POV JISUNG
A parte Leeknow, io ho la mia vita e il mio lavoro. Lavoro in un negozio di abbigliamento in periferia, che vende principalmente abbigliamento per ragazzi più o meno della mia età. Il negozio si presenta abbastanza spoglio ad una prima occhiata, ma quando si supera il primo corridoio, si apre un open space con scaffali pieni zeppi di felpe e magliette e grucce con abiti sparsi un po' ovunque.
La cosa particolare di questo negozio è che chiunque entra sarà sempre visto dalle guardie buttafuori e, quando arriverà all'open space, dal cassiere, ovvero io e un'altra mia collega, che al momento non c'è.Sistemo alcuni vestiti sulle grucce che alcune ragazze hanno precedentemente provato. Mentre lo faccio, mi capita di notare che all'interno di uno dei camerini è stato lasciato un giubbotto in jeans nero. Anche Leeeknow quel giorno portava uno di quelli.
Da quel giorno non gli ho più scritto. Ma non perché non volessi o perché non volessi più vederlo, semplicemente perché non so cosa chiedergli.
Vorrei davvero sapere come poter parlare con lui senza avere il timore di dire una stupidaggine o di fargli perdere tempo.Metto a posto i vestiti e mi concentro sulla nuova pila di abiti ancora negli scatoloni da sistemare. Purtroppo la mia collega è in maternità e devo fare tutto il lavoro da solo. Per carità, sono contento del fatto che finalmente sia rimasta incinta, dato che lei e il suo ragazzo ci stavano provando da anni ormai, però sapere che devo fare tutto il lavoro io e il mio capo non ha nemmeno intenzione di assumere temporaneamente qualcun altro mi dà sui nervi. Insomma, non mi paga per questo.
Inoltre gli scatoloni sono pesanti e faccio fatica a portarne più di due alla volta.
Poi, per sistemare tutto da solo, ci vorranno almeno due giorni di lavoro intenso. Già sento il peso che grava sulle mie spalle. Di questo passo non potrò scrivere a Leeknow per il troppo lavoro e addio divertimento sfrenato con lui.
Non che mi voglia solamente divertire, perché sinceramente lo trovo simpatico. Però sappiamo tutti qual è il suo lavoro e quindi, prima o poi, so già che succederà.Sento la porta aprirsi grazie al campanellino installatovi sopra, qualcuno entra nel negozio e i passi arrivano fino all'Open space. Sento il rumore delle grucce che si spostano, ma io sono ancora nel retro con i miei scatoloni. Sbuffo perché so che dovrò lasciare gli scatoloni dove sono e tornare alla cassa, ma ripensandoci non mi importa. Se dovrò fare tutto il lavoro da solo e non sono controllato, allora lo farò come dico io. Prendo due scatoloni da dietro il magazzino e li porto dritti verso l'open space.
Non riesco a vedere chi è entrato in negozio perché gli scatoloni mi oscurano parte della visuale. Sento ancora il rumore delle grucce che si spostano e qualche sospiro. Cerco di poggiare gli scatoloni per terra nel modo più aggraziato possibile, ma ovviamente mi cadono dalle mani, mi pestano un piede, facendomi gridare internamente, ed ovviamente il cliente se ne accorge. Però non fa nessun passo verso di me per venirmi ad aiutare, ed io lo maledico con tutti i santi del calendario. Insomma, vede una persona saltellare su un piede mentre si tiene l'altro tra le mani cercando di non piangere per il dolore assurdo di 6 chilogrammi di vestiti sul piede e nemmeno lo va ad aiutare? Al giorno d'oggi se ne vedono di tutti i colori.
Quando il dolore sembra essersi leggermente alleviato appoggio il piede per terra e mi concentro sul cliente, ma quando lo guardo in faccia mi viene un colpo al cuore.
È Leeknow.
Improvvisamente, mi faccio domande stupide, del tipo «perché è qui? Cosa ci fa qui? Mi stava cercando? È venuto qui per me?» ma poi mi ricordo che sono al lavoro in un negozio di abbigliamento."Dov'è la tua collega?"
Ciao, eh.
"In maternità."
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𝐏𝐋𝐀𝐘𝐁𝐎𝐘 | 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠
Fanfiction"Doveva essere una notte sola. Uno sfogo. Un attimo di divertimento, in modo da smettere di pensare a tutto. Invece è stato l'inizio della mia pazzia." "Doveva essere una notte come le altre. È il mio lavoro. Lui un ragazzo qualunque, che mi paga pe...