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<< Allora, raccontami com'è andata con lo strizzacervelli. >>

Alisa si butta addosso a me; è tutto il pomeriggio che, da quando sono uscita dal suo ufficio, continuo a pensare alle sue parole.

<< Abbastanza bene. >> Mi alzo dal letto, apro la piccola finestra e mi accendo una sigaretta.

<< Mh, ok. Vuoi venire nella sala comune? Ci sono tutti oggi e c'è la serata del film. >>

<< No, penso che mi prenderò un panino in mensa e tornerò qui in camera. >> Ecco il testo corretto in italiano:

So che Alisa ci è rimasta male. È da quando sono arrivata che mi chiede di andare con lei nella sala comune; vuole presentarmi agli altri ragazzi che ci sono qui.

<<Ah, ok>>. Si alza anche lei e si rifugia in bagno.

Sospiro; so benissimo che ci è rimasta male, ma non ho voglia di conoscere altre persone, o almeno non adesso.

Alisa esce dal bagno e si dirige verso la porta. <<Allora io vado>>. La saluto con la mano ed esce dalla stanza.

Spengo la sigaretta e, con un lancio, mi butto sul letto. << Dio... >> Mi giro sul letto e mi ritrovo a fissare il soffitto; forse dovrei chiamare Nicholas, non lo sento da un paio di giorni.

Mi siedo sul letto e mi allungo per prendere il telefono appoggiato sulla scrivania. Prendo un bel respiro e lo accendo. Sulla schermata di blocco appare una foto mia e di Noah. Inserisco il PIN molto velocemente e chiamo Nicholas, che risponde subito.

<< Hey, stavo giusto per chiamarti. Come stai? >>

<< Ehi, sono ancora qui e non ho combinato nessun guaio. Tu come stai?>> Lo sento ridacchiare.

<< Sto bene; in questi giorni mi è arrivato un sacco di lavoro da fare. L'unica cosa che mi manca è una nanna con i capelli bruni.>> Alzo gli occhi al cielo.

<< Anche tu mi manchi; non vedo l'ora di vederti.>>

<< Manca ancora una settimana e poi finalmente posso venire da te.>>  Ecco il testo corretto in italiano:

Quando sono arrivata, i dottori di questo posto hanno deciso che sarebbe stato meglio per me non avere contatti con le persone che conosco al di fuori di qui.

Sto per rispondergli quando qualcuno bussa alla porta. << Nick, devo andare, ci sentiamo dopo >>. Chiudo la telefonata prima di sentirlo salutarmi, mi alzo dal letto e vado ad aprire la porta.

Mi ritrovo davanti a un ragazzo che non ho mai visto, o forse l'ho intravisto in mensa.

<< Ciao? >>

<< Ciao, sei Zoe, giusto? >>

<< Sì, tu saresti? >>  :

Lo guardo dalla testa ai piedi e la prima cosa che mi viene in mente è che ha dei capelli orribili.

<< Piacere, sono Oliver. Ti ho vista in mensa e pensavo di poterti conoscere nella sala comune, ma non sei mai venuta, quindi ho deciso di venire io da te, >> sorride.

<< Ok, Oliver, in questo momento ho da fare, ci si vede in giro, >> 

Faccio per chiudere la porta, ma Oliver non è d'accordo: mette in mezzo il piede per fare in modo che non si chiuda. Lo guardo male e mi viene da pensare se non sia un serial killer. D'altronde, in questa struttura ci possono essere anche dei pazzi, o no?

<< Dai, che qui non c'è niente da fare, vieni con me >>. Ecco il testo corretto in italiano:

Non mi lascia neanche il tempo di controbattere che mi afferra la mano e siamo già fuori dalla mia stanza.

«Senti, non so cosa tu voglia, ma ti conviene lasciarmi andare». Non mi risponde, anzi aumenta il passo; stiamo praticamente correndo nei corridoi. Quando giriamo a destra, inizia ad allentare il passo, apre l'unica porta che c'è e resto sbalordita: è un'aula per la pittura.

Mi scappa un «Wow».

«Bella, vero? Qui non viene mai nessuno, a parte me».

Mi lascia la mano per permettermi di girarmi; nella stanza osservo i quadri, disegni iniziati e mai finiti. Uno di quelli mi attrae di più: è un dipinto di una rosa blu e meravigliosa.

<< L'hai dipinti tutti tu? >>

<< No, alcuni sì, altri erano già qui. >>

Lo sento avvicinarsi a me da dietro.

<< Bello, questo, vero? Era già qui, non so chi l'abbia fatto, ma è davvero bravo. >>

Mi giro e lo trovo un po' troppo vicino a me; faccio un passo indietro.

<< Perché mi hai portata qui? >>

<Ho pensato che ti sarebbe piaciuto e poi vorrei disegnarti.> Spalancò gli occhi. <Vuoi disegnarmi? Cosa stai dicendo?>

<Ecco, tu sei una ragazza molto bella, mi hai colpito subito e i tuoi tatuaggi sono magnifici. Vorrei disegnarti, ci stai? > Qualcosa mi puzza.

<E io che ci guadagno?>

<Ti prometto che ti farò avere tutto quello che vuoi.> Ci penso. Sento che qualcosa non va, ma io sto finendo le sigarette e non riesco a farne a meno, quindi perché no?

<< Ok, ci sto. In cambio, voglio un pacchetto di sigarette ogni settimana. >>

<< Ok, ci sto. Che ne dici, iniziamo? >>

<< Ok, dove vuoi che mi metta? >> Mi indica un lettino, simile a quelli da mare.

<< Sdraiati lì. >> Faccio per andare a sdraiarmi quando lo sento dire: << Nuda. >> Mi giro, spalancando gli occhi.

<< Cosa? No, sei pazzo se pensi che mi lasci guardare e disegnare da te nuda. >>

<< Dai, abbiamo un accordo e poi nessuno lo guarderà, a parte me e te il disegno. >> Lo guardo intensamente.

<< Allora voglio anche un pacchetto gigante di M&M's ogni settimana. >>

<< Affare fatto. >>

Sospiro e comincio a spogliarmi, mi sdraio sul lettino. << Va bene così? >> Lo vedo deglutire. << S-sì, va benissimo. Resta così ferma. >>

Mentre mi disegna, parliamo un po'. Scopriamo che ha un anno in più di me.

<< Perché sei qui tu? >> Lo vedo irrigidirsi.

<< Fatti gli affari tuoi, non deve interessarti. >> Sono rimasta un po' colpita dalle sue parole; da quando l'ho conosciuto, non è mai stato così burbero.

<< Scusa >> bisbiglio. Dopo poco lo vedo smettere di disegnare.

<< Per oggi abbiamo finito, continuiamo un altro giorno. >>

<< Ok, posso vederlo? >> Gli chiedo, alzandomi dal lettino, afferrando i vestiti che avevo posato su una sedia e mettendomeli.

<< No, quando sarà finito lo vedrai. >> Annuisco ed usciamo da quella stanza, ripercorrendo i corridoi fino alla porta della mia stanza in silenzio. Quando sto per aprire la porta, lui decide di parlare.

<< Senti, scusami per prima, ma è una domanda che non mi piace. Preferirei che non me lo chiedessi più. >>

<< Va bene, ti perdono. Facciamo finta che non te lo abbia mai chiesto. >> Sorride, mi dà un bacio sulla guancia, augurandomi la buonanotte, e se ne va. Entro in stanza e trovo già Alisa nel suo letto, a dormire ancora con i vestiti addosso. Mi butto sul letto e, in poco tempo, riesco ad addormentarmi.





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le mie lacrime sono tueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora