Capitolo 54- Hypothesis

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Ma se tu avessi il potere di guardarenelle persone, mi guarderesti dentro, e vedresti che non ho un cuore

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Ma se tu avessi il potere di guardare
nelle persone, mi guarderesti dentro,
e vedresti che non ho un cuore.
-Mostro.

Mi svegliai di mala voglia nel mio letto.
La vibrazione del telefono sul comodino mi stava confondendo.
Allungai una mano per prenderlo ancora con gli occhi chiusi.

«pronto?» dissi senza sapere nemmeno chi ci fosse dall'altro capo del telefono.
«buongiorno dormigliona, tra cinque minuti Lily e io saremo da te, ti portiamo la colazione»
La voce squillante di Wendy mi risuonò nelle orecchie ancora sensibili al rumore.
Allontanai il telefono.
«va bene va bene» dissi con la bocca impastata.

Chiusi la chiamata lanciando il telefono sul letto.
Sbuffai, prima di trovare il coraggio di alzarmi.

I ricordi della sera prima erano confusi, ma qualcosa mi diceva che avevo casa sottosopra e che avrei dovuto pulire e mettere a posto prima del rientro di mamma; per fortuna, avevo ancora due giorni.

Con i piedi scalzi allungai una gamba oltre le lastre di legno della mia porta; erano a terra, e c'erano schegge sparse ovunque.
Arrivai al bagno camminando come se stessi giocando a 'the floor is lava': in punta di piedi e non staccando gli occhi dal pavimento.
Di prima mattina, questa è una tortura.

Richiusi la porta del bagno e mi diedi una sciacquata veloce.
Avevo seriamente paura di vedere come fosse messo il salone e il giardino.

Mentre mi lavavo la faccia con l'acqua gelida, un brivido dietro la schiena mi ricordò della botola aperta, le chiavi perse, il casino di gente che parlava, Wendy che piangeva.

Richiusi l'acqua dando una menata un po' troppo forte al lavello.
Scossi la mano e la massaggiai con l'altra.
Porcaputtana.
Pensai saltellando dal dolore.

Notai le mezze lune lasciate dalle unghie nella carne. Mi fermai un istante, accarezzandole, ripensando al mio attacco di panico e al ricordo dove ero finita nel mio stato di trance.

Volevo davvero evitare di pensarci, ma sapevo che le ragazze stavano venendo da me per parlare, per aggiornarmi su cosa avevano scoperto delle chiavi.

Il suono del campanello mi distrasse dai pensieri.

Infilai le mie bellissime ciabatte pelose -va bene, forse non erano bellissime ma erano comode- e scesi le scale per andare ad aprire, guardando in giro mentre scendevo con gli occhi semichiusi, per paura di trovare ancora qualcuno morente sul mio divano.

Con mio stupore, la casa era perfettamente in ordine.

Nel salone era tutto a posto, la cucina immacolata, il pavimento lavato. Sul tavolo dell'ingresso c'era la rosa che avevo messo nel vaso portata da Daniel.
Un' occhiata veloce in giardino ed era come se non fosse mai successo nulla in casa mia.
Ebbi il dubbio di aver avuto qualche allucinazione.

Solcito: Luce nelle tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora