Capitolo 19 - Umano

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Chuuya si svegliò, confuso, rotolandosi un po' su se stesso a causa del mal di testa dopo sbornia. <<aih, aih, aih...>> si lamentò, aprendo gli occhi.
In quell'istante ricordò ogni cosa, tutto ciò che da appena sveglio aveva ignorato: si era ubriacato pesantemente, si trovava a casa di Dazai, e... era successa quella cosa.
E quella cosa era successa per davvero.

Dazai aveva baciato Chuuya e Chuuya aveva baciato Dazai. Chuuya aveva limonato Dazai. E poi loro due avevano dormito insieme.

Un momento, ma dov'è lui?

Si rese conto solo in quell'istante che era da solo nel letto. E se non fosse nemmeno a casa sua? E se si fosse immaginato tutto? Sarebbe stata la cosa più umiliante della storia. Si guardò meglio in torno, cercando di sforzare gli occhi a vedere decentemente attraverso il fitto buio della stanza.

Non sono decisamente a casa mia, questa camera è troppo disordinata.

Si mise seduto, notando un pacchetto di sigarette sul comodino. Non erano di certo le sue, lui non avrebbe mai fumato una marca così terribile. Era aperto, sdraiato, ne mancavano cinque o sei, una era leggermente più in fuori delle altre come se qualcuno avesse preso da poco quella appena accanto ad essa. Ridacchiò leggermente, al pensiero che era stato lui a fare prendere l'abitudine del fumo a Dazai, e ora si era perfino comprato le proprie sigarette - orrende, ma in qualche modo ciò rispecchiava comunque loro due: erano diversi, si scontravano su tutto, ma entrambi avevano qualcosa che creava dipendenza all'altro, quella dipendenza che hanno le persone più disperate, bisognose di attaccarsi a qualsiasi cosa, pur dannosa, per tirare avanti; o almeno era così per Chuuya. Si alzò, prese la giacca dalla sedia poco distante dal letto e uscì dalla portafinestra della stanza, sperando di trovarci il moro.

Tirava vento, faceva parecchio freddo ormai per essere aprile. Il cielo era poco più chiaro del blu notte, indicando che fossero circa le sei del mattino. Sul piccolo terrazzo non trovò nessuno, rimase un po' deluso: forse era uscito senza dirgli nulla, forse si era pentito di tutto. Sentì dei rumori provenire da sopra la sua testa, alzò il capo non appena udì la voce che avrebbe riconosciuto tra miliardi: <<buongiorno, Chuuya>> disse Dazai, facendo un lieve sorriso, accennando di andare a sedersi accanto a lui. Il rosso si aiutò con la sbarra di sicurezza del balcone. <<che ci fai sul tetto, idiota? Vuoi forse suicidarti mentre sono in casa tua per incastrarmi?>>
<<non sono così crudele>> ridacchiò. <<vuoi d'accendere?>> chiese, vedendo che il ragazzo si era portato una sigaretta tra le labbra. <<fai tu>>.
Mise la mano piegata a conchiglia verso il lato cui tirava il vento, lasciando la piccola fiamma procedere alla combustione del tabacco. Le dita del moro gli sfiorarono le labbra e rimasero lì, anche dopo aver acceso, per qualche secondo, accarezzandole. Ritrasse la mano, facendo anch'egli un altro tiro della sua sigaretta quasi finita, inspirando a pieni polmoni quel fumo letale che gli donava piacere e tranquillità.

<<mi dispiace di averti fatto prendere il vizio>> confidò Chuuya.
<<posso smettere quando voglio>> affermò.
<<e allora perché lo fai?>>
<<mi ricorda te>> la spense su una tegola, dopo l'ultimo tiro. L'altro rimase in silenzio.
<<è quasi l'alba>> continuò. Il rosso però guardava insistentemente Dazai, ignorando il cielo sin dal primo momento.
<<dopo ti va di venire a mangiare del riso a casa mia?>>
<<è una dichiarazione d'amore?>> chiese il moro.
<<come puoi anche solo pensare una cosa del genere, idiota?>>
<<quindi mi ami solo da ubriaco?>> Chuuya sgranò un po' gli occhi, poi si mise a riflettere cercando di trovare le parole migliori.
<<ubriaco o no, con te mi sento umano.>>
Era questa la parola migliore per descrivere come lo facesse sentire il moro: Dazai era l'unico che avesse mai fatto capire a Chuuya che anche lui era umano, e lo aveva sempre trattato come tale.
Il moro sorrise, soddisfatto, alzandosi in piedi sul tetto.
<<ora posso anche buttarmi, ho raggiunto la felicità!!>>
<<fermo, idiota!>> gli urlò, tirandolo dai pantaloni. Il più alto scoppiò in un'enorme risata, non riusciva a fermarsi, Chuuya si era pure pentito di non averlo lasciato buttarsi giù.

Il cielo era pieno di colori: viola, azzurro, arancione, tutti mescolati perfettamente insieme creavano uno scenario paragonabile ad un dipinto ad olio, i due ragazzi erano lo sfondo di quella meraviglia. Il sorriso idilliaco del moro che si fondeva con il panorama, rimase per sempre una delle più belle fotografie scattate da Chuuya, senz'altro la sua preferita. Al suono del "click" dello scatto, Dazai arrossì, scaldando il cuore e la pelle fredda dell'altro.
<<si gela, entriamo?>> chiese il rosso. <<e siediti, che cadi davvero poi. Io non ti salvo!>> scese per primo, porgendo la mano al moro, ancora in piedi sul tetto.
<<la principessa è diventata un bellissimo principe azzurro, adesso?>> scherzò, afferrando l'aiuto, saltando giù.

<<lo vuoi o no, il riso?>>

[...]

Da maniaco dell'ordine quale era, Chuuya sistemò ogni centimetro della casa del moro prima di andarsene. Se Atsushi aveva fatto un buon lavoro l'ultima volta, il rosso l'aveva resa completamente come nuova: ne pulì ogni angolo, cambiando anche molte disposizioni per rendere l'appartamento più accogliente e pulito alla vista.
Sgridò Dazai, raccomandandogli di badare di più alla casa, quello rispose drammaticamente come al suo solito, prendendo in giro il più basso.
Durante il cammino verso l'abitazione di quest'ultimo, incontrarono nuovamente Atsushi e il corvino, che invitarono a mangiare il riso con loro.
<<cosa c'è di così emozionante in un piatto di riso dentro le quattro mura di casa?>> chiese Akutagawa, vedendo tutti così emozionati.

<<beh, quel bollitore ha una lunga, bellissima storia...>> rispose Dazai, rendendosi conto che forse senza di quello, lui e Chuuya non si sarebbero mai conosciuti.

𝘚𝘰𝘭𝘰 𝘵𝘶 𝘤𝘪 𝘳𝘪𝘦𝘴𝘤𝘪 - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora