Capitolo 11 - L'unico

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Quella giornata procedette tutto sommato normalmente: i due, a causa della pioggia, non si separarono e decisero di passare la giornata in un Centro Commerciale o almeno finché non avesse smesso di piovere. Chuuya comprò una nuova catenina per il cappello perché quella vecchia si era arrugginita, mentre Dazai si limitò a provocarlo tutto il tempo, facendo il buffone. Cenarono fuori e fu Dazai a offrire, sostenendo che "le principesse devono essere trattate come tali". Aveva ormai smesso di piovere da un pezzo e, raggiunti da Atsushi e dal suo gruppetto poco raccomandabile, andarono in un bar a bere tutti insieme, anche se ormai Dazai e Chuuya non si sopportavano più e avevano iniziato a picchiarsi ogni volta che l'altro gli rivolgesse la parola. Quella notte, tra tutti, solo il rosso era rimasto quasi totalmente sobrio, mentre gli altri che erano già alticci ancora prima di raggiungerli continuarono a bere e se ne andarono, lasciando di nuovo i due litiganti da soli. Il moro era mediamente sbronzo, ma lo era quanto bastava per farlo stare in un silenzio quasi inquietante; se ne stava seduto per terra fuori dal locale, con la testa sulle ginocchia, contemplando un micio che se ne stava anch'esso fermo, fissando le foglie degli alberi che oscillavano leggere con il vento.

Loro sono libere da ogni vergogna e peccato, pensò Dazai, mentre tese la mano verso il gatto che si avvicinò riluttante. Nel mentre, il rosso era in procinto di accendersi una sigaretta, guardando le macchine passare indisturbate.
<<vuoi un tiro?>> chiese occasionalmente a quello seduto che, come risposta, alzò la testa e schiuse leggermente le labbra. Chuuya mise cautamente il filtro tra la piccola fessura, lasciando il moro aspirare a pieni polmoni il fumo da quel piccolo strumento, tanto piacevole e ipnotico quanto letale.
<<sai, Dazai, quando non fai l'idiota sei comunque insopportabile>> disse, facendo a sua volta un tiro <<ma forse grazie a te sto assaporando quella che viene chiamata libertà, o forse considerazione, o come si dice...>> non aveva idea del perché stesse pronunciando quelle parole, ma lo stava facendo e ormai non poteva camuffare le sue frasi con una falsa maschera di rabbia. Il moro sembrava talmente intento ad accarezzare il piccolo animaletto che sembrava quasi nemmeno udire le parole di Chuuya, ma ne fece tesoro.

Si alzò, sorrise e prese dalle dita del rosso la sigaretta con delicatezza, esitando prima, come se volesse il consenso. Fece un tiro, prima di restituirlo al padrone, con un bacio. Il rosso poteva sentire il sorriso di Dazai sulle sue labbra. Sorrise tutto il tempo. In una manciata di secondi Chuuya provò sensazioni che mai prima aveva conosciuto. Non rimase schifato, ma non sapeva come reagire. Semplicemente rimase fermo, completamente immobile, senza però risultare non consenziente. Il moro appoggiò poi la testa tra la spalla e il collo del più basso, e rimase così infiniti minuti, forse ore. <<grazie>> sossurrò con un filo di voce, ad un tratto, prima di inserire qualcosa nella tasca del giubbotto del rosso e andarsene indisturbato, lasciando il ragazzo in preda a mille pensieri confusi, nel mezzo della notte.

Grazie? Grazie, per cosa? Perché mi ha baciato? Perché mi ha ringraziato? Perché non gli ho tirato un pugno? Voleva davvero farlo? No, era solo ubriaco. Perché il cuore mi batteva all'impazzata? Perché se n'è andato? Perché mi sto preoccupando così tanto?

Rassegnato, dalla tasca estrasse un bigliettino con un numero di telefono: "Osamu Dazai. Per qualunque cosa, chiamami! ;)" così era firmato. Era talmente preso dall'agitazione da aver lasciato cadere la sigaretta per terra, ma quella, ancora una volta, era il ricordo di un qualche momento col moro, l'unico che riusciva a farlo sentire... apprezzato? No, non era quello il termine giusto. Forse "protetto" era più adatto? Non lo sapeva, in quel momento, avrebbe voluto solo che tornasse in dietro.

𝘚𝘰𝘭𝘰 𝘵𝘶 𝘤𝘪 𝘳𝘪𝘦𝘴𝘤𝘪 - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora