Capitolo 9 - Capelli

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- NON AVRAI INTENZIONE DI CONTINUARE A RIDERE ANCORA PER MOLTO, VERO, IDIOTA BENDATO?!?! AIUTAMI A LEVARE IL TUO SIMILE DAI MIEI CAPELLI! -

Il moro, gradualmente, cercò di smettere di ridere: - solo se mi ringrazi - disse poi, riprendendo fiato.

Era rosso in viso; gli occhi erano lucidi e il sorriso così innocente e diverso rispetto a quelli che sfoggiava durante la quotidianità. Allora anche lui sa sorridere come si deve, eh?

- EH?! E PERCHÉ DOVREI? -

- PER AVERTI SALVATO, MI PARE OVVIO! -

- L'HAI FATTO SOLO PER UMILIARMI, NON È COSÌ? -

- EH?! Umh... - mise una mano sul mento, prendendosi del tempo per pensare - no, non credo! - rispose poi, serio.

- HAI ANCHE DOVUTO PENSARCI?! -

- Sai Chuuya, quella cacata di gabbiano non si sposa molto con il colore dei tuoi capelli -

Il rosso lanciò un'occhiataccia a Dazai, che rispose con una linguaccia. Era così tanto infantile che gli avrebbe voluto tirare un pugno, o forse solo godersi quell'atmosfera così leggera che si creava non appena quei due erano in compagnia l'uno dell'altro.

- grazie... - sussurrò, con un filo di voce.

- sei troppo basso, Chuuya, non ho sentito! - si prese gioco di lui, il moro.

- HO DETTO GRAZIE, MERDAZAI DEL CAZZO! ORA AIUTAMI A PULIRE LA SMERDATA DI GABBIANO! - sbottò, tirando un pugno sotto la mascella del più alto.

Fece per andarsene, arrabbiato, seguito poi dall'altro ragazzo.

Una volta arrivati a casa del rosso, guardandosi in torno, Dazai non poté non pensare che quella casa fosse troppo grande per una singola persona. I muri erano di un marroncino tenue, che rendeva particolarmente rilassante l'ambiente circostante. L'arredamento era parecchio minimal per un appartamento di tali dimensioni, ma piacevole alla vista. In sala, c'era un piccolo tavolino davanti al divano 5 posti dotato di una piccola penisola, rivestito in un velluto beige, su un tappeto bordeaux.
Al ragazzo, scappò una risata strozzata quando vide che tutto il muro di destra, se non per una piccola rientranza per la porta d'ingresso, era totalmente occupato da una collezione di vini esorbitante.

Chuuya, irritato dalle risate - secondo lui, immotivate - del moro, gli fece cenno di seguirlo in bagno. Si mise davanti al lavandino, con la testa china all'interno di esso: - apri l'acqua calda. Leva il grosso della merda con questa, poi prendi lo shampoo nella vasca e lavami i capelli. - disse, acido, al più alto, che scrutava con interesse ogni centimetro dell'abitazione del rosso.
- avresti anche potuto farlo da solo, principessa, non è che hai dei secondi fini, per avermi portato qui? - chiese, scherzando, il moro, che di tutta risposta ricevette un calcio dal più basso, che in tutto ciò era ancora chino sul lavandino.

Dazai iniziò a massaggiare la testa del ragazzo, togliendo quanto più possibile degli escrementi dell'uccello, che si stavano già seccando. Prese poi lo shampoo, come da ordini, procedendo a strofinare per bene la cute e le punte dei lunghi capelli rossastri di Chuuya, mentra canticchiava allegramente la sua canzone preferita sul suicidio. Non era la prima volte che li toccava, ma solo allora si rese conto di quanto fossero morbidi e curati.

- ma allora non sei tinto, stupido Chuuya! - svelò sorpreso, il moro, che lo fu ancora di più quando si rese conto che l'host si era letteralmente addormentato in piedi, con le braccia appoggiate al lavandino e le maniche zuppe.

Chissà da quanto non riposa come si deve...

Il ragazzo prese un asciugamano, avvolgendolo  alla testa del rosso, cercando di asciugare i suoi capelli quanto più possibile con il panno per non svegliarlo ma, allo stesso tempo, senza provocargli un raffreddore. Dopotutto, era febbraio. In qualche modo, lo portò in quella che sembrava essere la sua camera da letto, togliendogli la maglia umida per non farlo ammalare. Frugò tra l'armadio, prendendo la felpa più stupida che potesse trovare gliela mise. Questa aveva un enorme papero sul petto, e il resto dell'indumento era di un azzurro pastello con dei brillantini.

Ridacchiò, mentre cercava di distendere al meglio Chuuya sul letto. Era sconcertato da come non aveva nemmeno dato cenno a svegliarsi, dopo tutto quello che aveva fatto.
Guardò l'orario sullo schermo del telefono: le 05:32. Si distese poco lontano dal rosso, osservando il suo viso addormentato per un po' prima di chiudere gli occhi per dormire anche lui. Il buio delle palpebre rifletteva il volto del ragazzo nella mente di Dazai, sfocato ma al tempo stesso così chiaro.

Mille pensieri non ben identificati scorrevano nella testa del moro che, senza rendersene conto, cadde nel sonno di una delle più belle pennichelle di sempre. Si sentiva bene, come se avesse tutto sotto controllo e, allo stesso tempo, protetto.

Era questo tenere realmente a qualcuno?

Guardò l'ora, disturbato da dei rumori provenienti forse dalla sala. L'appartamento era così grande da faticare a distinguere l'origine dei suoni. Le 11:47. Il moro si alzò, gettando uno sguardo a Chuuya, che ancora dormiva come se si fosse appena addormentato, tranquillo. Camminò verso la sala, rendendosi conto che i rumori precedentemente uditi erano i pugni di qualcuno sulla porta.

Dallo spioncino, poteva scorgere una figura tanto autorevole quanto in realtà fragile, con dei capelli neri di media lunghezza e uno sguardo raccapricciante. Bussava ininterrottamente, senza però proferire parola.

Evitando di fare alcun rumore, tornò in camera da letto, rimandando quel problema a più tardi.
Si distese, notando che gli occhi del rosso erano aperti e lo fissavano a pochi centimetri dal suo viso.
Mise una mano sul capo del ragazzo: - oh, Chuuya! Sei sveglio! -

𝘚𝘰𝘭𝘰 𝘵𝘶 𝘤𝘪 𝘳𝘪𝘦𝘴𝘤𝘪 - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora