𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟒

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POV JISUNG

Alcuni penseranno che mi sono fatto prendere dal panico. Beh, queste persone hanno ragione. Sono arrivato in centro con i mezzi e fino ad ora, io e Leeknow non ci siamo scambiati nessun messaggio. Perché? Perché io sono arrivato mezz'ora in anticipo. IO. Il che è strano, trascendentale.
Woojin, quando stava assieme a me, non tollerava i miei ritardi agli appuntamenti. Noi non vivevamo assieme e ci vedavamo quando riuscivamo. Insomma, io ho 22 anni, lui 24, era ancora presto per iniziare a convivere. Io vivo nel mio appartamento abbastanza discutibile, lui viveva nella villa di famiglia. Non abbiamo mai nemmeno pensato di convivere. Tanto meglio, visto come mi ha tradito.

Ripensare a lui, però, ora come ora non mi aiuta, anzi, mi fa diventare irrequieto. E oggi non devo esserlo. Non entro nemmeno nel locale, ma sto seduto su una panchina di un parco lì vicino, apposta per non farmi notare. Vorrei che Leeknow non mi vedesse ora, ma solo dopo che anche lui è arrivato.

Poi, come se lo avessi nominato, mi arriva una notifica dall'app di PLAYBOY.

Leeknow: Cinque minuti e sono lì.

Io gli rispondo con un semplice "ok" freddo e veloce. Non voglio iniziare a fare il carino e il possessivo con lui sin dall'inizio, quindi ho optato per mantenere le giuste distanze. Ovviamente, per lui è normale chiamarmi "piccolo". È per fare atmosfera, come il suo lavoro richiede.
Chiamo Felix prima che arrivi Leeknow, ma non mi risponde. Chiamo Hyunjin, che attacca la chiamata e mi manda un messaggio semplice con su scritto "non adesso."
Mi rassegno a ricevere qualche dritta sul come fare colpo su Leeknow. E poi una macchina parcheggia. E vedo scendere un ragazzo che, a quanto pare, sembra proprio lui.
Entra nella caffetteria, si prende un tavolo, si siede e lo vedo smanettate a telefono.

Leeknow: Ehi, sono qui. Tu?

Vorrei farmi attendere, ma la curiosità mi sta mangiando lo stomaco. Voglio vederlo dal vivo. Voglio sentire il suo profumo e capire perché piaccia così tanto agli altri. Le mie gambe tremano quando mi alzo dalla panchina e mi muovo velocemente verso la caffetteria.
Mi fermo qualche secondo dietro la colonna fatta di un metallo che riflette l'immagine per controllare di essere apposto. Ho messo un jeans a palazzo, le mie solite converse con platform esagerata, ma stavolta le ho messe bianche, una cintura bianca con dei fori grandi in vita e una camicia di seta sblusata. Come accessori, ho due anelli semplici ai due indici e una collana come quella che lui aveva nella foto di PLAYBOY.

A quel punto, entro nel locale e lo vedo da lontano. Quando alza lo sguardo su di me, lo vedo sorprendersi, il che mi fa arrossire. Ed io mi rendo conto di quanto sia effettivamente un bel ragazzo. Indossa uno degli outfit con cui l'ho visto anche su PLAYBOY. Impeccabile e, come avevo previsto, la prima cosa su cui mi cade l'attenzione sono i suoi occhi. Il modo in cui mi guarda dovrebbe essere reso illegale. C'è troppo nel suo sguardo che io riesco a leggere. Chissà quanto mi nasconde, allora.

"Ciao." dico io.

"Ciao." risponde lui, mentre si alza per stringermi la mano.

So che da qua in poi sarà imbarazzante, ma mi sono preparato psicologicamente e, per non avere distrazioni, momentaneamente imposto il non disturbare sul cellulare e lo metto nella borsetta di Louis Vuitton che mi sono portato.

"Iniziamo da una cosa semplice. Che cosa prendi?" mi chiede.

Il mio cuore fa una capriola e il mio stomaco si strozza. Poi mi ricordo che voleva offrire lui.

𝐏𝐋𝐀𝐘𝐁𝐎𝐘 | 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora