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Liverly
31 Marzo - ore 7:00

L'orologio del mio telefono segnava le 7:00 del mattino.
Era decisamente troppo presto per iniziare la giornata, anzi, era decisamente troppo presto per dirsi addio, per la seconda volta.

Sorrisi osservando il volto rilassato del ragazzo che dormiva affianco a me, su quel divano minuscolo, dove da ragazzini ci eravamo scambiati i primi baci innocenti.

Portai una mano sul suo volto, spostandogli un ricciolo ribelle che gli cadeva sugli occhi.

Sospirai, sapendo bene che se non mi fossi alzata avrei perso il volo.

Con più calma e silenzio possibile mi alzai, senza svegliarlo e infilai i vestiti che portavo il giorno precedente.

Una volta pronta mi voltai di nuovo verso il ragazzo: Dormiva a pancia in giù con le braccia piegate per poter poggiare la testa sulle mani.

Cercai in cucina un blocco, sapevo fosse un vizio di famiglia tenere carta e penna in ogni stanza.

Mi sedetti al tavolo della cucina e iniziai a scrivere.
Quando il mio telefono si illuminò, annunciandomi l'arrivo di un messaggio, mi ricordai di dovermi sbrigare.

Mi alzai e afferrai la valigia.

Mi fermai un'ultima volta a guardarlo.
Sorrisi prendendo coraggio uscendo di casa.

Quello non sarebbe stato un addio.

Qualche ora dopo, poco prima di salire sull'aereo che mi avrebbe riportato a casa, mi fermai a pensare all'ultima volta che ero stata qui.

Uno strano sentimento mi strinse il cuore.
Mi rividi, più giovane, con uno sguardo triste e stanco, che stava lasciando alle spalle la sua vita per ricominciare da capo.

Le lacrime mi vennero agli occhi.

L'ultima volta che ero stata qui me ne stavo andando, stavo dicendo addio a qualcosa di molto più grande di me.
Stavo dicendo addio all'amore che pensavo di aver perso.

E adesso, quasi come fosse uno scherzo del destino ero nuovamente qua, quasi per lo stesso motivo.

Adesso me ne stavo tornando a casa, lasciando qui l'amore che mi aveva segnato la vita, più di qualsiasi cosa al mondo.

Sorrisi mentre la ragazza addetta al volo mi controllava i documenti, indicandomi il mio posto a sedere.

Guardai fuori dal finestrino, quella bellissima giornata piena di sole prospettava un volo tranquillo.

Una volta decollati, guardai giù, sorridendo, vedendo il blu del mare che cozzava con il verde della terra.

Stavo volando su quel cielo, sorvolando la città dove era nato, cresciuto e poi si era perso il nostro amore.

Stavo tornando a casa, ma in fondo, anche quella che avevo lasciando giù era casa per me.

Kumo sarebbe sempre stata casa.

E quello non sarebbe stato un addio.













Ciao...
Me ne sto andando, ironico no? Ti sto lasciando per la seconda volta, non avrei mai pensato di farlo...
Ma adesso la mia casa non è più qui.
Eppure in questi mesi ho capito che la mia casa sei tu, per questo ti confesso che me ne vado con un peso sul petto, sapendo di lasciare qui la mia metà perfetta.
Quando lo leggerai probabilmente io sarò già in volo, se alzerai gli occhi potrai vedermi, e io vedrò te, anche se tu non lo saprai.

Ma questo, a differenza della volta scorsa, non è un addio.

Ci rivedremo, perchè l'amore si può allontanare si, ma non si può spegnere.

Sotto il cielo di Roma //KUMO//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora