Punch e riflettori.

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Annabeth Chase era uno sballo.

Il corpetto blu notte di piallettes con lo scollo a cuore le avvolgeva dolcemente il petto, le due spalline sottilissime scintillavano sulla pelle chiara. 

La lunga gonna di tessuto leggero le scendeva sulle gambe, lasciando scoperta la caviglia, fasciata da un laccetto argentato delle scarpe con il tacco che scintillavano. 

Annabeth sorrise al suo riflesso. Il mascara sugli occhi grigi, il color pesca sulle guance e il filo di gloss la rendevano quasi angelica, con i biondi boccoli raccolti e quei due ricci che le accarezzavano le guance, scendendo di lato.

Si allacciò la collanina d'argento che suo padre le aveva regalato a sedici anni, con un piccolo gufo scintillante. Suo padre era orgoglioso di lei, della ragazza che aveva cresciuto da solo, donandole tutto ciò che aveva, e lei era infinitamente orgogliosa di quel professore sbadato e maldestro che spadellava ai fornelli combinando disastri, che le aveva dato tutto, senza tralasciare mai una virgola.

Annabeth si infilò la giacchetta e afferrò la borsetta con la catena argentata, ci mise dentro il suo cellulare obsoleto e la mise in spalla.

Era pronta.


Annabeth salì nell'auto nera della sua amica Thalia, che le sorrise raggiante.

-Sei così bella, Annie...- L'amica le sorrise.

-Grazie, Thal, anche tu.- Aveva un vestito nero corto fino al ginocchio, le All Stars nere e un chiodo di pelle. Gli occhi messi in risalto da una matita nera e un rossetto scuro. Brillava con quel suo sorriso come una stella, una cometa.

-Ehi, quando partiamo?- Annabeth si girò verso il posto del passeggero.

-Leo!-

-Ciao Sapientona, sii fiera del posto avanti che ti ho concesso.- Incrociò le braccia, arricciando il naso.

-Grazie Valdez.- e lui le sorrise.


Quando entrarono nella grande sala da ballo, Leo e Thalia si intrufolarono dentro. Un tipo alto e robusto fermò Annabeth.

-Ehi! Io devo entrare!-

-Lei è la signorina Chase?- Era vestito con uno smoking grigio fumo, aveva la pelle scura come il cioccolato e gli occhi color petrolio.

-Si, perché?- Cavolo, era grosso come un armadio. Annabeth si congelò immobile.

Lui le sorrise dolcemente, e Annabeth sospirò. Dio, quel tipo sembrava un buttafuori delle discoteche di lusso, ma era gentile.

-La vostra amica Pipet mi ha chiesto di dirvi... ehm, di dirvi di entrare dai tacchi e non cadere di sopra...emhh- Si grattò la nuca, confuso.

-Tu dici Piper?- Lui annui. -E io dovrei entrare da dove?-

-Seguimi...- La condusse attraverso una porta laterale e nascosta in penombra in un corridoio dalle pareti bianche. Camminarono per un po' e arrivarono ad una scala. Salirono i gradini, Annabeth facendo attenzione a non ruzzolare giù, e si bloccarono davanti un'altra porta, di legno. 

-Dovrei entrare qui? Ma perché?- L'altro fece spallucce.

-Ordini della signorina Pipes...-

-Piper, amico, Piper e.. grazie mille?- Annabeth lo guardò e lui le sorrise raggiante, come un grosso e grande bambino di colore. La ragazza non poté fare a meno di ringraziare con un sorriso.

Fece un respiro profondo e, spinta dalla curiosità, abbassò la maniglia.

La luce le invase gli occhi, con sé il profumo di mele caramellate. Quando i suoi occhi si abituarono alle luce, lo scintillio del cristallo la illuminò. Era il grande lampadario che pendeva dal soffitto della sala, di vetro, con i pendenti che assomigliavano tanto a lacrime di cristallo scintillante.

Sorrise, poi guardò davanti a lei. Si immobilizzò, mentre una marea di occhi vennero puntati su di lei. Non c'era musica, solo tutta la scuola ai piedi della scala, chi con i bicchiere di champagne in mano, chi con il punch. Tutti restavano a bocca aperta a guardare lei. 

Annabeth sorrise, quando vide che anche Percy Jackson la stava guardando.

Si fece coraggio e iniziò a scendere le scale. "Piper, ti uccido." pensò, continuando a sorridere.

Vide l'amica con il bellissimo abito color pesca battere la mani contenta, rivolta a Jason e poi alzare una mano, il pollice alzato. 

Annabeth ebbe un brutto presentimento, ma con fare a non sentirsi una principessa? Quando arrivò all'ultimo gradino, le luci scomparvero, invadendo tutti nel buio. Alcuni lanciarono un fischio, qualcuno rideva entusiasta. 

Un solo fascio di luce spezzò le tenebre e puntò dritto su Annabeth Chase. La ragazza vide in alto Leo Valdez che indirizzava il 'riflettore' verso di lei alzare il pollice in su. 

"Uccido anche te, Vladez." Dalle spalle della ragazza partì un'altra luce, che andò a scontrarsi con la figura snella e slanciata di Percy Jackson.

Annabeth si voltò, e vide Thalia seduta a penzoloni su una trave di metallo, e se la rideva alla grande. Cosa diamine hanno combinato? "Voglio scomparire." 

Poi Percy Jackson le sorrise, con il bicchiere di carta rosso del punch in mano, come un ebete. Ed Annabeth non poté fare a meno di amarlo.

Lui, quel ragazzo scontroso, presuntuoso, crollato, con mille difetti e sfaccettature. 

Lui, quel ragazzo che le aveva dato speranza e forza, che le aveva fatto battere il cuore mille e più volte. Quel ragazzo così dolce con i propri fratelli e con il peso della fama sulle spalle.

Quel ragazzo che ne aveva vissute tante, e nonostante tutto sorrideva, per lei.

Annabeth mosse i primi passi, e vide Percy fare lo stesso. Una bomba atomica di farfalle svolazzanti le esplose nello stomaco. Sempre più vicino. 

Lui le tese una mano, vicini, come non lo erano mai stati. Annabeth avvertì solo loro in quella luce, il mondo faceva da sfondo, silenzioso, ed invisibile. 

Si sentì anche invisibile, e solo lui riusciva a vederla, e la trovava bellissima.

-Mi concedi questo ballo?- Percy allungò il bicchiere ad un ragazzo che lo afferrò confuso, poi porse la mano ad Annabeth, facendo un piccolo inchino. Lei sorrise, e la afferrò.

In quel momento si sentì come fosse un infinito racchiuso in quel momento, cristallino. 

Lei, lui, una sola luce in mezzo al buio. Il cristallo del lampadario scintillò mentre tutto riprendeva vita, riprendeva a scorrere, ma Annabeth Chase e Percy Jackson come protagonisti, protagonisti del loro piccolo infinito.


Angolo Autrice: Salve gente! Ebbene si, siamo arrivati al capitolo 30. AL CAPITOLO 30, ma davvero?! Sono troppo felice, diamine! Comunque guys, credo che l'ultimo capitolo sarà il trentunesimo, o lascerò le cose così come stanno. Magari potrei scrivere un sequel, come un seconda ff, voi che ne pensate?

Grazie mille a tutti quelli che sono rimasti, dal primo fino al trentesimo capitolo, vi ringrazio di cuore.

Stay tuned guys, I love you!

-Sam

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