, mi raccomando, tenga il piede rialzato, e non si muova per un paio di giorni.-
-Sì, dottore.- Rispose sconsolato.


Annabeth guardò l'orologio, le nove e cinquanta. Percy non si era visto.

-Annabeth, vieni a ballare con noi!- Hazel la chiamò da lontano, fermando la sua danza scatenata assieme a Frank, il suo ragazzo, che si era trasferito a Bord Ville con la famiglia.
"Lei sì che è una ragazza felice..." Annabeth intravide un pezzetto del suo futuro: una zitella con sette gatti, in una casa isolata, in Alaska. Le vennero i brividi. Si strinse nella giacca, seduta sulla sedia con le gambe accavallate. Piper con Jason, che si era dimostrato un ragazzo decisamente più puntuale di qualcun altro... Leo e Thalia, chi lo avrebbe mai detto? Nico e Will, la sua OTP. Bianca e un ragazzo, decisamente carino, Silena e Charles, tutti con qualcuno, a ballare. Annabeth sbuffò. Le luci psichedeliche le frullavano sulla testa scatenandosi in una sfrenata danza di colori. Si alzò e andò a versarsi nel bicchiere una strana bibita blu. Sospirò ancora più forte.

-Ehi Annabeth!- La ragazza sobbalzò, voltandosi. -E-ehi!-


Percy si sfilò il cellulare dalla tasca. Era seduto sul divano, in stato di autocommiserazione, a guardare uno strano documentario sul Bangladesh. Digitò il numero di Piper, e inviò un messaggio. Poi si rilassò. Quel gesso bianco gli impediva qualsiasi movimento, lo teneva incatenato lì, e lui si sentiva più in trappola che mai. Ma... l'ultima speranza non era ancora del tutto persa.

"Ti prego. Ti prego."


Angolo Autrice: Eccomi qui. Pubblico il capitolo adesso proprio perché devo andare al mare e dovevo aggiornare... Percy, povero ragazzo sfortunato... Spero che il capitolo vi sia piaciuto, un po' corto, ma ho avuto pochissimo tempo. Scusate ancora *sigh*. Gente di EFP, eravate rimasti qui, vero? Preparate i fazzoletti per il prossimo capitolo. MUAHAHAHAH  -Sam♥

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