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Sono sdraiata sul letto della mia nuova camera, che condivido con la mia compagna di stanza. Non riesco a dormire; mi giro e rigiro sul piccolo letto senza riuscire ad addormentarmi. Volto la testa e osservo la parte della camera di Alisa, che è decorata con foto e poster di Taylor Swift, tutto circondato da una piccola striscia a LED. La mia parte della camera, invece, è così spoglia e triste; dovrei attaccare delle foto, ma non ne ho portate con me.

Dopo quello che è successo, Nicholas mi ha pregato di andare in questo centro di riabilitazione che si trova vicino alla nostra piccola cittadina. Ora mi trovo qui da una settimana e non è così male. Di solito, si parla di questi centri come di una tortura, ma invece non è così: sono tutti carini e simpatici e non ci trattano come spazzatura. Sembra che si prendano veramente cura di noi e che desiderino che usciamo di qui in buone condizioni.

Guardo che ore sono: 04:34. Fra un po' dovrebbe esserci l'alba. Mi alzo dal letto e prendo dal comodino il mio pacchetto di sigarette. Molto lentamente esco dalla stanza, percorrendo i lunghi corridoi fino alla porta di uscita, che affaccia su un giardino meraviglioso pieno di fiori.

Mi siedo su una panchina e mi accendo la sigaretta. Dopo pochi minuti vedo i primi raggi del sole spuntare. Continuo a fumare la mia amata sigaretta, guardando l'alba; è una delle cose più belle che ci possano essere al mondo. Il cielo, piano piano, inizia a colorarsi di arancione con mille sfumature. Rimango ancora per un po' lì fuori finché non sento freddo e decido di tornare in stanza. Ripercorro i corridoi passando davanti a tante porte. Quando sono davanti alla porta della mia camera, cerco di fare il meno rumore possibile per non svegliare la mia compagna.

Appena metto piede in stanza, sento subito Alisa:

<<Dove sei stata?>> borbotta.

<<Sono andata a vedere l'alba, non sono riuscita a dormire molto.>>

La vedo alzarsi lentamente dal letto e andare verso il bagno che abbiamo in stanza. Apro l'antina del piccolo armadio e prendo un jeans e un top; mi vesto. Alisa esce dal bagno e mi aspetta per andare nella mensa a fare colazione.

Per quanto ho capito, Alisa deve avere un disturbo alimentare; infatti, la vedo che fa un po' fatica a finire la colazione. Decido di mangiare lentamente anch'io, così da non farla sentire in imbarazzo.

Al tavolo dove siamo sedute si avvicina il dottor Clark.

«Buongiorno signorine, Zoe, oggi avrai il primo incontro con lo psicologo. Ti aspetto fuori in corridoio, così ti accompagno.»

Gli faccio un segno con la testa ed esce lentamente dalla stanza. Finisco di fare colazione seguendo il ritmo di Alisa.

<< Ci vediamo dopo >>

Lei annuisce. Mi alzo dalla sedia, prendo il pacchetto di sigarette che ho lasciato sul tavolo e mi dirigo fuori dalla mensa.

Come aveva detto, il Clark mi trova in corridoio ad aspettarmi.

<< Tela, sei preso con comodo >>

Guarda l'orologio che ha al polso, mi fa cenno di andare e mi accompagna nello studio dello psicologo, lasciandomi lì sola davanti alla porta.

Busso e aspetto di sentire <<avanti>>. Dopo aver udito questa parola, apro la porta della stanza ed entro. La prima cosa che noto è un uomo seduto su una poltrona girevole che mi fissa con i suoi occhi color nocciola. Con molta lentezza si alza e mi si avvicina.

<<Buongiorno, signorina Mooro. Io sono Marx, sarò il suo psicologo per tutto il suo percorso.>>

Continuo ad osservarlo; ha ancora la mano alzata verso di me, aspettando che gliela stringa. Quando capisce che non succederà, abbassa la mano molto lentamente, sforzando un sorriso che, per quanto sia bello, è palese che sia finto. Mi indica una poltroncina davanti alla sua scrivania e va a sedersi sulla sua sedia.

le mie lacrime sono tueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora